Pubblicato su Politica Domani Num 46 - Aprile 2005

Storia contemporanea
Repubblica Democratica Cinese
L'impero del Sol Levante dal 1900 alla rivoluzione di Mao

di Francesco Lautizi

L'inizio della controversa storia moderna cinese è individuabile nel 1900, con la Rivolta dei Boxer. Così si chiamava la società segreta che l'aveva provocata. La rivolta mirava alla liberazione della Cina dal potere straniero. I Boxer presero d'assedio il quartiere delle ambasciate di Pechino, ma furono fermati da truppe tedesche.
Le rivolte erano la conseguenza della sconfitta cinese nella guerra sino-giapponese (1894-1895) e di una situazione di caos, conseguenza della decadenza dell'ultima grande dinastia cinese, quella dei Ching (1644-1912).
In seguito alla "Guerra dell'oppio" (1840-1842. Gli inglesi, contro la volontà del governo cinese, volevano far passare liberamente attraverso la Cina l'oppio dell'India) la Gran Bretagna aprì cinque porti alle navi occidentali ed ebbe il possesso di Hong Kong. Con il trattato di TienTsin (1861), che pose fine al conflitto anglo-franco-cinese, gli europei ottennero nuovi territori. Da allora è un susseguirsi di occupazioni straniere. Approfittando di lotte intestine, la Francia si prende il Tonchino e l'Amman. La Gran Bretagna s'impadronisce della Birmania. In seguito alla guerra sino-giapponese la Cina è costretta a cedere al Giappone la Corea, Formosa, le Isole Pescadores e la penisola Liaotung in Manciuria. Poi l'invasione straniera avviene attraverso il commercio. Nel 1898, la Russia zarista ottiene in prestito per 25 anni importanti piazze navali. Il porto di Tsingtao è ceduto per 99 anni alla Germania, assieme a miniere e concessioni ferroviarie. La Francia ottiene la baia di Kwangchow per 99 anni, l'Inghilterra Weihaiwei.
Sun Yat-Sen, capo del movimento per l'indipendenza della Cina e ideologo della ricostruzione nazionale, organizza intanto i dissidenti cinesi per l'instaurazione di un governo repubblicano progressista. Alle sue idee si ispirano i rivoluzionari che nel 1911, ad Hankou, danno origine a diversi moti.
Trattando personalmente con i ribelli di Hankou, Yuan Shikai, allora capo di stato maggiore imperiale, il 14 ottobre 1912, a Nanchino, ottiene di essere acclamato Presidente della neonata Repubblica di Cina. Il potere assoluto del neo presidente è però combattuto da Sun Yat-Sen, capo del partito nazionalista Kuomintang, che cerca di riformare il governo. La reazione di Yuan Shikai è durissima. Il Kuomintang viene bandito e cacciato dal Parlamento.
Dopo la morte del presidente (1916) sono i cosiddetti Signori della Guerra ad insediarsi al potere. Marionette nelle mani delle varie potenze straniere (Inghilterra e Giappone in primis), questi governatori non fanno che gli interessi dei latifondisti a scapito delle rivendicazioni contadine. Sono del maggio 1919 le prime proteste giovanili: si manifesta contro il potere dei Signori della Guerra e gli interessi stranieri. Il "movimento del 4 maggio" (questo il nome) sollecita il governo a non firmare il patto di pace di Versailles con il quale sarebbero stati ceduti al Giappone diversi territori cinesi. Inizialmente repressa con la forza, la protesta continua però ad essere alimentata da studenti e docenti. L'ostinazione degli ambienti universitari ne determina il successo.
Il partito comunista cinese nasce nel 1921. Tra i suoi iscritti c'è il giovane Mao Zedong. Sun Yat-Sen, capo del Kuomintang, accetta all'interno del partito anche esponenti del partito comunista. Il rinnovamento politico è totale. La scelta non fu però condivisa da Chiang Kai-Shek, successore di Sun, che nel 1926 cacciò dal partito gli esponenti "rossi".
Due anni dopo, nel 1928, le forze del Kuomintang conquistano Pechino e Chiang proclama un "nuovo governo nazionale". Nel frattempo il partito comunista si era riorganizzato: aveva scatenato una rivolta popolare e fondato nello Jangxi la "Repubblica Sovietica Cinese". Una spina nel fianco del governo Chiang. La reazione fu ancora una volta durissima. Nel 1934 un'offensiva dell'esercito nazionale costringe i comunisti a ritirarsi a nord, nella regione dello Shaanxi. I comunisti si riuniscono in forze di "resistenza nazionalista", guidate politicamente e militarmente da Mao e continuano a combattere contro il governo e le forze di Chiang. Nel 1936, in seguito al comportamento poco efficace nei confronti del Giappone che spadroneggia nelle regioni orientali della Cina, Chiang viene preso prigioniero da alcuni suoi capi militari. L'anno dopo l'incessante offensiva giapponese costringe il Kuomintang ad accordarsi con il partito comunista cinese di Mao. Nonostante l'accordo però i Giapponesi riescono a ricacciare l'esercito cinese nell'entroterra, occupano Pechino e conquistano diversi territori costieri, tra cui Canton ed Hankou. È solo dopo la sconfitta nel secondo conflitto mondiale (1945) che i Giapponesi lasciano la Cina.
L'uscita dei Giapponesi dal territorio cinese coincide con la ripresa della guerra civile. Inutili i tentativi diplomatici americani del '47.
Nel 1948 il Partito Comunista prende in mano le armi e, dopo la sconfitta dei nazionalisti di Chiang, il 1 ottobre 1949, viene proclamata ufficialmente la Repubblica Popolare Cinese.

 

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