Pubblicato su Politica Domani Num 47 - Maggio 2005

La rivoluzione di Mao
L'alba della Rpc
Nascita della Repubblica Popolare Cinese

di Francesco Lautizi

Piazza Tian'anmen, Beijing. È il 1° ottobre 1949. La guerra civile cinese è finita. Parte della popolazione festeggia. Il Partito Comunista ha vinto. Mao Tse Tung proclama la fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Prendere le armi e combattere. Suona così il proclama del 1948. Una decisione vincente per il Partito Comunista Cinese. Nel bene o nel male. L'anno trascorso tra il ricorso alla forza e la vittoria è stato intenso.
La scalata del Partito "Rosso" inizia il 1° settembre 1948. Viene proclamata la Repubblica Popolare della Cina Settentrionale. In occasione di questo evento una stazione radio comunista trasmette una frase: "Abbattere il dominio degli imperialisti americani e del Kuomintang in Cina". È lo scopo di questa Repubblica "Settentrionale". La trasmissione è intercettata a San Francisco. È sconcerto in America.
Da settembre a dicembre l'Armata Rossa avanza implacabile. Cade Suchow. Nanchino è in pericolo. A Shangai la preoccupazione è forte. Tangenpo, comandante dell'area Shangai-Pechino, tiene una conferenza sulle misure di sicurezza da attuare. Nel frattempo stranieri e cinesi in possesso di automezzi fuggono dalla città.
La moglie del leader cinese, Chiang Kaishek presenta a Washington un "programma di salvataggio della Cina". Il programma dovrà essere sviluppato in tre anni con un investimento di tre miliardi di dollari americani. Gli Stati Uniti, servendosi della signora Chiang, premono affinché venga firmato un accordo di pace con i comunisti.
Siamo nel gennaio 1949. Pechino è accerchiata da un mese e tagliata fuori dal mondo. Tien-Tsin è stata penetrata dalle forze comuniste. Le truppe a difesa di Hsuchow vengono considerate perse. Milleduecento soldati, sotto il comando del generale Tu Yuming, muoiono nel tentativo di congiungersi con le truppe di Nanchino.
Il 14 gennaio Mao Tse Tung rende note le condizioni per l'inizio del negoziato di pace. Sono otto punti difficili da accettare per il governo. Processo dei criminali di guerra, abolizione della costituzione, rinuncia del Kuomitang al potere, riorganizzazione delle forze armate nazionaliste, confisca del capitale burocratico, riforma agraria, abrogazione dei "trattati ineguali" e convocazione di un Consiglio consultivo con il compito di formare un "governo democratico di coalizione" senza, però, la presenza degli "elementi reazionari".
La situazione è disastrosa per il governo Chiang. La sede del governo viene spostata da Nanchino a Canton. Una ritirata simbolica. Kaishek lascia le redini della Cina nazionalista a Li-Tsung-jen, il vice presidente. Il capo del governo fugge nella sua città natale, Penghua.
31 Gennaio 1949. Pechino è conquistata da Mao Tse-tung e il suo esercito popolare. Li-Tsung è costretto ad accettare le condizioni di Mao e iniziano i negoziati di pace. Passa qualche mese. In marzo l'Armata Rossa stabilisce la propria capitale proprio a Pechino. Pochi giorni e una radio annuncia l'ufficializzazione dei negoziati di pace.
Tra aprile e maggio cadono Nachino e Pechino. Con un'eccellente manovra tattica, 350 mila comunisti accerchiano le 18 armate governative poste a difesa dello Yangtze. L'esercito comunista dilaga anche nella Cina centrale.
Nel frattempo cambia governo. Nuovo capo è il generale Chun Chen, Li-Tsung accetta il cambiamento. La vittoria è imminente. Fino a settembre sono solo vittorie per i comunisti. Il 30 settembre Mao Tse-Tung viene eletto presidente della Repubblica Popolare Cinese.
È una vittoria dal retrogusto amaro. Milioni di cinesi sono morti sui campi di battaglia, altrettanti sono periti per stenti e assenza di cibo. L'agricoltura è paralizzata e la situazione sociale è pessima.
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Num 47 Maggio 2005 | politicadomani.it