Pubblicato su Politica Domani Num 50/51 - Set/Ott 2005

Pianeta carcere
Una casa per riflettere
L'inaugurazione a Velletri, della "Casa di accoglienza San Lorenzo" per detenuti, ex detenuti e le loro famiglie è stata l'occasione per riflettere sulla realtà carceraria e la nostra capacità di risposta alla chiamata "Ero carcerato e siete venuti a visitarmi" (Marco, 25)

di M.M.

23 settembre 2005, Velletri. Sono le 18:00 e in piazza Ignazio Galli, davanti alla chiesa di san Lorenzo, sacrario di Velletri, c'è una piccola folla. Due vigili assicurano alla gente lo spazio adeguato per muoversi con tranquillità nella piccola suggestiva piazza di solito ingombra di auto parcheggiate. L'atmosfera è cordiale. Si inaugura la "Casa di accoglienza San Lorenzo" , un'idea realizzata da un gruppo di operatori della Caritas diocesana di Velletri. Il vecchio edificio, accanto agli studi di Radio Delta, la radio locale, e alla sede degli Scout, è stato in passato sede della Scuola di Teologia. Oggi, o meglio in futuro, sarà un centro di accoglienza per ex detenuti, detenuti in uscita con permessi premio e famiglie di detenuti in visita ai loro cari presso il carcere di Velletri in contrada Lazzaria. Il carcere è l'imponente struttura che si leva sulla destra del viaggiatore che percorre la strada verso Campoleone, dopo il bivio per Nettuno, agli estremi confini del comune di Velletri. Bianca cattedrale nel mezzo del nulla, questo carcere. Solo campagna intorno e nessuna abitazione a perdita d'occhio.
Il carcere di contrada Lazzaria ha preso il posto del vecchio carcere di Velletri, posto al centro della città, sulla piazza del Comune, nel quale trovavano ospitalità - si fa per dire - settanta o ottanta detenuti, tutti locali. Tutti poco più che rubagalline.
Oggi la casa circondariale di Velletri conta oltre 300 detenuti, alcuni dei quali sono custoditi - anche qui si fa per dire - in regime di massima sicurezza.
Il Direttore del carcere, dott. Giuseppe Makovec, intervenuto alla cerimonia, ha parlato della necessità di coniugare nel carcere rigore e umanesimo. La disciplina carceraria si sta modificando e il carcere stesso si sta trasformando. I detenuti che potrebbero beneficiare di permessi premio, di periodi di libertà, cioè, fuori della struttura, sono spesso obbligati a rinunciarvi perché non saprebbero dove andare. C'è in questa sconcertante affermazione tutta la solitudine che accompagna il detenuto dal momento della sua detenzione fino al suo difficile reinserimento, da ex detenuto, nella vita sociale.
Certamente il perdono compete alla sfera della religione. Allo Stato appartiene il dovere di operare una sintesi fra il reo, la vittima, lo Stato e la società. Una grande scommessa che non è possibile vincere se non con l'aiuto del volontariato. Sono le parole del Direttore.
Esiste infatti attorno alla realtà del carcere tutto un mondo fatto di volontari che con il servizio ai detenuti esprime il suo modo di servire il Signore attraverso i più piccoli, a Lui tanto cari.
Il dott. Makovec, nel suo breve ma intenso intervento, ha toccato un aspetto profondo e spesso nascosto, ma decisivo se si vuole vincere la grande scommessa. C'è poi l'aspetto spirituale - ha detto - che interessa poco allo Stato. Ma è importante dialogare con i detenuti sul piano della sfera spirituale. È questo il miracolo che i volontari del carcere, espressione e strumento di Chi i miracoli sa farli veramente, riescono a fare. Grazie alla caparbietà di una suora e di un volontario, ha raccontato il Direttore, si è costituito un gruppo di lettura e di meditazione del Vangelo in una piccola sezione del carcere nella quale ci sono pentiti di mafia e persino pentiti di essersi pentiti.
E grazie alla caparbietà di tanti altri volontari e alla disponibilità di tanti operatori all'interno della struttura carceraria molti altri piccoli e grandi miracoli si sono compiuti e si stanno compiendo fra le pareti di tanti luoghi di detenzione in Italia, oltre che a Velletri. Penso a certi spettacoli organizzati dai detenuti e portati persino in teatri all'esterno e penso alla vivacità di certi giornali nati all'interno del carcere e che riescono a circolare anche fuori in forma cartacea e anche via internet.
L'ex detenuto dei Miserabili di Victor Hugo, toccato dal gesto di carità di un vescovo e divenuto l'angelo protettore di un'intera comunità è probabilmente molto più reale e molto meno lontano di quanto si possa pensare da tanti altri che nel carcere e con l'esperienza della detenzione hanno trovato la strada della dignità e della salvezza.

Esperienze
Ho visto Suzanne è una chiacchierata teatrale “più che sul mentire per vivere, sul mentire per sopravvivere senza lottare, per la gran paura che, poveri noi, abbiamo della lotta. È messa in scena da detenuti per un pubblico di persone libere, ma questo non significa che coloro che mentono per sopravvivere senza lottare siano proprio i detenuti, o solo loro”. Il commento è di Claudio Montagna di C.A.S.T., l’associazione che ha curato il lavoro

 

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