Pubblicato su Politica Domani Num 48/49 - Giu/Lug 2005

Così va in Cina
Da Mao a Yao
In epoca di grande crescita economica il culto della personalità, duro a morire, si trasferisce dall'eroe della rivoluzione proletaria, ad una star del basket

di Cristina Micoli

Incredibile. È come voltare le spalle alla povertà. È come togliere agli umili, ma indomiti, lavoratori cinesi un riconoscimento che è sempre stato il loro. Fino ad ora. Fino a che i vertici del Partito Comunista cinese hanno deciso di nominare "lavoratore modello" del 2005 non un operaio, ma una star del basket: Yao Ming. È quasi incredulo. Non sa come rispondere il maggiore rivale di Shaquille O'Neal, e protagonista di tre stagioni stellari, in cui ha totalizzato una media superiore ai 18 punti e 8 rimbalzi a partita. Tra imbarazzo, modestia e autoironia, sembra quasi volersi scusare per il premio ricevuto: "Ero abituato a pensare che quel titolo fosse riservato ai comuni operai che faticano duramente. Ma adesso, oltre a loro, viene premiato anche un tipo speciale di lavoratore emigrante come me". E già, c'è di più. Yao Ming non solo guadagna ventimila volte il reddito del cinese medio (20 milioni di dollari l'anno), ma li guadagna anche fuori dalla Cina, nientemeno che negli Stati Uniti. Il paese individualistico per antonomasia, che più di tutti si piazza agli antipodi della società cinese, con i suoi ideali di successo, del "self-made man" e del libero mercato. Proprio nulla a che vedere con il collettivismo e la cultura dell'abnegazione.
C'è una lezione, però, che ci tramandano sia gli antichi Greci che i Romani: lo sport avvicina anche chi è profondamente diverso. Un ricco imprenditore a un operaio, un analfabeta a un laureato, perfino un cinese a un americano. Uniti sotto la stessa bandiera, avvolti empaticamente in una partecipazione corale per sostenere uno stesso idolo, le differenze si limano, quasi scompaiono. Quello che importa è solo tifare e tenere il più lontano possibile le frustrazioni sociali e politiche.
E in un periodo in cui la politica interna della Cina sta affrontando una fase travagliata - vedi le spinte secessionistiche di Taiwan; vedi la chiusura di migliaia di internet point e i blocchi ai vari motori di ricerca; vedi le altre innumerevoli violazioni dei diritti dei cittadini -, ecco che ci pensa il cestista degli Houston Rockets, il gigante alto due metri e 26, a fare da valvola di sfogo a quanti "felici e contenti vanno a lavorare e pacifici e beati rincasano", come dice il motto che si legge all'entrata delle fabbriche cinesi.
E se agli umili operai, agli autisti di autobus e ai poveri minatori, la nomina di Yao proprio non andasse giù? Niente paura, "Yao rappresenta l'immagine della Cina moderna, oltre ad essere un patriota nell'arena della competizione sportiva internazionale". Questa motivazione del sindacato operaio di Shangai mette proprio tutti d'accordo. Da una parte il governo cinese ne esce sotto una nuova luce, al passo con i tempi e sensibile ai nuovi orizzonti delineati dagli occidentali. Dall'altra il popolo può respirare una leggera brezza di apertura, i teen-ager ricominciano a sognare, stringendosi sotto l'icona di un eroe nazionale, che per notorietà ha superato sia il presidente che l'attuale premier cinesi. E in più, premiando un cinese che ha avuto successo in terra "nemica", la Cina rafforza il sentimento patriottico del popolo.
Resta un dubbio, però. Manca un ultimo tassello per completare il quadro. Il "lavoratore emigrante" è un formidabile businessman. È onnipresente negli spot pubblicitari televisivi per grandi marche, sia in America che in Cina, come la carta di credito Visa, la Apple Computer, la Pepsi, McDonald's, la Reebok e Gatorade. Grazie a lui il campionato di basket americano è ai vertici dell'audience televisiva fra gli eventi sportivi, superando il calcio cinese.
Il senso degli affari di Yao Ming è il modello a cui guarda la Cina di oggi. Meglio lui che i poveri minatori o le bambine operaie dell'industria tessile del Guangdong. Una visita al suo sito internet ed è chiaro che il nuovo culto per il campione ha sostituito la venerazione per Mao. Ed è un culto redditizio: un pallone da basket autografato è in vendita online per 400 dollari americani; una maglietta rossa degli Houston Rockets con il fatidici numero 11 e la firma di Yao si può ordinare per 600 dollari. E se qualcuno in Cina cerca di fare fortuna contraffacendo questi prodotti, c'è da giurare che Yao gli sguinzaglierà addosso i migliori avvocati del paese.
Non è solo lo sport ad essere il motore trainante dell'apertura della Cina a ovest. In fin dei conti Yao il premio se lo merita davvero. È un "colletto blu del basket", "un operaio dello sport", che è rimasto fedele alle sue origini e che lavora duramente per realizzare un grande sogno: la vittoria olimpica della nazionale cinese. Anche lui è vittima degli interessi economici del suo paese. Sempre che si possa chiamare vittima una star miliardaria.

 

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Num 48/49 Giu/Lug 2005 | politicadomani.it