Pubblicato su Politica Domani Num 47 - Maggio 2005

Produzioni audiovisive indipendenti
"Un cinema di tanti per tanti"
La Medusa Film fa da asso pigliatutto. L'imprenditoria del cinema è scomparsa. Il problema è allora o fare film con Berlusconi o non farne affatto. A meno che ...

di Cristina Micoli

È al vertice del panorama cinematografico italiano. È al centro delle polemiche sul conflitto di interessi del suo proprietario. È nata nel 1995. Vita relativamente breve, ma di certo a ritmi incalzanti per la Medusa film. Con la sua linea editoriale che spazia dalle commedie ai film romantici; da quelli d'azione a quelli comici, integrando le neo-proposte di giovani registi ai lavori di quelli già affermati. Strano. Bizzarro accostare alcuni grandi nomi a quello altrettanto solenne del suo proprietario, Silvio Berlusconi.
Soffermiamoci su alcuni registi, i più significativi: Aldo, Giovanni e Giacomo, Bernardo Bertolucci, Ettore Scola, Giuseppe Tornatore, Paolo Virzì, Gabriele Salvadores. Sembra alquanto insolito. Ma analizziamo con più precisione il panorama cinematografico italiano di oggi. "Essendo il cinema scomparso come imprenditoria, Berlusconi è rimasto senza concorrenza. L'alternativa è semplice: continuare con lui o non fare più film". Basta confrontare i dati relativi alla tiratura della Medusa con quelli di altre case cinematografiche per corroborare l'affermazione di Scola uscita sulla "Repubblica" il 6 ottobre 2003. Affermazione che punta i riflettori su tutta una serie di problematiche, prima fra tutte quella sul conflitto di interessi. "Il problema non è che la Medusa appartenga a Berlusconi, ma che il proprietario della Medusa sia anche Presidente del Consiglio". Parola di Bertolucci. Poi tocca a Sabina Guzzanti, figlia di un "azzurro" convinto, accusata più volte di "collusione con il nemico". "Oggi in Italia per chi vuole fare un film non c'è alternativa. Considerando che Berlusconi è al tempo stesso il Presidente del Consiglio e produttore di film, credo che lui dovrebbe sentirsi in imbarazzo, non io". Chiaro il riferimento al suo film "Bimba" prodotto proprio dalla Medusa.
In realtà la questione di fondo che serpeggia da queste affermazioni è un'altra: la libertà è minacciata dalle imprese di Berlusconi? "Creazioni di liberi uomini d'arte e di liberi intellettuali di sinistra diffuse grazie a Mediaset e alla Medusa, mi spingono indubbiamente a sostenere il contrario e cioè che la nostra libertà è promossa da Berlusconi". È il pensiero di Ferdinando Adornato, riproposto da Roberto Benigni per "giustificare" la distribuzione affidata alla Medusa del suo film "Pinocchio". "Cecchi Gori si è trovato un po' in difficoltà e ho dovuto cercare una distribuzione nazionale, così "Pinocchio" è rimasto in Italia. La Medusa è un'ottima distribuzione, anzi sono lieto proprio di lavorarci. Il Cavaliere ci distribuisce anche le leggi, è un gran distributore. Ci mancherebbe. Se non posso avere la libertà di lavorare con Berlusconi, siamo rovinati proprio".
Dunque bisogna scindere la sfera politica dal cinema, soprattutto nella situazione di povertà in cui versa l'imprenditoria cinematografica italiana oggi, dove la Medusa si trova a sfruttare la normale logica di impresa culturale quasi indisturbata, producendo e distribuendo anche la creatività e le idee di alcuni tra i più schietti contestatori del premier e dell'attuale maggioranza. Tranquilli dunque, non siamo in un clima di preoccupante schizofrenia generale, solo nella normalissima, spietata e cieca logica economica.
E come per alcuni mali c'è rimedio, anche per il "male economico" c'è l'antidoto. Si chiama "Associazione Altrocinema" e nasce dalla collaborazione tra filmmakers, giornalisti e professionisti della produzione audiovisiva, il cui progetto fondante è riassunto nel loro logo: l'idea di un cinema "libero, indipendente, sperimentale, d'autore, sociale, documentario". Coscienza critica, sperimentazione artistica e linguistica, indipendenza, sia come ricerca dei contenuti che come fare e agire produttivo, funzione sociale del mezzo audiovisivo per il miglioramento e la crescita culturale. Sono questi i punti cardine di Altrocinema, un'associazione che si fa laboratorio permanente, un contenitore aperto, da considerare non come identità corporativa, ma come libera espressione di adesione a uno spirito e a una idea condivisa: quella di promuovere lo sviluppo di un consumo critico dei prodotti audiovisivi, attraverso l'istituzione di corsi, workshop, seminari, incontri; e quella di favorire produzioni indipendenti e il confronto tra tutti gli attori coinvolti, contribuendo alla messa in rete e al dialogo di gruppi, associazioni, spazi già attivi e operanti sul territorio nazionale. Dunque "non un cinema di pochi per tanti, ma un cinema di tanti per tanti". È questo il pensiero di Cesare Zavattini, che ha teorizzato e riempito di significato il termine "altrocinema".
Anche altre realtà hanno deciso di avviare un processo di ricostruzione e riappropriazione di spazi culturali, di comunicazione e di informazione. Lo scopo è quello di liberarli dal controllo e dallo schiacciamento al quale oggi sono sottoposti e di contribuire alla diffusione di una cultura della produzione audiovisiva libera, indipendente e critica: si tratta del portale cinemaindipendente.it, nato per offrire rassegne e cineforum; eventi, festival e manifestazioni. Mediante corsi e workshop fornisce i mezzi tecnici e gli strumenti culturali per stimolare ed esprimere al meglio la creatività, promuovendo le attività di vari artisti e autori. Due nomi fra tutti: il parigino François Truffaut "uomo con l'anima di un fanciullo" a detta di Steven Spielberg e il mussulmano di origine bosniaca Emir Kusturika, abile a proporre giochi alternati di contrasti dove l'amalgamarsi di situazioni drammaticamente reali sono rese però inverosimili dal suo tocco "magico". È di nuovo il logo a rendere bene l'idea del programma: un cane che riflette le caratteristiche di chi fa cinema indipendente. Piccolo ma audace. Riflessivo e curioso. Disponibile, attento a ciò che accade attorno a se. Pronto alla collaborazione, ma non disposto ai compromessi. Capace di imporsi, di farsi notare, nonostante la statura e l'origine non nobile. Ma quello che è più importante e che rappresenta il senso di queste iniziative è che questo cagnolino è deciso a non cambiare la sua identità, neanche per una ciotola di croccantini.
Ecco che l'ordine delle cose è ristabilito, dunque: non più intrecci economici che stravolgono la normale logica della realtà, ma il trionfo dei valori veri, identitari e profondi che la riequilibrano.

 

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Num 47 Maggio 2005 | politicadomani.it