Pubblicato su Politica Domani Num 50/51 - Set/Ott 2005

Un nuovo patto per vincere con la scienza antiche paure ancestrali

di Marianna Berti

Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica, scrive su Vita e Pensiero (numero 4 del 2004). Con l'inizio del XXI secolo si è delineata la necessità di giungere ad un nuovo patto tra scienza e società: le scoperte scientifiche più recenti, infatti, sembrano aver generato dubbi e paure circa le loro applicazioni, piuttosto che attesa ed entusiasmo.
Il progresso scientifico è indissolubilmente legato all'evoluzione biologica dell'uomo, alla durata della vita ed al suo sviluppo civile. La scienza ha progressivamente ampliato e sostituito le sue abilità, coniugando in particolar modo il talento di singoli con la cooperazione tra discipline diverse ma affini, con effetti di gran lunga maggiori e più rapidi.
Tuttavia pur avendo liberato l'uomo dalla fatica e potenziato sotto molti aspetti, la scienza non ha potuto sostituirlo. L'uomo è risultato unico e insostituibile oltre che nelle sue capacità fisiche ed intellettive anche nella sua immaginazione, e nella possibilità di distinguere il brutto dal bello e il bene dal male.
Dopo la seconda guerra mondiale tra società e scienza venne stabilito un implicito contratto sociale. Alla scienza venivano dati fiducia e rispetto, riconoscendo ad essa la capacità di garantire salute, ricchezza e sicurezza, sebbene al prezzo di un generoso supporto economico a lungo termine. Ma la scienza del futuro non sarà quella del passato. Alcune delle conquiste della conoscenza umana, risultato del progresso scientifico, come l'atomo, i nuovi materiali e gli alimenti geneticamente modificati, suscitano grosse incertezze e paure. Si teme per l'uomo. E, così, oggi è necessario ridefinire i termini di un nuovo contratto sociale tra scienza e società.
Escludendo che la questione possa risolversi mediante decreti e leggi, si dovrà porre il problema innanzitutto in termini di responsabilizzazione e di codici di comportamento, di un rinnovato senso di responsabilità etica della comunità scientifica, e principalmente del singolo scienziato.

 

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