Pubblicato su Politica Domani Num 46 - Aprile 2005

Scelte e democrazia
Referendum abrogativo
Perché l'intervento del Cardinale Ruini sulla non partecipazione al referendum abrogativo è legittimo

di m.m.

Innanzi tutto bisogna chiarire una cosa: nei referendum si vota in quattro modi: con un "si", con un "no", con una scheda bianca oppure non andando alle urne. Quest'ultima modalità, la cui proposta ultimamente ha destato tanto scalpore, va chiaramente spiegata.
Come è noto un referendum abrogativo è valido solo se si recano alle urne il 50% + uno degli aventi diritto al voto. Se cioè viene raggiunto il cosiddetto "quorum". Perché questa limitazione rispetto a una qualsiasi altra votazione? Un referendum abrogativo viene indetto per abrogare una norma che è diventata legge dopo avere seguito tutto l'iter parlamentare. La legge è stata votata da una maggioranza parlamentare (deputati e senatori) che rappresentano la maggioranza del paese ed è pertanto espressione della volontà della maggioranza del paese. Per cancellare la legge in questione occorre dimostrare che c'è invece una maggioranza contraria. Naturalmente non si tratta di una maggioranza assoluta - non è cioè il 50% + uno degli aventi diritto al voto che si deve esprimere per l'abrogazione della legge -, ma di una maggioranza relativa, la maggioranza cioè di tutti coloro che sono andati a votare. Nei due rami del Parlamento perché una votazione sia valida occorre che ci sia in aula il numero legale. Analogamente, nel paese, perché un referendum sia valido occorre che si raggiunga il "quorum".
Ora, in Parlamento spesso l'opposizione ad un disegno di legge si fa facendo venire a mancare il numero legale, specie quando il disegno di legge è particolarmente contrastato e quando ormai, per incapacità, per esaurimento degli argomenti a favore o contro, o per contingentamento dei tempi non c'è più spazio per il dibattito. Mentre però è compito del Parlamento discutere in aula con le più appropriate e più convincenti argomentazioni, un simile dibattito non è possibile nel paese. La mancanza del numero legale, per quanto forma legittima di opposizione a un disegno di legge, ha sempre una connotazione negativa perché il sapore di una mancanza di responsabilità ed è comunque paralizzante per l'attività di governo. Non accade lo stesso, invece, per il non raggiungimento del "quorum" in un referendum abrogativo. Questo fatto, infatti, vanificando il referendum, rappresenta una forma di consenso nei confronti della legge stessa.
La non partecipazione consapevole ad un referendum abrogativo, quella cioè che non deriva da pura e semplice indifferenza, ha inoltre il significato di voler rimettere nelle mani e nella dialettica del Parlamento, incluse le Commissioni parlamentari con il loro contorno di esperti, questioni che sono troppo complesse e che non si possono risolvere con un "si" o con un "no" tagliati con l'accetta. È il caso di leggi difficili che toccano temi delicatissimi su cui si scontrano non solo posizioni e pensieri diversi, ma anche interessi nobili diversi. Temi sui quali si può rispondere solo con un "si, ma" e con un "no, ma".
È questo il caso della legge 40 del 19 febbraio 2004 contenente "Norme in materia di procreazione medicalmente assistita", sulla quale è stato ammesso il referendum per l'abrogazione di quattro articoli.
Perché, allora, il suggerimento del cardinale Ruini di non andare a votare ha fatto tanto scalpore, anche fra i cattolici più convinti della sacralità della vita a partire dal suo concepimento? Probabilmente perché nella generale e ormai incancrenita riduzione della politica a pura conflittualità fra due parti o due posizioni contrastanti si rischia di ridurre questo referendum ad una contrapposizione fra laici e cattolici e, peggio, molto peggio, ad un confronto di tipo elettorale fra maggioranza al governo e opposizione.
Va da sé che per una materia tanto delicata e complessa molto meglio sarebbe stato discutere in aula, coinvolgendo nella discussione anche il paese con dibattiti pubblici, non solo sui grandi mezzi di informazione, stampa, radio e tv, ma anche sul territorio. Tutto ciò non è avvenuto. Incapacità, superficialità, volontà precisa sono in parte e tutte insieme le ragioni di questo mancato approfondimento. È ancora una volta la dimostrazione di quanto sia difficile in questo paese la partecipazione democratica. Bene ha fatto allora, questa volta, il cardinale Ruini a dare indicazioni precise, anche se molti hanno gridato allo scandalo per l' "indebita" intromissione, inclusi molti cattolici. L'indicazione di Ruini è perfettamente in linea con i tempi di disinformazione e di "sospensione" del dibattito democratico di cui siamo tutti vittime.

Su queste pagine, nel prossimo numero, intendiamo illustrare i quattro articoli della legge 40 ammessi al referendum e perché, invece, non è stata ammessa a referendum abrogativo l'intera legge.

 

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Num 46 Aprile 2005 | politicadomani.it