Pubblicato su politicadomani Num 54 - Gennaio 2006

Natale dell'800 a Roma
Un gesto che ha cambiato il corso della Storia
Leone III incorona Carlo Magno

di Alberto Foresi

Dodici secoli fa la città di Roma fu teatro di uno dei più importanti eventi della storia medievale e, più in generale, dell'intera storia europea: la notte di Natale dell'800, papa Leone III, nella basilica di S. Pietro, incoronandolo, proclamò il re franco Carlo Magno imperatore del ricostituito Sacro Romano Impero.
L' importanza dell'evento non sta tanto nell'apparente rinascita di un Impero d'Occidente, quanto nell'importanza stessa dell'atto e nelle ripercussioni che esso ebbe sul baricentro intorno al quale gravitò, nei secoli successivi, la nostra penisola. L'impero carolingio si rivelò ben presto effimero e sopravvisse di poco alla morte del suo fondatore. In realtà solo verso l'anno mille, con l'ascesa della casa di Sassonia, venne configurandosi un vero e proprio Impero occidentale, dotato di una propria autorità, di effettivi poteri e di continuità dinastica, tanto è vero che, almeno formalmente, avrà fine solo con il disfacimento dell'impero asburgico, al termine della Prima Guerra Mondiale.
Ciò che è degno di nota, nell'incoronazione imperiale di Carlo, è l'autore di tale atto, papa Leone III. Fino a quel momento esisteva un solo Impero, erede e continuatore della tradizione statuale romana, ovvero l'Impero Romano d'Oriente, comunemente conosciuto quale Impero Bizantino. Solo questo Impero avrebbe potuto - ma non lo fece mai, nel corso della sua più che millenaria storia - riconoscere un altro Impero quale continuatore della tradizione romana nella pars occidentis del regno. Papa Leone III, ignorando ogni possibile critica proveniente da Oriente, nominò imperatore un re barbarico senza avere in realtà nessun potere di farlo, facendo ricorso, per conferire validità giuridica all'investitura, ad un falso, la cosiddetta Donazione di Costantino. Documento questo, redatto a Roma nella seconda metà dell'VIII secolo, probabilmente nell'ambito del monastero di S. Silvestro in Capite, in cui si asseriva che l'imperatore Costantino, trasferita la capitale in Oriente, nella città da lui fondata e di cui porta il nome, Costantinopoli, avrebbe donato a papa Silvestro, dal quale sarebbe stato convertito alla fede cristiana, Roma e tutta la parte occidentale dell'Impero. A indurre il pontefice a compiere tale azione contribuì la debolezza in cui versava allora l'Impero d'Oriente, retto da una donna, Irene, da poco liberatasi del giovane figlio, accecato e rinchiuso in monastero in quanto ostile alla sua politica religiosa. L'unica sovrana bizantina ad aver guidato da autocrate il suo stato, firmando i documenti da lei emanati non come basilissa - imperatrice - ma al maschile, come basileus - imperatore. Con l'incoronazione di Carlo si rompeva il legame tra papato e Impero bizantino, un legame certamente debole, incrinato da ripetute dispute teologiche - riguardanti soprattutto il primato all'interno della Chiesa e controversie di ordine economico e fiscale - tuttavia sino ad allora senza dubbio esistente.
La scelta operata da Leone III, per quanto radicale, non è priva di precedenti: si inserisce infatti sul solco tracciato da Gregorio Magno, il quale, tra VI e VII secolo, aprì una via privilegiata di dialogo con la monarchia franca - principalmente con la regina Brunechilde - in una prospettiva volta a staccare sin da allora le sorti di Roma, dell'Italia e, più in generale, dell'Europa occidentale dall'Impero d'Oriente. Fu proprio papa Leone III infatti, più ancora dello stesso Carlo, colui che trasse maggior profitto dalla sua scelta in favore della monarchia franca. In un solo atto si staccava dalla tutela di Bisanzio, sempre meno tollerata a Roma, nominava un nuovo sovrano e ricostituiva un Impero senza per questo rischiare di cadere sotto la tutela del nuovo imperatore. Con l'atto di incoronare Carlo, il pontefice aveva ribadito la superiorità del suo potere carismatico rispetto alla forza delle armi, che aveva sino ad allora contraddistinto il potere della monarchia franca, iniziando in tal modo la prassi che vedeva necessaria al potere imperiale la legittimazione da parte del potere papale.
La frattura con l'Oriente sarà definitiva: di fatto dopo l'800 Roma e Bisanzio saranno continuamente antagoniste, divise nella lingua, nel rito e sempre più reciprocamente diffidenti.

 

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