Pubblicato su Politica Domani Num 46 - Aprile 2005

Dal Paganesimo al Cristianesimo
Olivo e Cristianità
Gli usi liturgici dell'olio nel culto cristiano

di Alberto Foresi

L'olivo ha sempre suggerito immagini di elevata spiritualità, costituendo una specie di legame diretto con la sacralità della natura e il simbolo delle sue benefiche virtù. Anche il Cristianesimo, nonostante i precedenti connessi alla tradizione pagana, o forse proprio in continuazione di essa, ha fatto propri, fin dai suoi albori, la simbologia connessa all'olivo e l'uso nei riti dell'olio. Non è forse casuale che il luogo ove si raccolse in preghiera nei dintorni di Gerusalemme il Cristo fosse proprio l'orto degli olivi, quasi che anche in questo caso la pianta simboleggiasse la pace, la tranquillità e un preannunzio della beatitudine eterna.
Nella solennità della Domenica delle Palme, immediatamente precedente la Pasqua, l'offerta votiva di un ramo d'olivo, seguendo una tradizione millenaria, costituisce ancora oggi uno dei riti più significativi per la comunità cristiana.
Rappresentazioni dell'albero sono state rinvenute negli affreschi delle catacombe cristiane, ove il ramo d'olivo primeggia sempre, ed è significativo che a Roma, divenuta capitale della Cristianità, i sacerdoti e le prime comunità, nonostante l'avversione verso il culto pagano degli alberi, abbiano avuto sempre un diverso metro di giudizio nei confronti dell'olivo.
Dall'identificazione dell'olio d'oliva con lo Spirito di Dio trae origine il nuovo significato attribuito all'unzione, rituale che rappresenta l'introduzione dell'eletto in una sfera sacra che lo rende perciò "unto". La religione cristiana estese l'utilizzazione dell'olio a tutta la comunità dei credenti e l'olio benedetto, oggi come un tempo, è destinato a seguire la vita umana dal battesimo alla cresima all'estrema unzione. L'olio necessario all'attività liturgica è benedetto il giorno di giovedì santo ogni anno; salvo casi di necessità non è consentito l'uso di olio dell'anno precedente, che deve essere bruciato. In tale giorno vengono consacrati, in un rito formalmente assai complesso, tre tipi di olio santo, contenuti in tre ampolle distinte: l'oleum infirmorum, usato per l'estrema unzione, l'oleum catechumenorum, usato nel battesimo e nella consacrazione dei sacerdoti, e il sacro crisma, utilizzato principalmente per la cresima. Tale rito è di competenza esclusiva dei vescovi, coadiuvati, nella circostanza, anche da dodici preti, sette diaconi e sette suddiaconi.
Nella consacrazione delle chiese viene fatto abbondante uso delle ultime due qualità di olio santo sopra citate: nel rito con esse vengono infatti unte le porte, l'altare e le dodici croci della via crucis . La benedizione della patena e del calice è invece compiuta solo con il sacro crisma. Con l'olio vengono consacrate le campane: esse sono infatti unte una prima volta segnando con l'oleum infirmorum una croce sulla parte esterna e benedette una seconda volta, disegnando con lo stesso olio sette volte una croce sulla parte esterna e quattro volte con il sacro crisma sulla parte interna. Anche i fonti battesimali vengono benedetti con l'olio il sabato santo, allorché il sacerdote, dopo la benedizione delle acque, versa l'oleum catechumenorum dentro l'acqua, tracciando con il movimento della mano il segno di croce.
Oltre a questi olii, nella tradizione cristiana sono anche attestati degli altri olii santi, non utilizzati nelle pratiche liturgiche, da classificare più che altro fra le reliquie. È infatti largamente attestata la devozione per i vasi contenenti olio o profumi venuti a contatto con i corpi dei santi o semplicemente l'olio che ha alimentato le lampade che ardono davanti alle loro reliquie o nei luoghi santi. La devozione risale già al IV secolo ed è comprovata dalle opere di S. Giovanni Crisostomo (345 ca.-407) e di Gregorio di Tours (538-594).
A tal riguardo ricordiamo, in particolare, l'olio della Santa Croce, dell'omonima basilica di Gerusalemme, che, secondo la leggenda, entra in ebollizione se l'ampolla in cui è contenuto viene toccata dalla reliquia della Croce; l'olio dei Luoghi Santi, ovvero l'olio che arde nella lampada posta al Santo Sepolcro, che si riteneva avesse la proprietà di accendersi da solo il sabato santo, e, in generale, tutte le ampolle d'olio venute a contatto con i luoghi resi sacri dalla nascita, dalla morte o da altri avvenimenti della vita di Gesù, ritenute dotate di poteri miracolosi.
È infine da rilevare le valenze simboliche attribuite all'olio nella celebrazione del rito matrimoniale bizantino, seguito in età medievale anche nelle regioni italiane appartenenti all'Impero d'Oriente. In tale occasione, il sacerdote recita una formula rituale nella quale, fra l'altro, si prega Dio affinché riempia "la loro (degli sposi) casa di frumento, di vino, d'olio e di ogni bene...". L'olio è dunque annoverato fra gli elementi basilari della sopravvivenza umana ed è, unitamente agli altri alimenti citati, simbolo di fertilità e prosperità.

 

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