Pubblicato su Politica Domani Num 52 - Novembre 2005

Pacs
Unioni più "leggere"
Assistere il partner, lasciargli in eredità il proprio patrimonio, decidere per la sua salute e anche per la sua vita, è questo che chiedono coloro che sostengono i pacs

di Alessandro Lovato

La scelta di molte coppie, specie giovani, di convivere senza sposarsi ha subito in Italia una lenta e graduale accelerazione. Le percentuali di coppie conviventi erano l'1,6% nel 1990, il 2,7% nel 2000, e il 4% nel 2004, pari a circa 1 milione e 100 mila persone, concentrate soprattutto nel Centro-Nord. Per le coppie omosessuali, invece, non si hanno dati certi a causa dei vizi di forma dell'ultimo censimento del 2001 effettuato dall'Istat. Non si tratta però di un numero esiguo a osservare la partecipazione alle manifestazioni di piazza organizzate e animate dai vari movimenti.
I Pacs - Patti civili di solidarietà - dovrebbero mettere ordine in questa materia, come già accade in molti paesi europei (vedi box). Niente di scandaloso quindi che il leader dell'opposizione, Prodi, annunci di inserire l'istituzione dei Pacs nel suo programma di governo. Non sarebbe scandaloso, cioè, in un Paese normale.
Nell'ambiente politico italiano si è subito innescata una polemica tanto eccessiva quanto sterile da presunti baluardi del Cattolicesimo e ferventi laicisti. I primi si sono limitati a bollare Prodi come lo "Zapatero italiano", con qualche eccessività di basso profilo, come il ministro Calderoli che si è lasciato andare ad affermazioni del tipo "Prodi che benedice le unioni omosessuali non avrà mica anche quel difetto là?". I secondi sono arrivati persino a protestare che la Chiesa avesse diritto di parola nella questione, dimenticando che in democrazia ogni voce merita rispetto e considerazione. Naturalmente la Chiesa, come era nel suo pieno diritto, si è ugualmente espressa. Il Cardinale Camillo Ruini nel suo discorso al Consiglio episcopale permanente ha affermato che i Pacs sono una sorta di "piccolo matrimonio" che produrrebbero "un oscuramento della natura e del valore della famiglia e un gravissimo danno al popolo italiano". I sostenitori dei Pacs, capeggiati da Franco Grillini, naturalmente la pensano in tutt'altra maniera. Nell'appello della campagna nazionale "un Pacs avanti" si legge "I Pacs sono un'opportunità in più per tutti, non sono un obbligo per nessuno" e inoltre "Assistere il/la propria partner in ospedale, partecipare alle decisioni che riguardano la sua salute e la sua vita, lasciare in eredità il proprio patrimonio alla persona con cui si è condivisa l'esistenza senza le gravose imposizioni fiscali previste per un estraneo, sono alcune delle opportunità, oggi negate, che verrebbero introdotte dalla nuova legge".
È proprio questo il punto. Le opportunità oggi sono negate solo alle coppie omosessuali, per le altre c'è il matrimonio. Questa non è affatto una banalità. È lecito chiedersi perché persone che "condividono la propria esistenza" e che non si sono mai sposate dovrebbero invece sottoscrivere i Pacs. Secondo Barbara Pollastrini, responsabile donne dei Ds, la modernità ed i nuovi stili di vita richiedono normative diverse. Richiedono la possibilità di avere rapporti "certificati" ma allo stesso tempo più facili da sciogliere dei matrimoni. È una soluzione troppo comoda. Almeno in linea di principio, chi oggi si sposa lo fa con la prospettiva di passare la vita insieme alla persona che ama, non certo con quella di separarsi (anche se il numero delle separazioni è il 20% di quello dei matrimoni). I Pacs sarebbero quindi la scelta di chi vuole unioni più "leggere". Come si fa allora a chiedere diritti sull'eredità e la possibilità di decidere sulla salute e perfino sulla vita del partner se non si è certi della continuità della propria unione? C'è un controsenso di fondo.
Per le coppie omosessuali il discorso cambia completamente. La legislazione italiana non prevede il matrimonio tra persone dello stesso sesso: qui i Pacs colmerebbero almeno in parte il vuoto legislativo esistente. In questo caso persone che si amano e che convivono, a differenza delle coppie di fatto eterosessuali, non hanno la possibilità di vedere i propri diritti riconosciuti. I Pacs non contemplano il diritto di adottare bambini, quindi non si porrebbe per il momento neanche il problema etico dell'adozione da parte di coppie omosessuali. Naturalmente i Pacs sarebbero solo un primo passo. Quanto detto per le coppie eterosessuali sulla leggerezza dell'impegno preso, varrebbe anche per le coppie omosessuali; in altri termini anche per questi dovrebbe valere un'assunzione di responsabilità che durasse l'intera vita. È una ipotesi però troppo spregiudicata e proiettata in avanti per essere perfino presa in considerazione in un Paese come il nostro, al quale il Parlamento europeo, in nome della Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione, ha chiesto più volte di riconoscere i diritti delle coppie dello stesso sesso.

 

Cosa sono

Pacs
I Pacs (Patti Civili di Solidarietà) sono patti pubblici che tutelano giuridicamente coppie di persone che non accedono al matrimonio civile. Essi prevedono molti dei diritti a cui si accede attraverso il matrimonio civile (ma non la possibilità di adottare bambini), che è invece lo strumento di tutela più completo per una coppia da un punto di vista giuridico. Se una coppia non ricorre al matrimonio, per scelta (preferisce una convivenza prematrimoniale, ecc..) o per mancanza di requisiti (perché i membri della coppia sono dello stesso sesso), non ha la possibilità di ricorrere a istituti di tutela più leggeri. I Pacs hanno l'obiettivo di colmare proprio questo vuoto.

Ccs
Proposti da Rutelli come soluzione alternativa ai Pacs, i Ccs (Contratti di Convivenza Solidale) sono contratti di tipo privato che non comportano il riconoscimento "pubblico" delle coppie. I contraenti si impegnano a prestarsi mutua assistenza con beni e abitazione in comune. Secondo Rutelli sarebbe possibile codificare questi contratti nel codice civile.

 

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