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Radio e televisione
Una legge lunga 19 mesi Come cambia il sistema radiotelevisivo con la legge Gasparri di Mauro Lodadio Il 29 aprile dello scorso anno il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge Gasparri che riordina il sistema radiotelevisivo con 142 sì, 91 no e 1 astenuto. Al suo sesto passaggio parlamentare, a 19 mesi dal suo varo, il disegno di legge Gasparri, terreno di scontro e di verifica di governo per la maggioranza, è diventata legge dello Stato. TETTI ANTITRUST E PUBBLICITA' (art. 15) - Fermo restando il divieto di posizioni dominanti nei singoli mercati, non si può superare il 20% dei ricavi complessivi del Sic (canone, pubblicità nazionale e locale, televendite, sponsorizzazioni, attività di diffusione realizzate al punto vendita tranne le azioni sui prezzi, convenzioni con soggetti pubblici, offerte tv a pagamento, abbonamenti e vendite di quotidiani e periodici inclusi libri e dischi in allegato, agenzie di stampa nazionali, editoria elettronica e annuaristica anche per il tramite di Internet, utilizzazione delle opere cinematografiche). Dalla torta del Sic, elemento centrale del messaggio di rinvio di Ciampi, sono stati eliminati libri e dischi (esclusi quelli allegati ai giornali), la produzione di cinema e fiction, la produzione degli spot, le pubbliche relazioni, il Fondo unico per lo spettacolo e sono state limate voci come Internet, arrivando così a 9 miliardi di euro di tagli rispetto alla formulazione originaria. L'attuale valore, secondo le stime del Sole 24 Ore, ammonterebbe a 26 miliardi di euro. DIGITALE (art. 25) - Dal primo gennaio 2004 la Rai deve coprire il 50% della popolazione con due blocchi di diffusione; entro il primo gennaio 2005 il 70% della popolazione. Questo per avvicinarsi alla scadenza della legge 66 del 2001, cioè il passaggio definitivo alla nuova tecnica di trasmissione entro il 31 dicembre 2006: fino ad allora le concessioni analogiche (compresa Retequattro) vengono prorogate. RAI (articoli 20 e 21) - La tv pubblica avrà un consiglio di amministrazione di nove membri, in carica per tre anni e rieleggibili una sola volta. Fino alla prima fase della privatizzazione (alienazione del 10% del capitale), sarà la Commissione di Vigilanza a nominare sette membri del Cda (con voto limitato ad uno, cioè 4 alla maggioranza e 3 all'opposizione), mentre gli altri due, tra cui il presidente, saranno invece scelti dal Ministero dell'Economia. La nomina del presidente diventa però efficace con il parere favorevole, a due terzi, della Vigilanza. A regime, i nove membri saranno nominati dall'assemblea dei soci. Il presidente sarà nominato dal Cda, fermo restando il parere favorevole, a due terzi, della Vigilanza. TV LOCALI - Ogni operatore può avere fino a tre concessioni o autorizzazioni in ogni bacino regionale, e fino a sei per regioni anche non limitrofe. Il limite quotidiano di affollamento pubblicitario sale dal 35% al 40% comprese le televendite.
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Num 46 Aprile 2005 | politicadomani.it
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