Pubblicato su Politica Domani Num 52 - Novembre 2005

Storie d'Africa
Liberia in fiamme. 25 anni di storia
Pesante eredità per il presidente che vincerà il ballottaggio dell'8 novembre

di Maria Mezzina

Non sarà facile il compito che aspetta il prossimo presidente della Liberia. Sia esso il giovane calciatore George Manneh Opong Weah, classe 1966 e idolo dei giovani, oppure la signora Ellen Johnson-Sirleaf, 66 anni, laureata in economia ad Harvard, capo dell'ufficio dell'Undp (l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di sviluppo) per l'Africa occidentale, vicepresidente di una banca internazionale.
Nel piccolo stato africano - 111 kmq e 3,4 milioni di abitanti - che si affaccia sull'Atlantico, l'80% della popolazione vive sotto il livello di povertà assoluta e la disoccupazione raggiunge l'85%. La speranza di vita non raggiunge i 48 anni; muoiono 129 bambini ogni mille prima di raggiungere i cinque anni di età; nel 2003 i malati di aids erano 100mila e i morti sono stati 7.200; il debito estero ammonta a 3,5 miliardi di dollari.
La situazione politica e sociale della Liberia è diventata drammatica a partire dal 1979 quando, in seguito alle manifestazioni e alle rivolte causate dall'aumento del prezzo del riso, rimasero uccise 40 persone, attaccate dalle forze governative del presidente Tolbert. Da allora si sono susseguiti colpi di stato, vendette e odi personali ed etnici che hanno portato il paese ad una situazione di estrema instabilità politica e di dirompente miseria.
Con un colpo di stato militare Samuel Doe si impadronisce del potere. Tolbert è fucilato con 13 suoi collaboratori. Sospesa la costituzione. Messi al bando i partiti politici. In seguito alle pressioni internazionali, specie degli Usa, Doe indice le elezioni presidenziali e nel 1985 le vince. Ma negli anni dal 1980 al 1990 si contano ben dodici tentativi di golpe. Le minacce più gravi arrivano dalla Costa D'Avorio. Qui il presidente Boigny, di cui Tolbert era genero, permette a Charles Taylor, un altro avventuriero che commercia diamanti e legname, di organizzarsi per sferrare una guerriglia contro Doe. Taylor riceve dal presidente ivoriano appoggio logistico e armi e organizza un suo esercito, il FNPL, reclutando a forza un gran numero di ragazzi e bambini. Nel 1989 Taylor sferra l'attacco che vedrà la caduta e la morte - atroce - di Doe (1990), vittima di un'imboscata. Dopo la morte di Doe, sono in quattro ad autoproclamarsi contemporaneamente presidente ad interim della Liberia: Taylor, Johnson, Sawyer e Seekie.
Dal '90 al '97 infuria la guerra civile. Vi sono coinvolte - prima come alleati e poi su fronti opposti - le etnie mandingo e krahn, i gruppi armati di guerriglieri e ribelli, le truppe dell'Ecomog, 12.000 soldati di pace inviati dall'Ecowas, la Comunità economica degli stati dell'Africa Occidentale.
Nella lotta, oltre che fiumi di sangue - 75.000 i morti, migliaia i mutilati - scorrono fiumi di denaro: servono a pagare le armi, ma non solo. I signori della guerra, Taylor in testa, sono titolari di conti miliardari depositati presso banche sicure e discrete. Le ricchezze maggiori del paese, diamanti e legname, servono ad armare le fazioni in lotta fra di loro e sono usati dal Presidente in carica come se fossero sua proprietà privata. Tutto questo mentre il paese soffoca nella violenza e muore di fame.
Nel 1997 Taylor vince le elezioni presidenziali. Ma la pace è ancora lontana. Ghana e Nigeria accusano Taylor di appoggiare la RUF (Fronte Rivoluzionario Unito (in Sierra Leone. Usa e Gran Bretagna minacciano di sospendere gli aiuti alla Liberia. Le forze liberiane regolari attaccano i ribelli del Lurd (Liberiani uniti per la riconciliazione e la democrazia). Nel 2003 i Lurd marciano sulla capitale Monrovia mentre un nuovo gruppo ribelle attacca da sud est. Taylor, accusato di crimini di guerra è costretto all'esilio e in Liberia entrano truppe statunitensi (si ritireranno dopo due mesi) e nigeriane. Si forma un governo di transizione con Gyude Bryant.
Nel 2004 i paesi donatori promettono 520 milioni di dollari per la ricostruzione. A giugno 2005 l'Onu prolunga di sei mesi l'embargo sulle esportazioni di legname e congela i conti e le proprietà di Taylor che, dall'esilio, continua a condizionare pesantemente le vicende del paese.
Hanno superato il turno delle elezioni di ottobre il giovane calciatore George Weah e la 66enne economista Ellen Johnson Sirleaf, la "lady di ferro" africana. Dal ballottaggio dell'8 novembre uscirà il nuovo presidente. La partita è tutta aperta.

 

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Num 52 Novembre 2005 | politicadomani.it