Pubblicato su Politica Domani Num 47 - Maggio 2005

DACCI UN NUOVO PADRE
Preghiera per due uomini, "servi della parola, e dei servi di Dio"

di Gianni Gennari

Signore, che ascolti sempre
il grido della tua Chiesa
anche quando sembra che non l'ascolti,
soprattutto quando rispondi
con il tuo silenzio,
più eloquente di tutte
le nostre parole
che non sanno riconoscersi grido
e invocazione,
ma si pretendono risposte,
ascoltaci.
A Te, misericordia infinita,
affidiamo il fratello Giovanni Paolo,
che Tu ci hai dato, segno visibile
di carne e sangue vivo
di quella Roccia che sei Tu.
Grazie perchè ce l'hai dato,
per quello che gli hai dato,
per il cammino che ha proseguito,
per la fede che ha conservato,
per le speranze che ha suscitato,
per il calore ha ha preso da Te,
per l'entusiasmo che ha diffuso,
per i pesi che ha portato,
fino alla fine...

Perdonaci per i dolori che gli abbiamo dato,
per le tante volte che non l'abbiamo capito,
per le impazienze ingiuste
che gli abbiamo manifestato,
per i silenzi servili
con cui non Ti abbiamo servito,
per le parole che gli abbiamo rivolto
in cui parlavano "carne e sangue" nostri,
più che la voce del Regno...
Perdonalo
per le lacrime che gli è toccato di far versare
senza volerlo e senza saperlo,
per i dubbi che ha fatto venire,
per le speranze che non ha fatto in tempo
a far germogliare,
per le angosce che ha saputo solo condividere
senza poterle alleviare,
per quelli cui non ha potuto arrivare,
per quelli cui non lo hanno fatto arrivare.
Tutto è avvenuto, lo sappiamo,
"perchè non si glori
davanti a Te nessuna carne" (1 Cor. 1, 29)
Lo abbiamo amato, e lo amiamo ancora,
ma l'essenziale
è che Tu l'hai amato, e lo ami,
figlio prediletto di questa epoca lacerata,
pastore scelto per questa Chiesa come circondata,
testimone instancabile per questo mondo in cerca
di verità che appaghi ogni speranza,
per questo più amato.
Continua, per l'eternità, a volergli bene..

A Te, misericordia infinita e provvidenza,
da oggi affidiamo il fratello,
sconosciuto da noi,
conosciuto da Te, che chiamerai
ed essere servo, segno visibile anche lui,
di carne e sangue, del tuo amore
che è roccia della nostra speranza.
Grazie, perchè lo hai preparato.
Fallo camminare con gli uomini,
"camminare insieme".
Non permettere a nessuno
di separarlo da noi,
fratello tra fratelli,
segno vero del Padre del Figlio prodigo,
apparentemente senza altro onore e dignità
che un amore senza vergogna alcuna.
Concedigli un "cuore di carne",
che sappia amare,
che parli a fior di labbra, anche se talvolta
per questo, si troverà la bocca
intrisa di sangue.

Uniscilo a Te, senza toglierlo a noi,
povera gente.
Che non somigli ai principi di questo mondo:
legano sempre, senza sciogliere mai,
chiedono e non danno,
dicono e non fanno,
mandano a morire per loro,
e non muoiono per nessuno.
Che si fidi Te, e che questo si veda
nella luce degli occhi,
nel sorriso del volto,
nella speranza della sua vita.
Che il "cuore di carne"
sia grande, per ospitare il mondo,
sia accogliente perchè chi cerca una strada
la trovi, anche per lui, in Te.
Sia umile,
per chiedere perdono a Te e a tutti,
come ha fato l'Altro,
dei peccati suoi e dei nostri.
Sia coraggioso, per non lasciarsi vincere
da lusinghe di potenti
da denaro di oppressori,
da sogni di nostalgici,
da paralisi di chi non gusta la vita,
di chi non vive la speranza,
di chi non conosce l'amore,
di chi non sorride agli uomini e alle donne
di chi pensa solo a morte e sventura,
come se Tu non fossi venuto,
come se Tu non fossi presente,
come se Tu potessi dimenticarti di noi.
Sia tenace,
per continuare, come l'Altro, con tutti i cristiani
verso l'unità per cui Tu hai pregato
senza sogni di ritorni che non siano a Te,
senza rivincite che non siano
la Tua vittoria.
Sia paziente
E ricordi la sua Chiesa di Roma,
ove echeggia ancora la voce di Caterina,
che chiama al ritorno da ogni Avignone moderna
al colle Laterano, e al Colle Vaticano...
Sia povero, come l'Altro, che di suo
nulla ha lasciato,
e che questo si veda,
perchè non abbia altra speranza che in Te,
e nessuno si chieda mai
quante "divisioni" può avere,
o quanto potere, o quante
entrature tra i grandi del mondo che non pensano
né a Te, né ai poveri,
ed è la stessa cosa...
Sia povero
perchè coltivi le speranze dei poveri,
dei peccatori delusi del loro peccato,
dei preti che cercano il modello in Te,
e non nel passato,
delle donne che hanno capito
senza forse neppure saperlo,
che la loro storia libera può cominciare
adesso, ogni giorno,
dei giovani che affacciano al balcone del mondo
che li rifiuta e li dispera...
L'Altro, Tu lo sai,
con loro ha avuto un legame unico,
che ci ha dato alcuni momenti
indimenticabili,
fino all'ultimo.
E ancora: per le speranze
degli emarginati che non trovano posto,
come Te, dove posare il capo,
dove allargare il cuore,
dove sognare il mondo.
Sia povero perchè possa essere ponte
tra i mondi divisi da conflitti di idee,
da interessi di classe e denaro,
senza che ciò impedisca
il regno di Giustizia,
la libertà agli oppressi,
la gioia per chi soffre,
la parola a chi tace,
la cultura a chi cerca.
Sia povero perchè posssa essere
segno di cambiamento vero,
non di conservazione
di un mondo in cui c'è tanto poco da conservare,
di una Chiesa in cui resti
quello che Tu ci hai dato,
e crollino tanti idoli,
il potere e la gloria,
il prestigio e l'onore,
mentre Tu sei passato
senza onore e prestigio altro,
che quello della Croce,
che quello dell'Amore.
Daccelo, Signore,
questo tuo servo, e nostro...
Già gli vogliamo bene.
Lo faremo gioire, lo faremo soffrire.
Ci farà gioire, ci farà soffrire.
Sofferenza e gioia saranno
tante pietre reali della tua casa, eterna.

Amen
(Da “Avvenire” del 18 aprile 2005, pubblicata con il permesso dell’autore e del direttore di “Avvenire”)

 

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