Pubblicato su Politica Domani Num 47 - Maggio 2005

Diritti dei minori
La Nike fa autocritica
Il primo rapporto trasparente della multinazionale sulla responsabilità sociale dell'impresa segna una svolta

di R.D. & M.M.

Non un capo d'accusa ma una vera confessione quella che il quotidiano "La Repubblica" definisce "Carta geografica dello sfruttamento minorile". In un recente articolo apparso proprio sul questa testata, il giornalista Federico Rampini riporta il "Responsability report" emesso dall'azienda multinazionale Nike.
La chiave di lettura del documento è unica, anche perché a darla è la stessa società che confessa come finora la stessa abbia finanziato in tutto il mondo aziende che continuano a impiegare forza lavoro minorile.
I dati non lasciano alcuna ombra di dubbio: mentre sono 24.000 i dipendenti dichiarati dalla società, sono invece 624.631 quelli che risultano impiegati dalle aziende subappaltatrici. Sono allora oltre 600.000 le persone che l'azienda ammette implicitamente di sfruttare, quasi tutti bambini. E proprio di sfruttamento si tratta, orari eccessivi, anche 13 ore al giorno, condizioni di lavoro disumane, paghe bassissime, abusi e maltrattamenti.
La società ufficialmente smentisce, ma la pubblicazione del rapporto rientra in un'operazione trasparenza che permette il controllo e che fa onore alla compagnia. Questo mea culpa viene recepito da tutti gli organi governativi e non, con tanta soddisfazione. Una sorta di speranza da parte di chi per anni si è visto negare ogni diritto e di chi ha combattuto a lungo per il riconoscimento di questi diritti. Una atto importante perché a livello giuridico la multinazionale deve tener conto di molti vincoli.
Innanzi tutto la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia approvata dall'Assemblea Generale della Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York. Un vincolo giuridico per gli Stati contraenti che debbono uniformare ad essa le norme di diritto interno. La "Convenzione sulle forme peggiori di lavoro minorile" dell'ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) in cui è sancita l'obbligatorietà di agire con misure d'urgenza per tutti quegli Stati membri che hanno ratificato la Convenzione, qualora sia provata la presenza di forme di sfruttamento minorile (art. 1). La Convenzione è integrata da una Raccomandazione che, se pur non vincolante, è molto più dettagliata. Vi sono infatti citate le categorie di lavori dannosi per i minori e si parla in modo specifico di condizioni di salute e di sicurezza sul posto di lavoro.
Sono quindi molte le responsabilità di cui la multinazionale deve tener conto e di cui deve rispondere nei tanti capi d'accusa che possono essere mossi dalle istituzioni e autorità competenti a livello nazionale e internazionale.
La strada per la difesa dei diritti dei bambini e degli adolescenti è ancora in salita. Solo nel 2002, infatti, a Roma, le principali associazioni per la tutela dei diritti dei bambini impegnate in Italia e nei paesi in via di sviluppo hanno tracciato le linee guida per la riforma della giustizia minorile. Nel "decalogo", sottoscritto da decine di associazioni e ONG, si afferma che cardine della riforma della giustizia minorile è il superiore interesse del minore al quale deve essere garantita un'adeguata tutela nel corso dei procedimenti civili e penali che lo riguardano.

 

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Num 47 Maggio 2005 | politicadomani.it