Pubblicato su Politica Domani Num 50/51 - Set/Ott 2005

Economia globale
Euro contro dollaro: arbitra Teheran
Con quale valuta pagheremo il petrolio? Si gioca sulla moneta il futuro dei prossimi 30 anni

di Maria Mezzina

È una delle dieci notizie più censurate dell'anno (Internazionale n. 609, settembre 2005). L'Iran vuole aprire una borsa internazionale di scambio del petrolio in euro. Una sorta di Wall Street dove gli scambi avvengono esclusivamente su prodotti petroliferi.
Il progetto di Teheran urta contro gli interessi delle grandi società americane a cui appartengono il Nimex (Mercantile Exchange) di New York e l'Ipe (International Petroleum Exchange) di Londra. Qui viene scambiata la maggior parte del petrolio greggio mondiale. Naturalmente in dollari.
L'apertura di un mercato internazionale del greggio che operasse in euro farebbe cadere di colpo la supremazia della moneta americana, provocandone un vero e proprio collasso.
Il tentativo era già stato fatto in passato, nel 2000, da Saddam Hussein. La notizia comparve sul primo numero di Politica Domani con il titolo "Euro contro dollaro: arbitra Saddam Hussein" (8 gennaio 2001).
Quella della lotta per la supremazia del dollaro come moneta per gli scambi internazionali è una questione da tenere sotto osservazione, per capire dove andrà il pianeta nei prossimi venti anni.
L'Iran accetta dai suoi clienti europei e asiatici il pagamento del greggio in euro sin dal 2003. Russia, Venezuela e altri paesi dell'Opec hanno mostrato interesse a passare all'euro. La Cina ha la seconda più grande riserva di dollari. Ha quindi interesse a sostenere l'economia americana. Eppure anche la Cina potrebbe seguire l'esempio degli altri paesi, accettando pagamenti in euro.
L'apertura della borsa iraniana del petrolio potrebbe avvenire già il prossimo anno. Washington è sul piede di guerra e, come già per l'Iraq, minaccia di invadere anche l'Iran. Difficile pensare che sia in grado di farlo veramente. Anche perché la Cina sarebbe spinta a togliere il suo supporto al dollaro. E non solo la Cina.
Intanto in Iraq una delle prime ordinanze di Bremer ha imposto il dollaro come esclusiva moneta di scambio per il greggio iracheno. L'ordinanza fa parte di un pacchetto volto a "sostenere" l'economia del paese.
Difficile immaginare le conseguenze di un crollo della moneta statunitense. Potrebbero essere drammatiche. È un fatto, però, che il Gigante si scopre con i piedi di argilla. Conviene, tuttavia, probabilmente a tutti che, piuttosto che crollare, scivoli seduto.

 

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