Turchia
Sempre più problematica la questione dell'ingresso della Turchia nell'Unione Europea. Il Paese rimane "sotto osservazione" fino al 2010. Il governo turco preme per entrare. I cittadini, però, non sono altrettanto entusiasti. Come molti dei cittadini europei, d'altra parte. Sono ancora parecchi gli ostacoli all'entrata in Europa del gigante erede dell'impero ottomano: una democrazia compiuta, la garanzia del rispetto dei diritti umani, la questione di Cipro, la questione curda e i rapporti con il Pkk, il partito dei lavoratori, divenuto braccio armato del movimento indipendentista curdo. La questione curda è un nervo scoperto per la Turchia, specie dopo la caduta di Baghdad e la protezione accordata ai curdi iracheni dagli USA. E gli intellettuali? Vedono nell'Europa l'oscuro oggetto del desiderio della Turchia: inafferrabile e sfuggente. Ma prima di desiderarla, non bisogna inventarsela questa Europa? Si chiedono.
Caffè
Illy è un marchio sinonimo di intraprendenza e qualità. Illy caffè è approdato in India. Grazie alla partnership con la società Fresh & Honest, l'India è diventata un mercato prioritario per lo sviluppo internazionale dell'azienda triestina. Insieme le due aziende investiranno tra i 15 e i 20 milioni di dollari per i prossimi cinque anni, per portare l'espresso italiano agli indiani e conquistare nuovi clienti: 6000 macchine professionali da istallare a livello nazionale, formare i baristi, educare i consumatori alla cultura del caffé, affermare il marchio Illy come simbolo di qualità e di made in Italy.
Con il Premio India l'azienda italiana vuole promuovere nel paese una imprenditorialità attenta alla qualità prodotti e della vita di coloro che li lavorano. Quest'anno il premio è stato assegnato a una comunità di frati gesuiti indiani che gestisce la piantagione di caffè St. Michaels' Estate di Palamalai, nella regione del Tamil Nadu. La comunità di St. Michaels ospita 60 famiglie di origine tribale (tribù dei Palears), poverissime e per la maggior parte analfabete. Il denaro del premio servirà a rinnovare la pulping house (dove il caffè viene spolpato ed essiccato dopo il raccolto) e a creare un fondo per l'istruzione della comunità.
Pubblicità
Innocue trasmissioni di intrattenimento, talk show, e anche programmi di informazione? No, comunicazione istituzionale. È questo il risultato della "collaborazione" fra i ministeri e la Rai. Lo dicono anche i titoli di coda, che scorrono veloci al termine della trasmissione. Gli spazi occupati (a proposito, l'omonima trasmissione con il doppio k al posto della c, "okkupati", fa parte della famiglia) non sono solo quelli regolarmente pubblicitari, ma quelli della "comunicazione istituzionale", concessa dalla Rai a prezzi agevolati ed esclusa dai limiti cui è soggetta la normale pubblicità. Difficile non pensare che questa comunicazione non si traduca in "promozione" istituzionale. Tutto avviene attraverso convenzioni con i Ministeri (interni, salute, economia, politiche agricole, ambiente, lavoro, attività produttive, finora...), le Regioni, il Corpo Forestale, e l'Inail. A dispetto dell'anomalia dell'attuale governo e del conflitto di interessi che lo sta divorando, la colpa della situazione non è attribuibile né a destra né a sinistra: la legge che permette tutto ciò è la n. 150 del 7 giugno 2000. Qualche titolo, tanto per curiosità? Linea Blu, Domenica in, Uno mattina, Tgr Italia Agricoltura, AlterEco.
Iraq
I contadini iracheni hanno sempre selezionato le loro sementi e hanno insegnato ad altri questa loro tradizione millenaria. D'ora in poi, però, dovranno tornare a imparare come coltivare i campi. Stando all'ordinanza 81, firmata Paul Bremer, solo alcune multinazionali come la Monsanto e la Syngenta sarebbero in regola con la concessione dei brevetti sui cereali. Gli iracheni saranno quindi costretti a comprare sementi geneticamente modificate invece di usare quelle dei loro raccolti o del mercato locale. L'università del Texas A&M ha già iniziato in Iraq un progetto di rieducazione all'uso industriale di sementi statunitensi per produzioni destinate all'esportazione. Gli agricoltori ricevono così istruzioni, strumenti e sementi.
Facile prevedere come andrà a finire. Con la perdita della biodiversità i prodotti agricoli iracheni saranno più esposti alle malattie. Gli agricoltori perderanno i raccolti, poi perderanno le terre e il paese non riuscirà più a sfamarsi da solo.