Pubblicato su Politica Domani Num 46 - Aprile 2005

Editoriale
Seminatore di speranza

di Maria Mezzina

É venuto da lontano. Ha saputo toccare il cuore di tutti. Ha cantato con i giovani. Ha mosso folle immense e ha dialogato con loro. Ha scritto, ha recitato, ha amato lo sport, l'arte e la musica. È stato dolcissimo con i bambini. Ha tuonato contro la mafia. Ha maledetto la guerra. Ha abbracciato e sorretto i santi. Ha demolito i muri. Ha reso trasparenti e sottili barriere che sembravano insormontabili.
Poi la sua persona si è curvata. È stato ammalato, vecchio. Mai stanco. La sua volontà indomabile è rimasta prigioniera di un corpo che non gli obbediva più. Il volto contratto dal dolore per non poter più parlare alle sue adorate folle.
È stato un grande Papa che ha saputo parlare al mondo di credenti e non credenti. Fino alla fine ha saputo parlare, con il suo dolore e quel filo di respiro.
Karol Wojtyla ha concentrato su di sé l'attenzione del mondo.
Ora la Chiesa deve andare da sola per la strada che Dio le ha indicato. Perché sotto l'ombra di un Papa così grande, la Chiesa ha forse dimenticato la sua grandezza. Una grandezza che le viene dalla scelta incondizionata per i più poveri, dalla sua vocazione a schierarsi per la verità e la giustizia, a difesa dei diritti dei più deboli.
Il Concilio Vaticano II, che un Papa amatissimo ha deciso e un altro grandissimo Papa ha portato avanti, ha saputo dire parole chiarissime ed ha tracciato limpido il cammino da seguire. Ma il Vaticano II non è concluso. Dei semi gettati alcuni stentano a fiorire e la messe è ancora lontana.
La lunga malattia del Papa, ha privato la Chiesa di una guida formidabile. La Chiesa ne è stata scossa profondamente. Le strutture intermedie, cardinali e vescovi, sono rimaste sole per troppo tempo. Ne ha risentito la base di questa immensa piramide: quelle folle che sono accorse in massa per acclamare il loro adorato Papa, e le altre, quelle lontane, silenziose, sofferenti.
Il Papa ha parlato con forza, a lungo e con insistenza alla Chiesa e al mondo. Le sue formidabili encicliche, le lettere, i messaggi sono come semi preziosi.
Ora c'è bisogno di una nuova discesa dello Spirito.
Il mondo è confuso. I cristiani sono divisi e confusi. La confusione e le divisioni non sono solo politiche, sono più profonde. Riguardano sfere importanti dell'etica e dei comportamenti personali e collettivi: l'accettazione e l'accoglienza del diverso. Il ripudio della violenza, qualsiasi violenza, fisica, verbale, psicologica. Il ripudio della guerra, qualsiasi guerra, "senza se e senza ma", come recitava lo slogan delle immense manifestazioni per la pace, rimaste inascoltate. La protezione della vita, qualsiasi vita, non solo quella nascente e quella ormai sulla soglia del passaggio supremo; la vita di tutti senza distinzioni, compresa quella di quei disperati in cerca di un'esistenza migliore che affollano i mari delle nostre coste. Il rispetto della dignità della persona umana, e quindi anche del piccolo, del misero, della donna, del bimbo, del malato, del carcerato. Perché tutti sono persone. La difesa della verità, anche quella che è scomoda, e della giustizia, che non può essere solo la giustizia dei potenti e deve essere uguale per tutti. La costruzione della democrazia, quella autentica, fondata sul pluralismo, sulla partecipazione, sulla conoscenza e sulla distribuzione equa delle ricchezze. La difesa delle risorse del pianeta. La difesa del lavoro e della sua dignità, perché il lavoro è il modo in cui l'uomo collabora all'opera creatrice di Dio e nel lavoro realizza se stesso in armonia con il creato.
La Chiesa ha bisogno di ritrovare la sua dimensione ecumenica - non solo nelle grandi occasioni o la domenica, durante il rito della Santa Messa -, perché sono Chiesa tutti i credenti, in ogni istante della loro vita, nella famiglia, nel lavoro, nel gioco, nei momenti delle decisioni e delle scelte.
C'è bisogno di una Chiesa forte, che sappia scegliere senza riserve il cammino che il Concilio ha indicato con chiarezza. Una Chiesa che "non abbia paura" delle sue scelte e sappia resistere a condizionamenti e a lusinghe. Una Chiesa che sappia guardare in alto e lontano. Solo così la Chiesa saprà far trionfare il messaggio di Cristo, l'unico che può salvare il mondo. Questa Chiesa è oggi racchiusa, quasi nascosta, in piccole nicchie: nelle missioni; nelle parrocchie di quartieri spesso sconvolti dal degrado e dalla violenza. E’ la Chiesa itinerante dei volontari, quelli che portano con sé come in uno scrigno e distribuiscono come un dono i valori eterni del cristianesimo. Questa Chiesa deve uscire fuori e rivelarsi al mondo con la stessa forza travolgente di questo suo ultimo indimenticabile Pastore.

 

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