Pubblicato su Politica Domani Num 50/51 - Set/Ott 2005

Solo un arido voto-adesione
Le primarie? Una farsa
Le primarie viste da uno scettico

di Fabio Antonilli

È come sfidare Lance Armstrong al Tour de France, si sa già chi vince. Così anche per le primarie dell'Unione, si sa già che vincerà Romano Prodi. E allora perché farle? Con il rischio di portare all'esasperazione il già alto livello di personalizzazione della politica. Tanto già lo sappiamo che Bertinotti rappresenta Rifondazione Comunista, Di Pietro l'Italia dei Valori, Mastella l'Udeur, e così via. Non avevamo dubbi sul fatto che nessuno di loro avrebbe rinunciato a questa "ghiotta" vetrina per darsi più visibilità. Incluso il napoletano, Ivan Scalfarotto, il candidato che non ti aspetti. Tanto per non smentire il famoso detto di Andy Worhol: tutti nella società moderna possono avere un momento di celebrità.
Qualcuno dice che, in realtà, più che per scegliere il leader della coalizione, le primarie sono un "conteggio" in vista della definizione del programma del centro-sinistra. Sarà cioè il risultato delle primarie a decidere se il programma per governare l'Italia sarà più a sinistra o più al centro, più laico o più cattolico, più moderato, più riformista o più radicale. Pecoraro Scanio, segretario dei Verdi, anch'egli candidato alle primarie, dice: "È un po' come far scrivere il programma e la composizione di governo agli elettori". Niente di più falso. È probabilmente solo un modo subdolo e ipocrita di far convergere consenso e interesse verso una coalizione elettorale, per poi voltar le spalle agli elettori, una volta che si è al Governo.
È già successo. Il centro-sinistra ha governato per cinque anni e non avrebbe perso le elezioni del 2001 se non avesse creato tante illusioni e provocato tante delusioni nel suo elettorato di riferimento. Ora si ripropongono le stesse facce - con qualche ruga in più - approfittando di una serie di tragiche circostanze: il disastro Berlusconi, l'onda conservator-reazionaria che si è portato dietro, le furbate sull'euro fatte da commercianti, produttori e, soprattutto, grossisti che hanno affossato le classi medio-basse a reddito fisso, riducendole ai limiti della povertà.
Il paradigma su cui poggerà il programma del centro-sinistra è semplice: fare l'opposto di quello che ha fatto Berlusconi; realizzare compromessi tra i vari partiti del centro-sinistra che dovranno, per forza di cose, essere complessi, articolati e ricchi di inevitabili sfumature; magari un tocco di novità, ché quella non guasta mai, e tanta rappresentazione di sé. Insomma sarà un programma attento alla base elettorale di riferimento, che però non viene da questa. Alla base è lasciato solamente il compito - questa volta anche attraverso il gioco delle primarie - di legittimare personaggi ormai ripiegati su sé stessi. "Incapaci di scaldare il cuore della gente", come diceva Nanni Moretti a Piazza Navona nel febbraio 2002. Attenti a badare solo al proprio partito-casa nel "condominio" dell'Unione, tanto per citare Ilvo Diamanti. Ancora una volta.

 

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