Pubblicato su Politica Domani Num 48/49 - Giu/Lug 2005

Prima e dopo l'11 settembre
Afghanistan, cronaca di un conflitto infinito
Una guerra lunga e complessa in cui Bin Laden è solo un attore secondario

di M.M.

1979-1989, siamo in piena guerra fredda, che però in Afghanistan è guerra vera. Lì le truppe sovietiche sostengono il governo di Najibullah, filocomunista e antireligioso e combattono contro le truppe ribelli dei mujahedin, legate ai movimenti popolari musulmani. Finanziano la guerriglia gli Stati Uniti che fanno arrivare ai ribelli oltre 700 milioni di dollari l'anno (una delle più gigantesche operazioni segrete della CIA). Esponente di spicco fra i mujahedin è Rabbani, fondatore del movimento politico islamico del Paese.
Nel 1989 le truppe sovietiche si ritirano dal Paese. Quei dieci anni di guerra sono costati 15.000 vittime fra i soldati sovietici, un milione di morti afghani e 6,2 milioni di profughi.
Gli anni successivi, 1989-1996 , sono testimoni di innumerevoli conflitti armati fra le fazioni rivali di mujahedin tagiki, uzbeki, hazari e pashtun. Sullo sfondo c'è la dissoluzione dell'impero sovietico che alimenta nazionalismi e conflitti etnici. Sono pashtun gli studenti delle scuole coraniche, i talebani, dal termine "talib", "colui che è in cerca della conoscenza". Sono i più decisi e organizzati. Nel '94 occupano Kandahar e due anni dopo conquistano, senza combattere, Kabul. Dei due ex nemici, Rabbani e Najibullah, il primo riesce a fuggire e l'altro viene giustiziato.
I talebani governano il Paese dal 1996 al 2002. Sono sostenuti dal Pakistan e dall'Arabia Saudita, ma anche dagli Stati Uniti che continuano a vedere in essi un baluardo contro l'Alleanza del Nord dei mujahedin tagiki, uzbeki e hazari, guidata dal tagiko Massud e sostenuta, fra gli altri, da Russia, India e Iran. Massud sarà ucciso solo qualche giorno prima dell'attentato alle torri gemelle di New York.
Poi c'è l'11 settembre e, alla fine del 2001, l'intervento statunitense, l'inutile tentativo di catturare Osam Bin Laden, la caduta del regime dei talebani, le elezioni e il governo di Hamid Karzai, sostenuto dagli USA. Ma non è ancora la pace.
Dal 2002 ad oggi i conflitti si sono moltiplicati: nelle province sud-orientali, al confine col Pakistan, fra le truppe americane e governative e la resistenza dei talebani e dei miliziani dell'Hezb-i Islami; nelle province settentrionali del Paese, fra le milizie uzbeke del Jumbesh-i Milli (di Abdul Rashid Dostm) e le milizie tagike del Jamiat-i Islami (di Mohammad Ustad Atta).
E con i conflitti le vittime: 14 mila durante l'intervento americano (almeno 10 mila combattenti talebani e quasi 4 mila civili); 15-20.000 civili afgani morti nei mesi successivi alla fine del conflitto per le malattie e la fame provocate dalla guerra; 4.500 morti causati dai combattimenti e dagli attentati verificatisi nei tre anni di "dopo-guerra".

 

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