Pubblicato su Politica Domani Num 5 - Maggio 2001

Programmi elettorali in rete
Così il bambino diventò un uomo
Che fine ha fatto la politica estera?

 

Ad elezioni ormai prossime, Polo e Ulivo parlano dei loro programmi, in una propaganda politica infinita in durata, ma neppure iniziata per concretezza dei contenuti. Nei siti dei due schieramenti ho dato un'occhiata ai programmi. È bastato però un semplice sguardo e un solo secondo per rendermi conto di ciò che sta accadendo. Particolari tutt'altro che insignificanti hanno fatto vagamente riaffiorare alla mia mente una scena di quando ero bambino, subito ricaduta però nella nebbia dei ricordi. Ma ritorniamo ai programmi e andiamo con ordine. Il progetto dell'Ulivo vuole essere un coerente completamento degli interventi intrapresi nel quinquennio passato: aumentare ulteriormente i posti di lavoro, migliorare le pensioni, attuare riforme nell'industria e nell'agricoltura, rendere le città più sicure e più vivibili per trasformare l'Italia in meglio. Fin qui tutto regolare; ma è andando oltre, cercando nei programmi di politica estera, nelle previsioni del ruolo dell'Italia in Europa e nel mondo che nasce lo stupore, il disappunto e la rabbia. Che cosa potrà esserci mai scritto di tanto abominevole? E qui viene la sorpresa: non c'è scritto un bel niente, come se il nostro paese per i prossimi cinque anni sia destinato a non avere alcun rapporto con l'estero. Una così grave mancanza, una così imperdonabile negligenza mi ha lasciato interdetto e per un attimo è diventato un po' più comprensibile il ricordo che vi accennavo prima di quando ero bambino, ma non ancora abbastanza. Nel progetto del Polo non solo non si accenna minimamente alla politica estera, ma addirittura non c'è un vero e proprio programma: si tratta di pagine e pagine di roboanti parole, parole, parole e di vaghe promesse, promesse, promesse. Inaccettabile se si pensa che è in ballo il futuro della nostra nazione, il nostro futuro. Quello che prima si affacciava alla mente come un ricordo lontano, un'immagine sfocata, prende nitidamente forma. Vedo quel bambino: non sono io, è un bambino qualunque, uno come tanti; grida, piange, sembra chiedere veementemente qualcosa; vedo accorrere qualcuno, più grande di lui; estrae dalla tasca una caramella, la porge al bambino e questi smette immediatamente di piangere e gridare, dà la mano alla persona più grande e si incammina con essa. Ecco cosa mi viene in mente pensando agli italiani in questi giorni. I partiti leniscono il nostro pianto e smorzano le nostre urla non con caramelle ma con promesse e parlando soltanto di ciò che più fa presa sul popolo, senza sfiorare minimamente quegli argomenti, come la politica estera, altrettanto e forse più importanti, ma che non avrebbero lo stesso effetto. I cittadini si sentono rassicurati dalle parole suadenti e dalle grandi promesse, come il bambino della caramella, e soddisfatti dalla speranza del cambiamento e dall'attesa svolta decisiva, si incamminano lungo un percorso che durerà cinque anni, accompagnati da chi meglio li ha fatti illudere e da chi più li ha fatti sognare. Credo sia giunto il momento che questo bambino cresca e capisca che le promesse strabilianti di mille caramelle non valgono il diritto di essere consapevoli e di chiedere una realtà fatta di impegni concreti e di sforzi reali. Spero che cresca e capisca che questi inganni sono un'offesa alla sua intelligenza da parte di chi lo tratta da sprovveduto e provinciale ritenendo che sia incapace di osservare e non sia in grado di sapere cosa accade al di là della sua piccola città o del suo modesto paese. Credo sia giunto il momento di dare una mano a questo bambino a diventare un uomo e comportarsi da uomo.

Daniele Proietto

 

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Num 5 Maggio 2001 | politicadomani.it