Pubblicato su Politica Domani Num 50/51 - Set/Ott 2005

Velletri
Il progetto "San Lorenzo"
Un cammino di accoglienza che nasce dai cuori e dalle menti

di Maria Mezzina

"Ero in carcere e mi avete visitato" (Marco, 25). Gesù, non è però così facile entrare nei luoghi di detenzione a visitarti, a meno di essere guardia penitenziaria, avvocato, parente di un detenuto, cappellano o almeno sacerdote, o suora, una di quelle suore tanto disposte ad ascoltare quanto testarde. Oppure un volontario...
Pochi altri hanno accesso ai luoghi di detenzione. È un mondo a parte. Chiuso, carico di sofferenze, solitudine, percezione profonda di inutilità che si risolve in tensione. Una tensione che non si attenua nelle occasioni di contatto con il mondo di fuori, il mondo delle persone cosiddette libere, di fatto prigioniere di egoismi, paure, pregiudizi.
Chi vive a contatto con i detenuti, li conosce bene, ed ha la particolare missione di tenere desta in loro la speranza non può non cercare di lavorare anche con questi altri "reclusi". È ciò che da anni fa il cappellano del carcere di Velletri, don Giovanni Ghibaudo. Nella primavera di un anno fa don Giovanni ha esposto alla Caritas diocesana un problema che lo affliggeva da tempo: molti detenuti nel carcere di contrada Lazzaria, che potrebbero godere di brevi permessi premio fuori della casa di detenzione spesso vi rinunciano perché non hanno nessun posto dove andare. Anche le famiglie di alcuni detenuti che vorrebbero venire a visitare i parenti in carcere non possono farlo perché non c'è una struttura capace di accoglierli e gli alberghi sono costosi. Perché, allora, non utilizzare i locali che erano stati la sede della scuola di teologia? L'idea era buona e così - don Cesare Chialastri in testa, responsabile diocesano della Caritas, con il lavoro di tutti i componenti della Caritas e le giovani energie di Sara Bianchini, coordinatrice - è partito il progetto San Lorenzo.
La casa di accoglienza però è solo la parte finale del progetto e, probabilmente, anche quella meno significativa, anche se quella più evidente.
L'intero progetto consiste in un difficile cammino di liberazione dei tanti "reclusi" volontari e inconsapevoli che vivono fuori delle mura del carcere, e di avvicinamento al mondo dei reclusi forzati nella casa di detenzione. Un cammino spirituale ed intimo che questi ultimi, grazie ai volontari e ad altre splendide figure che lavorano nel carcere, stanno già percorrendo alla ricerca della propria dignità umana ferita.
La casa di accoglienza, per funzionare, avrà bisogno della presenza di tanti volontari impegnati a tenerla aperta e a custodirla, giorno e notte. Si tratta di una presenza che ha l'impronta del servizio e che richiede capacità e competenza. Anche il piccolo mondo lì attorno alla casa di accoglienza - la chiesa, il comune, gli studi della radio, gli ospiti dello studio, le famiglie delle case vicine, le scuole - dovrà essere coinvolto perché la presenza di detenuti o ex detenuti nella zona non venga vista con sospetto o paura e sia vissuta invece come un'opportunità: incontrare e accogliere chi la libertà l’ha persa per riuscire a ritrovare - noi con lui - una nuova libertà.
E allora, prima del lavoro che sta portando alla sistemazione della casa, fa parte del progetto tutto un altro lavoro che sta coinvolgendo da oltre un anno e mezzo i volontari della Caritas, le parrocchie, le associazioni che ruotano attorno alla Caritas e alle parrocchie, la comunità e tanta gente semplice.
Promuovere e formare persone nel volontariato penitenziario; organizzare conferenze e diffondere materiale conoscitivo per sostenere attività di sensibilizzazione sociale; elaborare progetti di promozione di attività lavorative esterne per gli ex-detenuti; facilitare ai detenuti il godimento dei benefici di legge previsti; permettere il collegamento e l'ospitalità delle famiglie dei detenuti che vivono lontane dal carcere; gestire la casa di accoglienza (dalla raccolta di fondi, alla pulizia, al reperimento di materiali, all'accoglienza stessa dei detenuti). Sono questi i punti qualificanti del progetto "San Lorenzo".
Vi è coinvolto il territorio ed è chiamata a partecipare la gente del territorio. Il progetto ha però un respiro amplissimo, perché costringe ad interrogarsi nel profondo e mira a costruire una capacità di accoglienza che risiede nella mente e nel cuore di ognuno, prima ancora che nella esistenza di un edificio fatto di mura e mattoni, con qualche suppellettile dentro.

Per partecipare al progetto:
tel. 06-9630845
e.mail asa_sanlorenzo@yahoo.it

 

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