Pubblicato su Politica Domani Num 52 - Novembre 2005

Anche gli artisti scioperano
The show can't go on
Lo Spettacolo scende dal palco per manifestare in piazza. Hanno aderito allo sciopero molti nomi noti, ma anche tantissimi che lavorano nascosti dietro le quinte e senza i quali non ci sarebbe nessun intrattenimento

di Chiara Comerci

Il 14 ottobre gli operatori dello spettacolo hanno dato origine ad una grande manifestazione contro i previsti tagli al Fus (Fondo unico per lo spettacolo), che rischiano di affossare definitivamente il settore della cultura e dell'intrattenimento.
In una nota congiunta di tutte le sigle sindacali impegnate nello spettacolo (Agis, Anica, Anac, Slc Cgil, Sindacato Attori Italiani, Fistel Cisl, Forum Attori Italiani, Uilcom Uil, Coordinamento Attori Uilcom) si legge: "Un'operazione di queste dimensioni, nella situazione già estremamente precaria di tutto lo spettacolo, dovuta alle politiche fin qui adottate, provocherà una drastica riduzione dell'offerta di eventi al pubblico e metterà in serio pericolo l'esistenza di circa cinquemila aziende e il posto di lavoro di oltre 60 mila addetti, dei 200 mila che il settore complessivamente occupa. [...] Tutto ciò aggravato da pesanti ritardi normativi che rischiano di determinare il blocco delle attività cinematografiche e la paralisi totale dello spettacolo dal vivo". Alberto Francesconi, presidente dell' Agis, ironizza: "Se questo governo ritiene gli investimenti nella cultura uno spreco, ce lo dica chiaramente e ci prepareremo ad investire le nostre risorse nell'ignoranza."
Alle preoccupazioni suscitate da questa decurtazione del Fus si aggiunge un' ulteriore preoccupazione che investe tutto il settore musicale del nostro Paese. È stata rinviata a data da destinarsi la Commissione ministeriale che avrebbe dovuto procedere agli impegni di spesa, provocando di fatto il blocco delle liquidazioni.
Il Comitato di coordinamento della musica Agis ha lanciato un appello: la musica - si legge -, già colpita duramente negli anni 2004 e 2005, vedrà seriamente messe a rischio le organizzazioni che fanno capo alle società di concerti, i festival, le orchestre e la maggior parte dei teatri musicali, per non parlare delle ripercussioni sulle attività di artisti e compositori, e ci sarà un colpo di scure su tutte le attività formative e divulgative.
Sciopero, quindi.
Moltissimi esponenti del mondo dello spettacolo hanno aderito alla manifestazione. Primo fra tutti Roberto Benigni, che ha visto slittare l'uscita nelle sale del suo nuovo film "La tigre e la neve" e che ha commentato così: "L'uscita del mio film è una grande festa, rovinata non dallo sciopero ma dai tagli. Lo sciopero è giustissimo. In questo Paese ormai tagliano tutto. Il mio film viene dal fondo dell'anima, ma se la fai vedere ti tagliano anche quella". Erano veramente in tanti all'interno del pienissimo Teatro Capranica, a Roma, dove si è svolta la manifestazione: da Carlo Lizzani a Mariangela Melato, da Gigi Proietti a Carla Fracci, da Aurelio De Laurentiis a Marco Muller, direttore della Mostra del cinema di Venezia, solo per citarne alcuni. C'erano anche docenti e allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia, l'Accademia di Santa Cecilia, l'Auditorium, il SNGCI (sindacato dei giornalisti cinematografici), i teatri dell'Eti (Pergola, Duse Quirino, Valle), il Teatro di Roma, l'Eliseo e il Piccolo Eliseo. Presenti anche i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil Epifani, Pezzotta e Angeletti. Tra i tanti costretti a rimanere fuori c'era anche Nanni Moretti. Molti altri - circensi, musicisti, artisti di strada, macchinisti, attrezzisti, figuranti - hanno dichiarato la loro partecipazione. Il Premio Nobel Dario Fo, intervistato il giorno prima dello sciopero ha avuto parole dure: " Hanno tagliato quelli che per loro sono dei rami secchi. Ci giudicano così. La grande ignoranza determina il vuoto e c'è un'ignoranza abissale davanti al problema della cultura. Questo governo l'ha sempre avuta".
Da Francoforte il Ministro dei Beni culturali Rocco Buttiglione ha dichiarato: "I tagli devono rientrare o il ministro dovrà cambiare". E ha aggiunto: "Io non sono abbastanza bravo per realizzare le finalità istituzionali del ministero con i fondi attualmente previsti, forse ci sarà un mago dell'economia culturale che riuscirà a farlo". Buttiglione chiede il ritiro o un forte ridimensionamento dei tagli. Si tratta di cifre che hanno un'influenza quasi inesistente sul bilancio dello Stato "ma un elevato valore simbolico". Avverte, però, che sarà necessario avviare "una forte ristrutturazione di alcuni comparti del settore: bisogna investire di più nella cultura, ma rivedere il modo in cui si investe."
La Finanziaria verrà approvata presumibilmente verso la fine dell'anno. Speriamo che le proteste aiutino a riflettere. Tutti.

 

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Num 52 Novembre 2005 | politicadomani.it