Pubblicato su Politica Domani Num 50/51 - Set/Ott 2005

Unicef
Ambasciatori e Partner
Come funziona

di m.m.

Sono attori, musicisti, sportivi e politici di tutto il mondo che si impegnano a titolo onorifico a favore dell'infanzia, mettendo a disposizione il loro nome per una buona causa.
L'Unicef li chiama Goodwill Ambassadors o Special Representatives, e li impegna con un vero e proprio contratto di lavoro e una paga simbolica, come si vede dal contratto firmato con l'Unicef da Audrey Hepburn nel 1988 riportato qui sotto.
Poi ci sono le organizzazioni nazionali e internazionali che sono autorizzate ad usare il marchio Unicef allo scopo di tirare su fondi a favore di questo o quel progetto in corso.
E di progetti in corso a favore dei bambini e delle donne ce ne sono moltissimi.
Sono partner internazionali dell'Unicef multinazionali quali l'Ikea (mobili), la Montblanc (penne), la Biotherm (prodotti cosmetici), la ATP (Associazione Tennisti Professionali). Otto in tutto finora.
Ad oggi ci sono 28 comitati nazionali. Il loro scopo è di far conoscere i programmi Unicef, di promuovere campagne e di creare partnership con associazioni, compagnie, società e aziende volte a finanziare specifici progetti. Tutti questi partner possono utilizzare il marchio Unicef. Nel caso, quindi, di compagnie commerciali la donazione diventa uno scambio alla pari: denaro in cambio di visibilità positiva.
Scopo principale della partnership è far conoscere, sostenere finanziariamente ed operativamente i programmi Unicef e promuovere l'istituzione. Tutto ciò avviene in modi diversi. Attraverso una varietà quasi infinita di interventi creativi quali raccolte fondi, campagne di sensibilizzazione, partecipazione diretta, con personale, o indiretta, con aiuti in merci o in denaro (multifaceted partnership). Con donazioni fatte a sostegno di progetti specifici (corporate philantropy). Con la vendita di prodotti parte del cui ricavato, in percentuale, o secondo un ammontare fisso, va in beneficenza all'Unicef (cause related marketing). Con il lavoro degli impiegati (employee programmes), impegnati in molteplici attività di sponsorizzazione, come, ad esempio, la vendita via internet di oggettistica e piccoli doni. Con la vendita di cartoline. Con eventi speciali quali spettacoli, mostre, sfilate, concerti. E, infine, con campagne di raccolta e di aiuti per situazioni di emergenza quali guerre, catastrofi naturali ed epidemie.
Inevitabilmente tutti questi partner si fanno concorrenza, cercando ognuno di proteggere la nicchia di spazio che si è costruita. Una concorrenza che, se da una parte è buona perché coinvolge un numero grandissimo di persone, dall'altra rischia di essere dispersiva, perché ognuno tende a guardare al suo programma e al suo progetto in modo esclusivo.
È un mondo complesso, che richiede un'amministrazione centrale capace di proporre e di supervisionare i progetti, di avere ogni momento il polso della situazione e di ridistribuire, eventualmente, gli aiuti - sempre troppo pochi -, di tenere alta l'attenzione dei media e della gente sui problemi del momento e sulla situazione disperata di tanti piccoli del mondo. Perché è proprio la gente semplice quella che ora è meglio in grado di capire e di far pressione sui propri governi. Con l'aiuto di queste splendide figure di "ambasciatori di buona volontà".

 

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Num 50/51 Sett/Ott 2005 | politicadomani.it