Pubblicato su Politica Domani Num 53 - Dicembre 2005

Banlieu parigine
Cronaca di una rivolta
Un tragico avvenimento ha fatto da detonatore a una rivolta che ha le sue radici in una storia che la Francia fatica a scrivere

di Mauro Lodadio

Clichy-du-Bois, periferia parigina. Due ragazzi scappano dall'inseguimento di due agenti della polizia. Non ci sono vie d'uscite. Non hanno scampo. Si rifugiano in una centralina elettrica. Poco dopo muoiono fulminati. Inizia così la rivolta nelle banlieu. Gli immigrati alzano la voce: proteste, manifestazioni, violenza. Un'escalation che raggiunge ben presto tutto il resto della Francia: automobili alle fiamme, vetrine di edifici pubblici distrutte, danni a stazioni di autobus. I provvedimenti non sortiscono alcun effetto e per la prima volta la violenza si fa veemente. Sarkozy, ministro dell'interno del Governo francese, viene criticato all'interno dello stesso governo per le dichiarazioni sull'ordine pubblico. Solo dieci giorni dopo Jacques Chirac alza la voce. Non servirà a niente per quel povero pensionato morto in seguito alle aggressioni subite da parte di un gruppo di giovani a Stains.
Cosa succede in Francia? "Non è la prima volta che dei giovani delle periferie francesi si rivoltano -scrive Tahar Ben Jelloun -. Non si tratta di "ribelli senza causa": reagiscono di fronte a un dramma o a un'ingiustizia macroscopica come quella che si è verificata a Clichy il 27 ottobre, quando due giovani minorenni inseguiti dalla polizia sono morti folgorati. Certo, si è trattato di un incidente, ma se gli agenti della polizia non si fossero lanciati all'inseguimento non sarebbe successo. Questo tragico avvenimento è stato il detonatore di una rivolta che ha le sue radici in una storia che la Francia fatica a scrivere, a riconoscere e a inserire nell'immaginario collettivo."
Dove è andata a finire la patria della fraternità, legalità e dell'uguaglianza? La realtà è molto complessa. Stiamo parlando di un'alta percentuale di immigrati riconosciuti, di una gioventù povera figlia dell'immigrazione. Ghettizzata, isolata, emarginata. Dall'altra parte si trova un Governo incapace di reagire. È Sarkozy a dar prova di fermezza, spingendosi qualche volta anche oltre con minacce dirette ai giovani. Nelle menti degli immigrati resta viva l'immagine evocata da Sarkozy della "pulizia col Karcher", una marca di idropulitrici professionali, nel rione di Courneuve, un sobborgo difficile. L'immagine della "plebaglia" usata dal ministro francese ha irritato proprio tutti, persino i nostri leghisti più accaniti come Borghezio. Neanche lui sarebbe arrivato fino a tanto.
Azouz Begag, ministro delle pari opportunità, si è risentito dell'atteggiamento di Sarkozy, in prospettiva elettorale per cogliere i voti dell'estrema destra. "Begag si è opposto ai metodi e al linguaggio di Sarkozy senza che il primo ministro trovasse da ridire - continua Ben Jelloun su "Repubblica" -. Semplicemente perché Azouz Begag conosce perfettamente i giovani dei sobborghi: è nato nella zona di Lione e sa di che cosa soffrono quei giovani che la Francia non ha saputo vedere né riconoscere. Ogni volta che si esprimono, gli mandano contro la polizia. Quei giovani non sono degli stranieri, non sono degli immigrati, sono Francesi declassati, con il destino minato dalla povertà, da un habitat malsano e da una storia che è diventata un handicap. Sono Francesi di seconda categoria perché nati da genitori immigrati, perché non sono proprio bianchi di pelle e non vanno bene a scuola."
Storie difficili, vite stroncate dalla povertà della nascita. E una politica inattuale, scesa in campo più nella raccolta di voti che nel sedare la violenza. "La repressione non risolve il problema di questi giovani, anzi, li provoca e li spinge verso una rivolta più grande. Occorre una nuova politica, una politica che riconosca la realtà e si impegni a integrare questa popolazione nell'avvenire del paese, perché questi giovani lo proclamano e lo reclamano: il loro paese è la Francia. Ma non sempre la Francia li ascolta."

 

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