Pubblicato su Politica Domani Num 48/49 - Giu/Lug 2005

Europa
Costituzione europea il "NON" della Francia
Nonostante la battuta di arresto si andrà avanti con le ratifiche e la situazione sarà chiara solo alla fine del processo

di Alessandro Lovato

Il 29 Maggio la maggioranza dei francesi ha votato "NON" sulla scheda referendaria. È un no, però, che non corrisponde ad un rifiuto della Costituzione europea. La tesi, a prima vista paradossale, è sostenuta da molti autorevoli esponenti europei. Spicca tra questi il belga Jean-Luc Dehaene, vicepresidente della Convenzione Europea. In un'intervista al quotidiano belga "le Soir", Dehaene ha così criticato la via del referendum per l'adozione della costituzione: "Organizzare un referendum su un testo così complesso porta a ottenere una risposta ad una domanda che non è stata posta'', perché ''le persone reagiscono visceralmente a breve termine e dimenticano tutto quello che l'Europa ha portato loro". Il pensiero di Dehaene è suffragato dai risultati di un sondaggio fatto dal Tns-Sofres per conto di "Le Monde" circa i motivi del no francese. Al primo posto non c'è né la paura di perdere l'identità nazionale, né il rifiuto di una Costituzione neoliberista, spettri agitati rispettivamente dall'estrema destra di Le Pen e dalla sinistra radicale. C'è invece, con il 46%, una ragione molto più pragmatica: il timore che il trattato possa aggravare la disoccupazione. I cugini transalpini, con un tasso di disoccupazione al 10,2%, sono spaventati per la potenziale invasione di manodopera straniera a basso costo. Principalmente di quella proveniente dai paesi dell'est, il fantomatico "plombier polonais" (idraulico polacco), evocato maldestramente all'inizio di aprile dall'ex commissario europeo Frits Bolkestein. Legare il problema della disoccupazione all'approvazione del trattato Costituzionale è tuttavia sintomo della mancata comprensione del trattato stesso. Ma non si può dare la colpa di questo solo ai francesi che hanno votato no. L'altro vicepresidente della Convenzione, Giuliano Amato, ha espresso dubbi sulla forma stessa del trattato costituzionale definito un "gigantesco mattone" facilissimo da attaccare. Il trattato è in effetti una Costituzione così come la intendiamo noi solo per due terzi, circa 114 articoli. Per il resto delle oltre 400 pagine si tratta di una riscrittura delle norme e dei trattati precedenti. Cosa, questa, che non facilita di certo la sua lettura e la sua comprensione da parte della popolazione - in questo caso quella francese - che, quindi, non ha risposto a quello che chiedeva il quesito referendario, ma si è lasciata condizionare dalle sue paure e dalla contestazione contro il governo Raffarin.
Al di là delle sue ragioni, il no francese resta, pesantissimo, visto che si tratta di uno dei paesi fondatori dell'Unione e del secondo più popoloso. Occorre però anche considerare che il trattato è già stato ratificato da dieci Paesi per un totale di 230 milioni di persone, pari ad oltre la metà dei 25 stati dell'Ue, e che altri sembrano intenzionati a farlo.
Quindi, cosa fare? Il presidente di turno dell'Unione europea, il lussemburghese Jean Claude Juncker, esaminerà il problema in una serie di incontri bilaterali con i capi di Stato e di governo dell'Ue. I colloqui, inseriti in quelli previsti in preparazione del Consiglio europeo del 16 e 17 giugno, si chiuderanno il 9 giugno con Berlusconi e con Chirac. Proprio il presidente francese ha dichiarato che in sede di Consiglio si farà portavoce della decisione del popolo francese, magari proponendo una rinegoziazione del trattato. In realtà, molto probabilmente si andrà avanti con la ratifica come impongono le regole previste. Le somme si tireranno alla fine: se gli Stati contrari saranno più di cinque la Costituzione dovrà essere rinegoziata o totalmente cancellata; se invece i Paesi contrari saranno di meno, allora spetterà al Consiglio decidere se ritenerli fuori dal trattato o concedere loro un'altra possibilità. Intanto però, come evidenzia Francoise Le Bail, portavoce della Commissione europea, è necessario colmare la mancanza di informazione sia sul testo costituzionale, sia, più in generale, su tutte le attività politiche, economiche e sociali dell' Unione Europea.

La situazione delle ratifiche
Dieci dei venticinque paesi dell'Unione hanno già ratificato il trattato di Costituzione europea. Si tratta di Austria, Grecia, Italia, Lituania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Ungheria, Germania e Lettonia.
Non l'hanno approvata Francia e Olanda.
Dei tredici paesi che debbono ancora pronunciarsi, sei lo faranno per via parlamentare (Cipro, Malta, Finlandia, Svezia, Estonia e Belgio), e sette per via referendaria (Lussemburgo, Danimarca, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca e Irlanda).

I numeri delle ratifiche (e non)
Lettonia
Il giorno dopo il "no" olandese alla Costituzione europea, il Parlamento della Lettonia ha ratificato il Trattato. È stata raggiunta la maggioranza richiesta dei due terzi: su 100 deputati lettoni, 71 hanno votato a favore della Costituzione, cinque hanno votato contro e sei si sono astenuti.

Risultati del referendum in Francia
Con un tasso di affluenza alle urne del 69,24 % il "no" ha ottenuto il 54,87 per cento, pari a 15.422.659 voti, il "sì" ha avuto il 45,13 per cento (12.686.732 voti).

Risultati del referendum in Olanda
Con un affluenza del 62%, di molto superiore alla percentuale di elettori che si erano recati a votare l'anno scorso per le elezioni del parlamento europeo, l'Olanda ha rifiutato la Costituzione europea con la percentuale del "no" al 61,6%.

Risultati del referendum in Spagna
Svolto il 20 febbraio 2005, il primo referendum per l'approvazione della Costituzione è stato approvato dal 76,73% dei votanti contro il 17,24% che ha detto no e il 6% che ha votato scheda bianca. Il successo schiacciante del "si" è stato offuscato dall'altissima percentuale di astensioni dal voto, il 57,68%.

 

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