Pubblicato su Politica Domani Num 53 - Dicembre 2005

Profitto e collettività
Privatizzare l'acqua? No, grazie
È in atto una aggressiva politica di privatizzazione dei servizi legati alla distribuzione e al controllo delle risorse idriche

di Maria Mezzina

Acqua. A dieci anni dalla legge Galli sul riordino dei servizi idrici integrati (distribuzione, controllo e trasferimento dell'acqua, depurazione e fognature), arrivano dall'Italia segnali contrastanti. Da una parte si spinge verso la privatizzazione dei servizi, dall'altra c'è la volontà che l'acqua resti saldamente in mano pubblica e sia controllata dai cittadini. Emblematici a questo riguardo sono i casi di Napoli, della Toscana e delle Puglie.
Durante la notte bianca di Napoli, la festa di musica e di popolo che ha visto scendere in piazza l'intera città, è stato impedito a Beppe Grillo di accogliere Alex Zanotelli sul palco di una piazza Dante stipata di gente. Padre Alex è un missionario comboniano. Da qualche anno ha lasciato Korogocho, la bidonville fatta di cartoni e lamiere alla periferia di Nairobi, per tornare a fare il missionario in Italia. Una scelta difficile perché, per certi versi, l'Italia è una terra di missione più difficile del Kenya.
Quella sera è stata consumata una pesante censura: vietato parlare di privatizzazione dell'acqua. Padre Alex sarebbe dovuto salire sul palco per leggere un comunicato. "Poco prima dello spettacolo - racconta Grillo - due responsabili del comitato organizzativo della Notte bianca sono venuti nei camerini e hanno spiegato a padre Zanotelli e a me che avevano pensato di non esporsi, insomma che non era il caso di leggere, o far leggere, il comunicato." La festa di Napoli non doveva essere "disturbata" da una comunicazione il cui scopo era di arrivare a una presa di coscienza collettiva: i servizi per l'acqua di Napoli e Caserta saranno dati in gestione a privati, il processo di privatizzazione è in fase ormai avanzata e solo la pressione della gente potrebbe fermarlo.
È infatti del 23 novembre 2004 l'affidamento della gestione del SII (Servizio Idrico Integrato), ad una società consortile a capitale pubblico (60%) e a capitale privato (40%), da individuare mediante gara europea. Un affidamento della durata di 25 anni. La decisione è stata presa dall'Ente d'Ambito Napoli-Volturno (ATO-4), il più grande d'Italia con 133 Comuni, con 96 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astenuti.
È stata la Toscana la prima a privatizzare l'acqua.
"S'è cominciato a privatizzare ad Arezzo oltre sei anni fa - e la conseguenza sono stati aumenti in bolletta anche del 100%; ora tocca a Livorno, e la bolletta è già aumentata dell'80%". L'accusa è di Matteo Repeti, coordinatore del forum di Firenze organizzato dai movimenti a difesa dell'acqua come bene pubblico. La legge Galli prevede che gestione dei servizi idrici possa essere affidata a SpA a capitale pubblico, misto pubblico-privato, oppure solo privato. A quelli che ragionano con la logica di mercato, però, ciò che interessa non è il risparmio, ma il consumo. "I privati non sono certo interessati a un uso oculato di questa risorsa - dice Marco Amagliani, assessore all'Ambiente della Regione Marche - Più acqua si consuma, più acqua viene restituita inquinata, e quindi più acqua c'è da depurare. Insomma, si avvia un circolo vizioso che non può portare che a rincari. In agguato ci sono privati o multinazionali che si presentano ai nostri Comuni e offrono un servizio chiavi in mano". In concreto privatizzazione e partenariato pubblico-privato si sono risolti in un fallimento. "Peggiora il servizio fornito a parità di tariffe; diminuiscono i finanziamenti per gli investimenti; alcuni capitoli di spesa sono incontrollabili; peggiora la qualità dell'acqua per consumo umano (a fine 2003 la Regione Toscana ha addirittura chiesto deroghe ai valori limite per alcune sostanze indesiderate e tossiche)." (La Stampa, febbraio 2005)
Diverso è il caso della Puglia. Qui si trova il più grande acquedotto europeo ed uno dei più grandi del mondo. Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, ha iniziato nel modo migliore la sua politica di restituzione dell'acqua e dei servizi idrici alla collettività: ha chiamato a presiedere l'Aqp Riccardo Petrella, con il compito di trasformare l'Aqp da società per azioni in "Agenzia dell'acqua bene comune" (l'Ente Acquedotto Pugliese, è una SpA a capitale pubblico totalmente in mano alla Regione).
Il Professor Petrella è la coscienza mondiale per la salvaguardia dell'acqua come bene comune per tutti i popoli del mondo. Docente universitario in Belgio e in Svizzera, è tra i fondatori del Gruppo di Lisbona. Con il "Contratto mondiale sull'acqua", di cui è l'ispiratore e l'anima, si batte da anni perché l'acqua venga riconosciuta come bene primario e venga garantita per tutti, al Nord come al Sud del mondo. Petrella è convinto che proprietà, controllo e gestione delle risorse idriche debbano essere saldamente nelle mani della collettività.
Il professore, che non ha potuto dire di no all'amico Vendola, ha tre obiettivi concreti:
- far capire a tutti che l'acquedotto è un ente che deve garantire l'accesso all'acqua a tutti i pugliesi alla tariffa più bassa;
- ridurre le perdite degli mpianti per evitare che su 580 milioni di metri cubi l'anno ne risultino fatturati solo 260 (e porre così anche un freno alla cultura dell'appropriazione indebita e della morosità);
- ammodernare gli impianti per non dovere più subire emergenze.

 

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