Pubblicato su Politica Domani Num 46 - Aprile 2005

Libri
Il mito Alfa
Avvincente come un romanzo, l'ultimo libro su uno dei miti della tradizione italiana. Cento anni di storia dell'Alfa Romeo che si intrecciano con le vicende politiche, economiche e sociali del nostro paese

di Marco Vitale

N. Vetture prodotte: 76.827 - Fatturato consolidato: 6,3 miliardi di euro - Utile consolidato prima delle imposte: 1 miliardo di euro - Successione storica degli utili prima delle imposte dall'esercizio 1997/98 all'esercizio chiuso a luglio 2004: 166, 357, 444, 592, 829, 933, 1.088 milioni di euro - Dipendenti: 10.000 dei quali 2.500 in ricerca e sviluppo - Prospettive per il 2004-2005: in aumento.
Sono queste le cifre dell'Alfa Romeo? No. Sono le cifre di Gruppo della Dr. Ing. H.c.F. Porsche AG di Stoccarda. Potevano essere le cifre dell'Alfa? Certamente. Che cosa lo ha impedito? Il management e la strategia. La Porsche che dieci anni fa, nel 1993-94, produceva 18.402 vetture con un fatturato di 1.2 miliardi di euro e una perdita di 74 milioni di euro, invece di correre dietro a vetture di massa ha puntato su: unicità ed eccellenza del prodotto; razionalizzazione delle vetture e delle relative piattaforme; strategia di nicchia a livello mondiale; prezzi elevati ma non proibitivi; forte ricerca e sviluppo. Invece di pensare solo al taglio dei costi ed a tagliare la ricerca e fare vetturette ha potenziato la ricerca enormemente e poiché il comunque limitato numero di vetture non è in grado di pagarla, vende la ricerca a terzi; oggi circa il 50% della ricerca Porsche viene fatturata a terzi. Potevano, dunque, essere le cifre e la strategia Alfa, ma non è andata così. Questo libro racconta perché è andata diversamente. È un libro i cui significati valgono oltre il caso Alfa ricollegandosi alla pericolosa dispersione di talenti industriali italiani. Per questo nel mio testo suggerisco anche un sottotitolo: una storia italiana. Perché la vicenda dell'Alfa è una tipica storia italiana e, quindi, soprattutto, una storia di cicale, di sperpero non solo di capitale quanto soprattutto di talenti, di professionalità, di tradizioni tecniche, di reputazione; una storia di opportunità mancate. Ma, rileggendolo, mi è affiorato alla mente un altro sottotitolo: un tentato omicidio. Perché questa è anche la storia di come da circa 30 anni un manipolo di manager incompetenti e servili, una banda di sindacalisti distruttivi, una intera categoria di politici irresponsabili hanno tentato di uccidere, distruggere e disperdere le ceneri dell'unico marchio globale dell'automobile italiana, insieme alla Ferrari (che peraltro e purtroppo nel 2004 perderà oltre 100 milioni di euro, avendone persi 55 nel primo semestre).
E proprio qui si annida la fiducia e la speranza. Un marchio e un'azienda (costituita dall'insieme dei suoi fattori, materiali e immateriali, dalla sua storia e dai suoi nuovi modelli, dai suoi concessionari e dai suoi clienti) capaci di sopravvivere a colpi inferti per tre decenni da un pessimo management, da un sindacato sciagurato, da politici deprimenti, da un processo di banalizzazione come quello imposto nei primi anni della cura Fiat, sono un marchio ed un'azienda ben più forti di quanto noi stessi pensassimo all'inizio della nostra indagine.

Intervento del Prof. Vitale alla presentazione del libro alla fiera "Più libri più liberi", Palazzo dei Congressi, Roma Eur. 11 Dicembre.
Vitale, Corbetta Mazzuca, "Il mito Alfa", Edizioni Egea, 2004, 22,00 euro (www.egeaonline.it)

 

Homepage

 

   
Num 46 Aprile 2005 | politicadomani.it