Pubblicato su Politica Domani Num 53 - Dicembre 2005

Brevi

A cura di A.F.

Scienza, tecnica e l'arte di uccidere
L'iprite è una sostanza vescicante che acceca e provoca la morte nel giro di quattro ore. Era stata scoperta già nel 1860 dall'inglese Guthrie, ma solo con gli studi di Fritz Haber, che nel 1918 ottiene il premio Nobel per la sintesi dell'ammoniaca, il settore chimico militare tedesco riesce a sfruttarne le potenzialità distruttive. Nel 1917, sempre i tedeschi sperimentano il fosgene sul campo di battaglia a Verdun; anche in questo caso la scoperta risaliva al 1812, opera del chimico inglese John Davy. Risulta evidente come scoperte scientifiche, innovazioni tecnologiche e applicazioni belliche sono strettamente connessi.

La produzione di armi chimiche in Italia tra le due guerre mondiali
In Italia gli eventi bellici hanno reso ancora più produttivi i settori dell'industria chimica e farmaceutica dato che farmaci di sintesi, esplosivi e gas tossici hanno una matrice chimica e processi di fabbricazione simili. Già dal primo dopoguerra si cercò di ridurre l'importazione di prodotti sintetici soprattutto dalla Germania; con l'autarchia fascista questa politica di esaltazione delle risorse nazionali diventa più marcata e alla vigilia del secondo conflitto mondiale molte aziende di questo settore vengono "convertite" per concorrere alla difesa nazionale. In quel periodo, industrie quali Schiapparelli, Carlo Erba e Lepetit, oltre a farmaci e coloranti, produssero anche inneschi per bombe e gas tossici.

La Sindrome del Golfo
Durante la guerra del Golfo del 1990-1991 ci sono stati migliaia di casi di contaminazione da agenti chimico-biologici fra i soldati americani, britannici e canadesi inviati al fronte. È la "sindrome del golfo" che causa una serie di strani disturbi come depressione, stanchezza cronica, problemi respiratori, impotenza. Per molto tempo le autorità militari americane hanno ignorato le richieste di chiarimenti dei veterani e minimizzato l'accaduto. Per spiegare questa sindrome, per volti versi misteriosa, si è pensato all'interazione di più cause distinte, quali le diossine, i residui dei proiettili all'uranio impoverito, le emissioni tossiche dei pozzi petroliferi incendiati e forse le armi chimiche in possesso all'esercito iracheno che, sebbene non siano state usate nel conflitto, potrebbero avere contaminato i territori in seguito alla distruzione, causata dai bombardamenti aerei anglo-americani, dei depositi in cui erano stoccate.

Neotyf o uranio impoverito?
Negli ultimi anni ben 300 militari italiani si sono ammalati di tumore e 40 di loro sono morti. Quale la causa? La madre di uno dei giovani deceduti, punta il dito contro il Neotyf, un vaccino contro il tifo che, sostiene, venne somministrato ai militari che andarono in Kossovo. Il prodotto fu tolto dal commercio per ragioni di mercato, spiegò l'azienda farmaceutica Chiron Spa per evitare che venissero fatti i controlli necessari. L'affermazione della mamma è sostenuta dal senatore di AN Bonatesta: per lui le morti dei militari italiani sono dovute al Neotyf e non all'esposizione di uranio impoverito subita dai nostri militari nel Kossovo. Non è d'accordo il dott. Leggiero, dell'Osservatorio Militare delle FF.AA., FF.PP. e civili. Secondo il Dott. Leggiero quello del senatore è un ennesimo tentativo di depistaggio delle indagini sulla contaminazione da uranio impoverito e le sue conseguenze.

Falluja, la strage nascosta
Rainews24.it
"Ho sentito io l'ordine di fare attenzione perché veniva usato il fosforo bianco su Fallujah. Nel gergo militare viene chiamato Willy Pete. Il fosforo brucia i corpi, addirittura li scioglie".
È questa la tremenda testimonianza di Jeff Englehart, veterano della guerra in Iraq. "Ho visto i corpi bruciati di donne e bambini - ha aggiunto l'ex militare statunitense - il fosforo esplode e forma una nuvola, chi si trova nel raggio di 150 metri è spacciato".
Testimoni hanno visto "una pioggia di sostanze incendiarie di vario colore che, quando colpivano, bruciavano le persone e anche quelli che non erano colpiti avevano difficoltà a respirare", racconta Mohamad Tareq al-Deraji, direttore del centro studi per i diritti umani di Fallujah.
Il video di Sigfrido Ranucci che ha fatto il giro del mondo ed è disponibile sul sito di Rainews24.

Falluja
Falluja. Solo un episodio di guerra. Oppure una tappa decisiva sulla via del progressivo imbarbarimento di una civiltà a cui ci pregiamo di appartenere. Le immagini dell'inchiesta di Rainews24 su come è stata domata una città che continuava a resistere, hanno fatto il giro del mondo. Decisi a portare libertà e democrazia, i vertici degli Stati Uniti hanno ordinato ai soldati dell'esercito più potente del mondo di attaccare una cittadina riottosa e ingrata con una pioggia di fosforo bianco. Arma incendiaria e, quindi, formalmente consentita. Poco importa che quelle immagini di ossa scarnificate coperte di vestiti intatti urlino orrore e chiedano giustizia.
"Falluja è fottuta". Lo aveva previsto Enzo Baldoni. E lo aveva scritto sul suo blog. Lui, che con la sua esuberante vitalità, e la sua insaziabile curiosità, aveva osato avvicinarsi troppo alla verità. Pagando con la vita.
L'inchiesta continua ad occupare le pagine di tanti autorevoli giornali stranieri. Anche negli Usa. Bush non è mai sceso tanto in basso nel gradimento della gente. E non è detto che qualcuno, ritenendolo indegno, non pensi all'impeachment.
L'inchiesta, invece, non ha avuto gran ché risonanza sui media italiani. Da noi, per mettere a posto le cose, funziona un altro sistema, subdolo ed efficace: il silenzio.

 

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