Pubblicato su Politica Domani Num 53 - Dicembre 2005

Multinazionali
Attenti a quel caffé
Il Nescafé della multinazionale alimentare Nestlé inserito a sorpresa fra i prodotti del commercio equo e solidale. Soltanto un errore?

di Maria Mezzina

C'è un'evidente contraddizione fra la presenza del Nescafe Partners Blend della Nestlé negli elenchi dei prodotti garantiti dalla UK Fairtrade Foundation, il ramo britannico della FLO (Fairtrade Labeling Organization International), l'organizzazione internazionale che si occupa di certificare i prodotti del commercio equo e solidale, e le denunce contro la Nestlé di una serie di organismi sindacali internazionali e locali.
Il fatto è che "parole come etica, giustizia e solidarietà sono ottimi grimaldelli per aprire cuori e, quindi, portafogli", si legge sul sito del mensile Nigrizia ("La coperta corta del caffè equo e solidale di Nestlé", 16 novembre 2005). Ed ottenere un certificato FLO diventa economicamente molto utile.
Su queste pagine ci siamo già occupati delle lotte sindacali condotte dal Sinaltrail in Columbia ("Il Sinaltrail contro la CocaCola", Politica Domani n° 37/38, giugno/luglio 2004). Gravissime sono le accuse mosse dal Sinaltrail alla Nestlè in Columbia e formulate il 29 ottobre scorso a Berna, in Svizzera. La multinazionale è accusata di carenze nella qualità dei prodotti (re-inscatolamento e ri-etichettatura di latte scaduto, per fare un esempio) e di inquinamento ambientale (scarico nei fiumi delle acque di lavaggio delle vasche, ricche di sostanze tossiche e ad altissime temperature). Con l'apertura, la chiusura e la dislocazione delle fabbriche la Nestlé è accusata di mantenere i lavoratori in una situazione di costante precarietà, per poterne controllare qualsiasi rivendicazione e di servirsi di metodi aggressivi in materia di politica economica, grazie alla sua permanenza nel paese da oltre 60 anni e alla sua capacità di pressione. È accusata di ostilità nei confronti dei sindacati: chi fa lavoro sindacale è minacciato, licenziato - perdendo così, secondo la legge columbiana, il diritto di essere iscritto al sindacato - e rischia perfino di essere ucciso.
Contrasti sindacali molto aspri ci sono stati anche fra la Nesltè e il SETNESSA (Sindicato de Empresa de Trabajadores NEstlé S.A.) in El Salvador, in Corea con il Nestlé Korea Labour Union e nelle Filippine con la UFE-DFA (Union Filipino Employees-Drug and Food Aliance).
È del 24 luglio 2005 la deposizione presso la Corte Federale di Los Angeles, da parte dell'International Labor Rights Fund, di una denuncia di traffico di bambini, lavoro forzato e torture in Costa d'Avorio, contro le tre società maggiori produttrici di cacao: la Nestlé, la Archer Daniel Midland (ADM) e la Cargill.
Gravissime le accuse di violazione del codice internazionale Oms/Unicef sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno. È ormai ampiamente dimostrato che l'utilizzo scorretto di questi prodotti è la principale causa di morti infantili nei paesi del sud del mondo: 4000 bambini ogni giorno potrebbero essere salvati da morte per malattie e denutrizione se fossero allattati al seno e non con latte in polvere. La Nestlé, che è la più grande esportatrice di latte in polvere nel sud del mondo, continua a usare tecniche di marketing che violano costantemente questo codice internazionale. "La Nestlé spaccia per aiuti le sue scorrette pratiche di marketing", accusa Dijbril Diallo, consigliere speciale Unicef. Regala ai medici e ai centri sanitari dei paesi del terzo mondo confezioni gratuite del suo latte in polvere insieme a opuscoli promozionali pseudo-informativi fuorvianti, per favorire la prescrizione e incentivare il consumo di questi prodotti.
L'Agices (Associazione Generale Italiana per il Commercio Equo e Solidale), il Transfair/Fairtrade Italia e l'Associazione Botteghe del Mondo Italia lanciano un appello forte perché si discutano i criteri utilizzati per la certificazione delle imprese multinazionali da parte della Fair Labelling Organization. Perché ci sia una presa di posizione pubblica da parte di Efta (European Fair Trade Association), Ifat (International Federation of Alternative Trade) e News (European Network of World Shop) sul rapporto tra Commercio Equo e Commercio convenzionale. Perché le catene della Grande Distribuzione Organizzata, specie quelle certificate SA8000, chiedano conto alle imprese fornitrici dei loro comportamenti in tema di diritti del lavoro, rispetto delle convenzioni internazionali e rispetto dell'ambiente.

 

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