Pubblicato su politicadomani Num 54 - Gennaio 2006

L’Armenia oggi


Stretta fra Turchia, Iran, Azerbaijan e Georgia, l'Armenia è ancora oggi il passaggio obbligato da oriente a occidente attraverso il Caucaso. L'Armenia si presenta come una grande pietraia. Meno del 20% è terra arabile: campi coltivati a frumento, vigneti e orti; il resto sono distese per i pascoli.
Il 50% della popolazione vive sotto il livello di povertà. I senza lavoro raggiungono il 30%.
L'economia dell'Armenia, così saldamente legata al sistema di produzione industriale dell'ex Unione Sovietica, dal dissolvimento di questa ha ricevuto un duro colpo. Le fabbriche avrebbero bisogno di una costosa e difficile modernizzazione. L'Armenia importa soprattutto prodotti agroalimentari ed esporta l'energia che produce con le sue centrali nucleari di Metsamor. Una risorsa per non morire. Una risorsa però che è un reale pericolo. Metsamor è in zona altamente sismica, le centrali sono obsolete e il problema della sicurezza è diventato un caso internazionale. Grandi sono le pressioni internazionali sul Governo perché le centrali vengano chiuse, ma quell'energia serve a tenere in vita ciò che è rimasto dell'industria ed è venduta nelle regioni vicine. L'Armenia per ora resiste e il mondo sta con il fiato sospeso.

 

Appartenenze

La prima e più grande comunità di cristiani è nata qui, in Armenia, fra i luoghi testimoni del grande patto di Alleanza fa Dio e l'Umanità, ai piedi del monte Ararat. Sono stati gli apostoli Bartolomeo e Taddeo ad evangelizzare per primi l'Armenia e sono bastati meno di trecento anni per trasformare un popolo millenario in un popolo di cristiani. La cultura cristiana si è attaccata agli Armeni come una seconda pelle. È diventata per loro una scelta e una strategia di sopravvivenza come nazione. Ma già prima, in quei trecento anni, molti dei simboli della religiosità armena si erano trasformati in simboli cristiani. La dea Anahid - nome che significa "la pura" - protettrice della fertilità e simbolo dell'Armenia, la terra natale chiamata "Madre Armenia", scolpita nell'oro, darà il suo volto alla Vergine Maria, il cui colore nella simbologia mediorientale e in Russia sarà appunto l'oro. Il dio Vahagn, il guerriero uccisore dei draghi, diventerà San Giorgio. Il dio Aramazd del culto del sole - "Arevordì", figli del sole sono chiamati gli Armeni - trasferirà il suo disco luminoso nell'aureola dei santi.
Una conversione strategica che è servita agli Armeni a non perdere la loro identità nelle persecuzioni e nella diaspora.
La conversione risale al 301: fu il re Tiridate III che trasformò i figli del sole in seguaci di Cristo. Artefice del miracolo fu San Gregorio Illuminatore. Dopo avere sofferto la persecuzione del re - abbandonato per anni in un pozzo profondo dove venne tenuto in vita dalla bontà di una vedova che gli calava del cibo -, con i suoi miracoli riuscì a convertire il re e la sua famiglia e l'intera nazione. Gli oggetti del culto pagano vennero trasformati in simbolismo cristiano. Sui templi si costruirono le chiese. Gli antichi sacerdoti divennero sacerdoti del nuovo culto. Una trasformazione avvenuta senza strappi che avrebbe resistito ad ogni difficoltà.
Da allora la storia del popolo e della nazione si intreccia con la storia della sua viva fede. Croci di pietra, "khatchkar", sono il segno visibile di questa fede diffusa e vissuta con intensità. Segno della sofferenza di Colui nel quale un intero popolo identifica le proprie sofferenze di popolo oppresso, bandito, scacciato dalla sua terra, perseguitato e ucciso.

 

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Num 54 Gennaio 2006 | politicadomani.it