Pubblicato su Politica Domani Num 46 - Aprile 2005

Cinema povero
"Verrà da solo"
Fausto Marrone incontra Luca Di Giovanni

 

In occasione dell'imminente uscita di "Verrà da solo", il nuovo film prodotto dalla Fresh Co film, piccola compagnia di ragazzi veliterni attivi da circa un anno nella produzione di cortometraggi a bassissimo costo, riportiamo di seguito una recente intervista di Fausto Marrone (critico esistenzialista) a Luca Di Giovanni (ideatore e interprete del personaggio di Cirino).

F.M. Allora, ci parli del nuovo film.
L.D.G. "Verrà da solo" è l'ultima fatica prodotta dalla Fresh Co film. Per scriverlo e sistemare la sceneggiatura mi ci è voluto un mese, poi le riprese sono durate una settimana (la prima di Marzo), e adesso ho finito di lavorare sul montaggio ed è pronto per uscire in DVD.

F.M. Due mesi circa dall'ideazione all'uscita…È molto per la Fresh Co film…
L.D.G. Sì, è vero, di solito siamo molto più veloci… Ma questo lavoro è stato molto più impegnativo degli altri. Tanto per cominciare non si tratta di un cortometraggio, il film dura 40 minuti, ed ha una sceneggiatura più elaborata rispetto agli altri. Abbiamo ricreato il set da zero a casa di uno di noi, arredato la cameretta di Cirino. Abbiamo provato insomma a curare un po' i dettagli, anche se senza soldi è sempre un'impresa… Anche per questo mio sesto film (il quarto col Team Fresh Co, composto da Michele Candidi, Alessio Cellucci, Claudio Cipriani, Simone Franceschini, Marco Palmieri, Daniele Salvatori) il budget è stato praticamente zero!

F.M. Di cosa parla "Verrà da solo"?
L.D.G. È il terzo e conclusivo episodio della saga di Cirino, protagonista di "Cirino Ossino" e "Il urlo". È a tutti gli effetti un sequel, in quanto riprende personaggi e situazioni del precedente "Il urlo", a circa un anno di distanza. Ma funziona comunque come storia a sé, e si capisce tutto anche senza aver visto i primi due film.

F.M. Come mai dice che è l'episodio conclusivo? Dopo "Verrà da solo" abbandonerà Cirino?
L.D.G. Sì, per ora ho intenzione di "mandare in vacanza" il personaggio e di dedicarmi a nuovi progetti. Ho bisogno di staccare, di non fossilizzarmi su un solo argomento. Credo che Cirino abbia ancora molto da dire, ma questo episodio, di gran lunga il più sofferto e doloroso per me, non può che essere l'ultimo con Cirino protagonista.

F.M. Le disavventure di Cirino dunque giungono ad una conclusione. Che soluzione ha trovato?
L.D.G. Ma io non parlerei di soluzione, Cirino non può trovarne visto che non ne cerca, in realtà. Diciamo però che in questo episodio ci ho messo dentro tutto, ho scavato più in profondità nel personaggio e mi sono messo ancora più in gioco. È una summa del Pensiero Cirinico, il punto d'arrivo momentaneo dell'avventura iniziata quasi per gioco otto mesi fa con "Cirino Ossino". Credo, insomma, di essere riuscito a dire tutto in "Verrà da solo". Spero solo di averlo fatto bene! (captatio benevolentiae, immancabile… n.d.r.)

F.M. Ci sono dunque ancora più elementi autobiografici in questo Cirino, rispetto ai precedenti due?
L.D.G. Decisamente sì, anche perché ho scelto di abbandonare la chiave espressiva grottesca e deformante di "Cirino Ossino" e "Il urlo". E poi qui non si parla solo di amori tristi, ma anche di temi esistenziali…

F.M. Ah…fantastico! Lo dicevo io, che l'arte poetica funge talora da epifania…
L.D.G. … Non esistenzialisti! Esistenziali, ho detto… che so, si parla del rapporto con gli altri, dell'odio-amore tra genitori e figli, di amicizia, della paura di crescere, dell'ossessione cinefila che ti salva la vita, del terrore di restare solo che mi porto dentro…

F.M. …l'horror vacui…
L.D.G. … quello, si… Fa sempre paura non sapere cosa c'è dall'altra parte, non ci si abitua mai all'idea che prima o poi tutto debba finire. E così si prova a controllare tutto, ma già il passato sfugge di mano e non si può controllare, figuriamoci il presente…

F.M. In questo ampio calderone di tematiche, l'attualità non sembra trovare spazio…
L.D.G. È vero, mancano del tutto riferimenti spazio-temporali precisi in cui collocare la vicenda. È una scelta precisa, perché siamo nel mondo di Cirino, e lui è così preso dai suoi problemi e dai suoi amori impossibili che non ha tempo di interessarsi di politica o di attualità. Si capisce che siamo nel 2004 dai poster di film appesi in camera ("Kill Bill" è il più recente), e mancano riferimenti alla città in cui è ambientata la vicenda, perché potrebbe essere tanto Velletri quanto qualsiasi altro paese di provincia, non fa differenza. Fuori c'è il mondo, la gente fa le guerre e muore di fame, ma a Cirino non squilla il telefonino e questo, solo questo, lo uccide…

F.M. Un ragazzo come tanti, insomma…
L.D.G. Certo, ma le storie più interessanti secondo me nascono da personaggi apparentemente insignificanti… Mi è piaciuta quella cosa che lei ha scritto sul fatto che Cirino è un antieroe. Non mi piacciono gli eroi, trovo noiosi gli uomini straordinari raccontati al cinema. I miei registi preferiti (Scorsese, Coppola, Hitchcock, Kubrick) hanno dimostrato l'incredibile potenziale narrativo di una storia che parla di un perdente, un mediocre, un uomo qualunque…

F.M. Largo ai Cirini, insomma…
L.D.G. Largo a chiunque abbia storie e sentimenti veri da raccontare, largo agli autori che usano il cinema come un mezzo per esprimere qualcosa che non potrebbero dire altrimenti, largo a chi si abbandona ai film come si fa a un emozione pura, senza chiedergli quello che il cinema non potrebbe mai dargli.

 

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