Pubblicato su Politica Domani Num 5 - Maggio 2001

Crisi USA-Cina
. E BUSH NON CHIEDE SCUSA .
Piccolo bollettino dei disastri

 

Rifiutando di ratificare il protocollo ambientale di Kyoto per l'emissione dei gas tossici, e dando il via alla costruzione di nuove centrali nucleari per aumentare la produzione complessiva di energia elettrica, il presidente USA Gorge J. Bush ha riacceso le tensioni commerciali con l'Europa.
Spie americane vengono espulse da Mosca, spie russe da Washington, nessun incontro tra Putin e Bush: un ritorno alla Guerra fredda? Dopo il repentino taglio alle imposte effettuato come promessa durante le elezioni, i democratici temono un gravoso deficit nelle casse dello Stato a stelle e strisce: forse sarebbe stato il caso di dare la priorità ad altre azioni di governo, lo dicono anche gli elettori americani. Ma non basta. 1° aprile, cielo del Golfo del Tonchino, un quadrimotore spia americano e due jet cinesi si scontrano e urtano, uno dei caccia precipita in mare e il pilota muore, l'aereo spia rimane giorni e giorni prigioniero insieme all'equipaggio indenne in territorio cinese, dopo un fortuito atterraggio nella base di Hainan. Pechino pretende le scusa degli USA in cambio della liberazione dei ventiquattro ostaggi dell'equipaggio americano, scuse in primo luogo da rivolgersi alla madre del pilota cinese rimasto ucciso nello scontro aereo. Gli USA esprimono il loro rammarico, si rifiutano però di porgere le scuse ufficiali. Sono legittime le ricognizioni a fini spionistici al limite dei confini territoriali con altri paesi, rischiando eventi come questo ultimo, che hanno duramente incrinato i rapporti diplomatici tra due paesi dalla base politica così diversa? "Siamo un paese pacifico, ma dobbiamo evitare conflitti", dice Condoleeza Rice, consigliere per la sicurezza nazionale ai microfoni della CNN. Ha davvero bisogno la diplomazia internazionale, per il mantenimento della pace, di una nazione che rivesta la carica del sorvegliante?
Un paese i cui errori di sorveglianza non portano al sostenimento degli equilibri, bensì a un serio inasprimento dei rapporti, e a sciocche formalità linguistiche, che si arenano tra un sorry e un regret da rivolgere alla Cina. La Cina spinge la situazione alla crisi impuntandosi su semplici scuse formali, come quelle richiesta ad ogni costo agli USA, probabilmente per evitare di smascherare una ormai evidente instabilità politica interna. D'altro canto l'America, la salvatrice dell'umanità non chiede scusa. Sostiene di essere la principale mantenitrice della pace, eppure studia una nuova mini-bomba atomica per abbattere definitivamente Saddam Hussein e i suoi bunker segreti; inoltre si rifiuta di porgere le sue scuse dopo un disastro aereo causato dalla sua inopportuna presenza di controllo. Deplorevole. In fondo, l'America porta la pace e controlla i cieli del mondo per la tranquillità e il benessere di tutti noi. In realtà, non ci sarà mai pace fino a quando qualcosa, qualunque cosa, si porrà come ostacolo di fronte agli interessi economici e militari degli statunitensi. Se la enorme macchina statale americana non ponesse da sempre le sue enormi falangi ai vertici della scala economica e politica mondiale, non ci sarebbe pace per nessuno sul pianeta terra, perché non nasce la solidarietà senza la prospettiva di un lauto guadagno.

Marianna Bartolazzi

 

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