Pubblicato su Politica Domani Num 50/51 - Set/Ott 2005

Cuba
Non todas las calles puertan a Roma
Pensieri e riflessioni a ruota libera di un turista italiano a Cuba

di Maurizio Carmesini

In compagnia di mia moglie mi sono recato a Cuba per visitare la zona centro-occidentale, durante la prima settimana di viaggio, e per riposare nella bella e attrezzatissima isoletta di Cayo Largo, nella seconda settimana. La vacanza, però, è stata funestata dall'uragano Dennys che ha implicato l'immediata evacuazione da Cayo Largo, riservandoci notevoli disagi.
Le strade statali di Cuba, e specialmente l'Havana, sono disseminate di cartelloni e murales esclusivamente inneggianti quella rivoluzione che ha determinato la Cuba libre.
A Cuba lo Stato, anzi per meglio dire con i cubani, "Fidel", è onnipresente per garantire cibo, istruzione, salute e protezione; ma ciò che agli occhi del turista più attento sembra evidente, è che questa nazione, grande quasi come l'Italia, dove vivono poco più di 11 milioni di persone, ricca di vita vegetale e animale, gli riserva quasi esclusivamente sigari, sesso e rum.
Per quel che mi riguarda non mi è stato possibile conoscere la vita notturna di Cuba, anche a motivo dello scoraggiamento che inducono le sue strade buie, ma non mi è mancata una proposta di sesso da parte di una giovane che, non accorgendosi di mia moglie, in prima serata, sostava davanti all'importante albergo de l'Havana chiamato Trip Havana Libre.
Naturalmente il "Ron" (così chiamano il Rum) e i suoi drink derivati furoreggiano, ma ancor più furoreggiano - ovunque ti trovi - i venditori non autorizzati di sigari: all'aereoporto dell'Havana, al ritiro valige, un grandissimo cartellone troneggia spiegando che le confezioni di sigari prive di un certo bollino posto in basso a sinistra del pacchetto verranno requisite.
In quest'isola il turista europeo spende molto perché gli è vietato l'uso della moneta locale, il pesos cubano. Egli può utilizzare solo il pesos denominato convertible, o in alternativa, l'euro: un pesos convertible vale circa 25 volte il pesos cubano, mentre per i turisti circa un euro.
Ora, se si valuta che una maglietta stampata costa minimo 12 pesos convertible, un giro in carrozzella per le vie dell'Havana ne costa 20, una confezione di sigari può costare fino a 250/300, un caffè o una birra costa 2/3 pesos convertible, ecc. si capisce che se per le nostre economie occidentali, pagare un caffè 2 o 3 euro in un grande albergo può risultare un lusso di cui, qualche volta, non si può fare a meno, per il cubano quel caffè diventa inarrivabile, dal momento che, mediamente, egli guadagna 200/250 pesos cubani al mese, l'equivalente cioè di 8/10 pesos convertible.
A Cuba è possibile fare delle micro esperienze d'umanità che non si vorrebbero esperire in nessuna parte del mondo. Per esempio un giorno, tra un tuffo in piscina e l'altro, ho incrociato lo sguardo stanco e sudato di una inserviente che si era seduta per un minuto su una sdraio e che - non essendole consentito rivolgermi la parola - accortasi di me si è alzata e se ne è andata quasi scappando.
Un'altra esperienza d'umanità è stata il sorriso grato delle donne che per strada ci chiedevano le saponette degli alberghi, anche se già usate; oppure la richiesta di una giovane donna che voleva il mio zainetto da viaggio: mi disse che le serviva per sua figlia, per metterci i libri di scuola.
I cubani girano su macchine degli anni '40 e '50 (non sanno cosa sia il common-rail e le macchine moderne le posseggono solo i ricchi, i dipendenti delle ambasciate, le agenzie turistiche), oppure si stipano su camion o autobus obsoleti e donati loro dagli occidentali.
Ma, tornando alla cultura dei cubani, occorre riferire che mentre la prima costituzione a firma del Leader Maximo dichiarava Cuba "nazione atea", in seguito quella dicitura è stata cambiata con "nazione laica". In effetti i cubani mantengono viva e desta la loro religione sincretica chiamata "Santerìa" e, a tal proposito, ricordo che, se interrogato, un cubano dirà di essere cattolico. In realtà è il cattolicesimo colonialista che ha prestato i volti cristiani alle divinità, al culto degli antenati di africana memoria. Ed è per questa ragione che molti cubani si dichiarano cattolici: in realtà i cattolici veri, costituiscono una modesta minoranza.
C'è da chiedersi se a Cuba, qualcuno, magari periodicamente, si ritrova per tornare a celebrare la propria reale identità culturale, così come, ad esempio, fanno gli indiani d'America, gli Ynuit, i Maori, gli aborigeni australiani, i Masai kenyoti, ecc..
Certo, Cuba e i cubani soffrono l'embargo americano, ma è anche vero che molte nazioni occidentali e sud-americane commerciano o potrebbero commerciare con Cuba. Risulta difficile capire cos'è che determina questo contenimento dello sviluppo economico e sociale: forse la volontà governativa di contenere il rischio di "inquinamento" della cultura cubana dalla "pericolosa" libertà di movimento e di pensiero delle società consumistiche e, quindi "imperialiste", che il dialogo commerciale potrebbe implicare.
Quest'ultima considerazione, però, appare stridere con i concetti di libertà, di dignità e d'uguaglianza mediati da tutte quelle scritte sulla rivoluzione.
A tal proposito, uno dei cartelloni incontrati, recitava così: non todas las calles puertan a Roma: chissà cos'è che Fidel lì vuole intendere per Roma?

 

Cuba
L'isola si distende fra il mar dei Caraibi e l'oceano atlantico, 150 km a sud della Florida.
Ci sono 11,35 milioni di abitanti. L'età media è di circa 35 anni. I cubani vivono a lungo: raggiungono in media i 77 anni. L'85% di essi, prima di Castro, si dichiarava cattolico.
Capitale: L’Havana
Presidente e capo del governo: Fidel Castro (dal 1959).
Uno dei più gravi problemi è l'emigrazione clandestina verso gli Stati Uniti.
La popolazione originaria cominciò a sparire subito dopo il 1492, quando l'isola divenne colonia spagnola. Per coltivare le piantagioni di zucchero e di caffè furono fatti giungere moltissimi schiavi africani. Per questo la popolazione cubana è un misto di neri, bianchi e mulatti.

 

Homepage

 

   
Num 50/51 Sett/Ott 2005 | politicadomani.it