Pubblicato su Politica Domani Num 47 - Maggio 2005

Esperimenti Culturali
Incontri tra Archeologie
Un itinerario possibile nelle sale della Centrale Montemartini

di Chiara Comerci

Tra le tante realtà che si possono incontrare a Roma vale la pena di soffermarsi su un singolare esperimento culturale: l'archeologia classica e l'archeologia industriale si incontrano per dare vita ad un percorso tutto da scoprire alla Centrale Montemartini.
Inaugurata nel 1912 la centrale termoelettrica deve il nome all'Assessore al Tecnologico, Giovanni Montemartini, ed è il primo impianto pubblico di produzione di elettricità a Roma. I modernissimi macchinari produttivi (gruppi di motori diesel e un turbo-alternatore a vapore) furono forniti dalla ditta Tosi; all'inizio sviluppavano una potenza di 7.000 kW, elevata, nel 1924, a 16.000, grazie all'aggiunta di turbine a vapore.
Nel 1933 furono installati due grandi motori diesel. Nel 1963 una parte degli impianti fu messa fuori servizio e pochi anni dopo anche il resto cessò l'attività. Ristrutturata e trasformata durante gli anni '80 in Art Center, la Centrale ospita oggi un'esposizione permanente di sculture provenienti dalla collezione dei Musei Capitolini.
L'ambiente è molto suggestivo, alcuni elementi dell'architettura del luogo sono ancora visibili, come le tramogge che collegavano il piano superiore a quello inferiore, e permettevano il trasporto delle scorie prodotte in modo funzionale e veloce. La presenza inoltre di dettagliati pannelli informativi sull'attività della centrale e di foto d'epoca rendono questi locali ancora più affascinanti.
Notevole l'impatto visivo della mostra: il colore scuro dei grandi motori e degli altri macchinari presenti nelle sale contrasta enormemente con il bianco candido dei reperti archeologici provenienti dagli scavi effettuati tra gli ultimi decenni dell'Ottocento e i primi del Novecento, quando Roma subì imponenti cambiamenti nell'assetto urbanistico.
L'esposizione, articolata in tre grandi spazi, è volta ad illuminare lo sviluppo della città antica attraverso una suggestiva documentazione che dall'epoca di Servio Tullio arriva fino alla tarda età imperiale, secondo un percorso cronologico che vede i reperti restaurati (grazie ad un sostanzioso contributo della ACEA) e raggruppati per zone di provenienza.
Le caratteristiche della Centrale, con i suoi ampi spazi, hanno consentito l'esposizione di opere come il mosaico con scene di caccia (6 metri x 14), proveniente da una residenza imperiale dell'età di Costantino.
Tra i pezzi da non perdere, la Venere Esquilina, le statue dell'area di largo Argentina, del Circo Flaminio e l'Orante, in basanite, recentemente riconosciuta come Agrippina Minore.
In questa notevole cornice si inserisce la mostra “La luce sul filo: lampadine nei manifesti della raccolta Salce”, allestita fino al 22 Maggio; la rassegna celebra la conquista della luce artificiale e l'impiego di produzione di energia elettrica per l'illuminazione, attraverso le immagini raffinate e fantasiose di bellissimi manifesti pubblicitari firmati da artisti come Duilio Cambellotti, Adolf Hohenstein, Giuseppe Magagnoli e molti altri. La mostra si inserisce in modo molto naturale nel contesto del museo come trait d'union fra la tecnologia coeva e le atmosfere liberty che molto attingono proprio dal repertorio dell'arte classica. Opere, queste, innegabile testimonianza della nascita della grafica pubblicitaria e della comunicazione.

 

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