Pubblicato su politicadomani Num 54 - Gennaio 2006

Testimonianze
De Andrè e Villaggio, storia di una amicizia

 

"..era una giornata di pioggia del novembre del 1962, io e Fabrizio, a Genova a casa mia in via Bovio, eravamo tutti e due in attesa del parto delle nostre signore, che poi partorirono lo stesso giorno, infatti Cristiano e il mio Pierfrancesco sono "gemelli". Ebbene, forse per distrarci o per passare il tempo, Fabrizio con la chitarra mi fece ascoltare una melodia, una specie di inno da corno inglese e io, che sono di una cultura immensa, cioè in realtà sono maniaco di storia, ho pensato subito di scrivere le parole ispirandomi a Carlo Martello re dei Franchi che torna dalla battaglia di Poitiers, un episodio dell'ottavo secolo d.C., tra i più importanti della storia europea visto che quella battaglia servì a fermare l'avanzata, fino ad allora inarrestabile, dell'Islam. Erano arrivati fino a Parigi, senza Carlo Martello sarebbe stata diversa la storia dell'Europa. Comunque mi piaceva quella vicenda e la volli raccontare, ovviamente parodiandola. In una settimana scrissi le parole di questa presa in giro del povero Carlo Martello.
[...]la canzone passò abbastanza inosservata, Fabrizio ancora non aveva inciso "La canzone di Marinella" e non era quindi famoso, tantomeno io. Qualcuno però notò questa strana filastrocca che sbeffeggiava il potente Re dei Franchi: fu un pretore, mi pare di Catania, che ci querelò perché la considerava immorale soprattutto per quel verso: "É mai possibile, o porco di un cane, che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi p..". E pensare che noi eravamo già stati censurati e avevamo dovuto trasformare il verso finale che in originale suonava: "frustando il cavallo come un mulo, quella gran faccia da c..." con: "frustando il cavallo come un ciuco, tra il glicine e il sambuco…". Ma a parte questo pretore nessuno notò la nostra canzone che fu riscoperta quando Fabrizio divenne famoso dopo Marinella.
[...]Ho conosciuto e frequentato Fabrizio da quando aveva quattro anni e l'ho perso di vista quando è morto. In particolare dal '56 in poi c'è stata una frequentazione strettissima, per vent'anni ci siamo visti tutti i giorni. Facemmo delle crociere a bordo della Federico C. dove io facevo l'intrattenitore e lui guidava l'orchestra di prima classe. Eravamo tutti genovesi, tranne il pianista che era milanese, bravo, cantava pure... poi è diventato Presidente del Consiglio...

 

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