Pubblicato su politicadomani Num 54 - Gennaio 2006

In pericolo la 106/96
Criminalità organizzata
Una buona legge contro la mafia rischia di essere vanificata da un DDL

di Claudio Cipriani

Tra le misure legislative di contrasto alla criminalità organizzata approvate in Italia sicuramente una delle più importanti è stata la legge n. 646/82, più nota come legge Rognoni-LaTorre. Nei trentacinque articoli del provvedimento si introduce per la prima volta il reato di associazione mafiosa (una tipologia di delitto fino ad allora inesistente in Italia) con l'obiettivo di colpire al cuore le cosche: era prevista la possibilità da parte dello Stato di confiscare ai mafiosi beni e ricchezze.
Nel 1995 l'associazione Libera con una petizione popolare per la quale erano state raccolte più di un milione di firme aveva chiesto al Parlamento una riforma della legge 646/82 che regolasse in modo concreto e veloce proprio l'aspetto che riguardava la requisizione dei beni. Le richiesta della società civile portate avanti dalla associazione furono accolte nella legge n. 106/96 nella quale è stato introdotto il concetto di "riutilizzo a fini sociali" dei beni confiscati ai mafiosi. La nuova norma si è rivelata molto più efficace della legge del 1982. È infatti a partire dal '96 che sono stati confiscati e riutilizzati a fini sociali oltre 1000 beni immobili, per un valore di oltre 150 milioni di euro, contro i 34 beni confiscati in 14 anni, dal 1982 al 1996, per effetto della legge 646/82. Valga come esempio la confisca a Corleone della villa di Totò Riina, che è ora sede di un istituto professionale di stato.
Una buona legge che rischia però di morire, rendendo vano il lavoro fatto finora. È infatti in discussione al Parlamento un disegno di legge delega che prevede la possibilità di rimandare "sine die" la confisca di questi beni frutto di attività criminale e il loro riutilizzo a fini sociali. Il disegno di legge (AC 5262 "delega al Governo per il riordino della disciplina in materia di gestione e destinazione delle attività e dei beni sequestrati o confiscati ad organizzazioni criminali") prevede infatti che su richiesta di chiunque sia titolare di un""interesse giuridicamente riconosciuto", dei provvedimenti di confisca dei beni (art. 3, comma 1, lettera m) sia possibile la revisione del provvedimento stesso senza limiti di tempo. Introdurre il concetto di precarietà del bene in uso per scoraggiare - e in pratica evitare - l'uso del bene stesso.
Contro l'approvazione o comunque in favore di una radicale modifica di questo disegno di legge si è subito organizzata l'associazione Libera che, con il suo presidente don Luigi Ciotti, chiede una revisione sostanziale in sede parlamentare del ddl. Nell'appello lanciato su internet (a cui è possibile aderire, www.libera.it) l'associazione chiede "un serio e approfondito ripensamento, in sede di dibattito parlamentare, del disegno di legge delega AC 5362, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di revisione dei provvedimenti definitivi di confisca, affinchè deputati e senatori di tutte le forze politiche sappiano trovare la giusta misura, il corretto equilibrio tra la tutela dei diritti di chi subisce i provvedimenti di confisca dei beni e la necessità di sottrarre alle organizzazioni mafiose gli immensi patrimoni che accumulano ogni anno, nell'illegalità e nel sangue. Trasformando questi beni, come sta avvenendo faticosamente oggi, in segni tangibili di legalità e giustizia.

 

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Num 54 Gennaio 2006 | politicadomani.it