Pubblicato su politicadomani Num 54 - Gennaio 2006

Armenia
Il paese ai piedi del monte Ararat
un popolo e una nazione dalle tradizioni millenarie

di Maria Mezzina

C'è una piccola terra ai piedi del monte Ararat, massiccio perennemente innevato che svetta in un cielo color indaco sulla regione dove si posò, secondo la tradizione biblica, l'Arca di Noè dopo il diluvio universale. L'Armenia è oggi un fazzoletto di terra che, come altre nazioni, è ritornata indipendente solo in seguito alla dissoluzione dell'ex impero sovietico. Ma una volta esisteva la grande Armenia - la cui storia è un alternarsi di conquiste, invasioni, distruzioni, deportazioni di massa, eccidi -, arrivata a comprendere, all'epoca di Tigrane il grande (I sec. a.C.), l'odierna Turchia, tutto il Caucaso meridionale e parte della Siria fino ai confini con la Persia e la Mesopotamia, vale a dire gli odierni Georgia, Azerbaijan, Iran, Kurdistan e Iraq. Un impero di dimensioni vastissime.
Al centro della più importante via di passaggio fra l'Europa, l'Asia e il nord Africa, in posizione strategica ai piedi del Caucaso, fra il Mediterraneo, il mar Nero e il mar Caspio, l'Armenia è sempre stata terra di conquista. I cimmeri, gli sciti, i medi, gli assiri, i chaldi (1000 a.C.); poi i persiani di Dario (520 a.C.), i macedoni di Alessandro Magno (330 a.C.), i parti.
Complici i romani, i popoli armeni godettero di un breve periodo di indipendenza durante il quale l'armeno divenne la lingua ufficiale, per poi cadere però sotto il dominio degli stessi romani: Pompeo invase la regione e Traiano l'annesse all'impero (114). Nel 642 l'Armenia fu invasa dagli arabi e da allora inizia la diaspora del suo popolo. La presenza degli armeni è segnalata in Francia, Germania e Inghilterra. Ma gli armeni si spingono ancora più lontano tanto da raggiungere l'Irlanda e l'Islanda e anche Gerusalemme, dove ancora oggi vive una comunità molto numerosa.
Nel 1080 nasce la "piccola Armenia": la fonda il principe Ruben sottraendo la Cilicia al dominio dell'impero bizantino. Sarà lì, in Cilicia, che si riverseranno in massa gli armeni proprio quando - siamo nell'XI secolo -, la "grande Armenia" sarà occupata dai turchi selgiuchidi. Il paese prospera grazie ai buoni rapporti e agli scambi commerciali con l'occidente, in particolare con la ricca Venezia. Non durerà a lungo. Nel 1375 i mamelucchi di Egitto occupano la Cilicia. Finisce il regno ma la pace dura tre secoli, fino al XVI secolo quando i turchi ottomani invadono l'Armenia occidentale separandola da quella orientale che rimane dominio dei persiani.
L'impero ottomano esercita un dominio illuminato nei confronti delle minoranze etniche interne. Impone però su tutto il territorio la legge coranica - la sharià - come unica fonte del diritto. Gli armeni sono cristiani, la discriminazione è durissima: tasse speciali, pesanti prelievi sui raccolti, esclusione dall'esercito e pagamento di un tributo per questa esenzione.
Al declino dell'impero ottomano si accompagna, nel XX secolo, la rinascita del sentimento nazionale armeno. La situazione politica in Europa e nella regione è in fermento: le potenze occidentali sono pronte ad allungare, a cavallo delle due guerre mondiali, gli artigli rapaci sul gigante in agonia. Gli armeni cercano di muoversi su due fronti: quello diplomatico e quello interno. A Costantinopoli viene sollevata la questione del riconoscimento della specificità armena, all'interno, in Armenia, nascono i primi partiti rivoluzionari clandestini: iniziano gli anni del Metz Yeghern.

 

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