Pubblicato su Politica Domani Num 47 - Maggio 2005

Diocesi di Velletri-Segni
Card. Francis Arinze
Breve sintesi della vita e del pensiero del nuovo Cardinale titolare

di Maria Mezzina

Ezionwelle è un villaggio poco lontano dal corso del Niger, che divide in due parti ineguali il territorio della popolazione di lingua igbo, nella Nigeria sud orientale, a nord del delta del grande fiume. Qui, nel 1932 è nato un bambino che sarebbe diventato "Principe della Chiesa".
Non è una favola, è solo l'inizio della storia personale del nuovo Cardinale titolare della Diocesi di Velletri-Segni, il Cardinale Francis Arinze. Rigorosamente nero, rigorosamente severo, rigorosamente fedele alla Chiesa e alle indicazioni del Concilio Vaticano II in fatto di liturgia e di morale cattolica.
Il Card. Arinze è stato vescovo della Diocesi di Onitsha, città vicina al suo villaggio natale. Il più giovane vescovo del mondo, a soli 35 anni. Di lui hanno parlato in molti, dopo la scomparsa di Giovanni Paolo II, come di un probabile suo successore, uno dei più "accreditati". Sarebbe stato il quarto Papa africano - dopo Vittore I (189-199), Melchiade (311-314) e Gelasio I (492-496), tutti e tre santi -, e il primo Papa nero.
I suoi genitori, poveri agricoltori del villaggio, credevano in una religione animista, una delle tante di quell'immenso paese dove convivono oltre 250 etnie diverse. Poi nel villaggio giunse una missione cattolica dove il piccolo studiò, divenne cristiano assumendo il nome di Francis, e con lui si convertì tutta la famiglia, papà, mamma e sette figli. "Giocava, ma era molto tranquillo e non gli piacevano le persone che litigavano e facevano chiasso. Gli piaceva studiare e non voleva che nessuno lo interrompesse." Così dice di Francis il fratello Christopher, sei anni più vecchio di lui, in un'intervista alla BBC.
Intelligenza e passione per lo studio lo porteranno fino a Roma dove nel 1951 viene ordinato sacerdote. Poi è di nuovo in Nigeria, come Vescovo, fino al 1984, quando è richiamato a Roma da Giovanni Paolo II alla guida dell'allora Segretariato per i non cristiani, oggi Pontificio Consiglio per il dialogo inter-religioso. Diventa Cardinale nel 1985. Il compito assegnatogli dal Papa lo entusiasma. La Nigeria è un grande paese, 128 milioni di persone divise quasi a metà fra la religione musulmana, 50%, e quella cristiana, 40% (il 10% pratica varie religioni animiste).
Papa Giovanni Paolo II ha aperto le porte agli ebrei chiamandoli "nostri fratelli maggiori"; il cardinale Arinze spera di fare altrettanto con i fedeli dell'Islam. Non crede, quindi, ad un "inevitabile scontro di civiltà", come previsto da Samuel Huntington, anzi, dice in un'intervista a "30 Giorni": "Il prof. Samuel Huntington prevede per tempi non lontani il pericolo di una collisione fra civiltà influenzate dal cristianesimo e civiltà dominate dall'islam. Molti pensano che potrebbe andare così, ma non è certo che dovrà andare così. Ciò significa che questo scontro si può evitare. Ed è nostro dovere fare in modo che questa profezia non si realizzi. Huntington non ha fatto male ad indicare questo tipo di pericolo. Ma è nostro dovere far sì che questo non si verifichi. Bisogna poi precisare che a volte ci sono conflitti, episodi di violenza, che sembrano di natura religiosa e invece hanno radici politiche, economiche, razziali, sono frutto di ferite storiche del passato - vere o percepite come tali - che non si sono ancora rimarginate." Inevitabile allora il riferimento alla difficile situazione politica e sociale della sua Nigeria: "Ci sono molti in Nigeria che vedono dietro a quello che è accaduto [i disordini che hanno preceduto le elezioni del 2003, ndr] ragioni politiche e non principalmente religiose. (...) Nel nord della Nigeria l'introduzione della sharia non è promossa dai leader religiosi ma dai politici, con la speranza di guadagnare il voto dei fedeli islamici. Per quanto riguarda i disordini, poi, bisogna pensare che la maggior parte dei giovani che vi hanno partecipato sono senza lavoro, senza un futuro sorridente per la loro vita, e quindi sono facilmente strumentalizzabili…" (“30 Giorni”, n. 111, Dicembre 2002)
Dall'ottobre 2002 il Card. Arinze è Prefetto della Congregazione del culto divino e la disciplina dei sacramenti. Un compito che prevede la difesa dei significati teologici e delle verità cristiane che si manifestano negli atti della liturgia in un contesto di "inculturazione della fede". Un compito molto difficile nel quale il rispetto della cultura e delle spontanee manifestazioni di un popolo va coniugato con il rispetto dell'essenzialità del messaggio cristiano.

 

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Num 47 Maggio 2005 | politicadomani.it