Pubblicato su Politica Domani Num 52 - Novembre 2005

Gheddafi, l'uomo dai due volti
Da "canaglia" ad alleato
Le straordinarie trasformazione e i sottili equilibrismi di un uomo che, senza mai venire meno alla propria immagine di condottiero e padre della nazione, ha saputo conquistare per sé e il suo popolo i favori di Usa e UE

di Daniele Proietto

Non è un segreto che a cavallo degli anni '80 Muammar Gheddafi fosse considerato dalle potenze occidentali un barbaro, un pazzoide e un cancro per l'umanità.
In particolar modo gli Stati Uniti ritenevano Gheddafi una vera e propria minaccia per il mondo occidentale, una sorta di Saddam Hussein degli anni '80. Così, nel 1986, l'allora presidente USA Ronald Reagan tentò senza successo - ma non senza vittime, 37 persone rimasero uccise - di eliminarlo in un'incursione aerea, bombardando a sorpresa Tripoli.
Ora il capo di uno dei paesi in cima alla lista nera americana degli "stati canaglia" si è trasformato in un tassello fondamentale per la stabilità nel Mediterraneo. Come è potuto accadere tutto ciò?
Al contrario di quanto si possa pensare, il processo non è stato affatto graduale. La trasformazione è iniziata l'11 Settembre 2001, e lì si è anche conclusa. La tragedia che ha colpito gli Stati uniti ha spinto Gheddafi a schierarsi al fianco del gigante ferito: in poco tempo ha allacciato rapporti "amichevoli" col presidente Bush e ha corretto la sua radicalità anti-israeliana.
Stimolato dall'ondata di solidarietà nei suoi confronti, conseguente al suo mutato atteggiamento, il "pazzo di Tripoli" (così veniva definito) ha iniziato a saldare i conti arretrati e ancora in sospeso che la Libia aveva nei confronti degli altri Paesi. Ha permesso alla giustizia internazionale di processare i due cittadini libici accusati di aver organizzato l'attentato di Lockerbie, quando nel 1988 fecero saltare un Jumbo della Pan Am (compagnia statunitense) mentre volava sui cieli della Scozia, provocando la morte di 270 persone. E ha anche permesso che fossero risarcite le famiglie dei passeggeri che persero la vita su un DC10 della compagnia aerea francese UTA, a seguito di un altro attentato (1989).
A queste iniziative di grande effetto fanno da contorno tutta una serie di altre azioni atte a conferire concretezza e credibilità al processo di allontanamento della Libia dal mondo arabo. Lo smantellamento, ad esempio, dei presunti arsenali di armi di distruzione di massa e l'apertura ai commissari dell'AIEA (Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica).
Questo cambiamento di rotta della politica estera libica, sorprendente sia per drasticità che per rapidità, non ha mancato di portare i suoi frutti al "qaid" (guida/duce) libico. USA e UE si sono impegnate in una sorta di gara di velocità a chi per primo avesse tolto le sanzioni contro la Libia.
È in quest'ottica che va vista la decisione di Bush di cancellare l'embargo commerciale alla Libia.
Discorso a parte è quello delle armi: l'embargo rimane in vigore fin quando il Dipartimento di Stato Usa continuerà a mantenere la Libia nella lista dei Paesi che sostengono il terrorismo. L'UE, come già accaduto nella corsa per ottenere dalla Libia i risarcimenti degli attentati degli anni 80, è arrivata in ritardo, lieve ma decisivo. L'allentamento, tuttavia, delle sanzioni si estende anche all'embargo sulle armi, e prevede l'annullamento di tutte le misure restrittive adottate dopo l'attentato del 1986, organizzato contro una discoteca di Berlino. Le industrie europee produttrici di armi attendevano da anni questa decisione, e sono già pronte ad invadere un mercato relativamente vergine e molto ricco, che può contare sui proventi del petrolio, il cui prezzo da tempo non riesce a scendere al di sotto dei 60 dollari al barile.
Il 27 Febbraio 2004 l'apertura Europea alla Libia e a Gheddafi è stata ufficializzata. È accaduto durante il "Vertice straordinario dell'Unione Africana" tenutosi a Sirta (Libia). L'allora presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, ebbe parole di elogio nei confronti del Paese africano: "la Libia ha fatto passi coraggiosi ed è tornata sulla scena mondiale. Questo vertice conferma in pieno il ruolo di primo piano della Libia in Africa". A sottolieare la raggiunta unione di intenti Gheddafi dichiarò: "la Libia è pronta a lavorare immediatamente al processo di Barcellona".
Il "qaid" è riuscito a cambiare immagine alla Libia, trasformandola e puntando sulla capacità del paese di essere asse di scambio imprescindibile nei rapporti tra Africa ed Europa.
Eppure il "beduino" non è che un semplice cittadino. Nel 1979, anno in cui la sua rivoluzione raggiunse il culmine della durezza, Gheddafi si dimise da ogni carica pubblica. Un gesto puramente simbolico perché in realtà la Libia è pienamente sotto il suo controllo e nessuna iniziativa viene intrapresa senza la sua autorizzazione.

 

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Num 52 Novembre 2005 | politicadomani.it