Pubblicato su Politica Domani Num 45 - Marzo 2005

Cinema indipendente
Sideways
Il piccolo film diretto da un irriducibile Alexander Payne ha inaspettatamente macinato consensi di critica e pubblico: cinque nominations agli Oscar, tra cui l'ambitissimo "Miglior Film"

di Luca Di Giovanni

Scordiamoci per un attimo l'idea di cinema che Hollywood ci ha trasmesso negli anni. Quella di spettacolo magniloquente, di straordinario e costoso giocattolone che riempie gli occhi e la fantasia di milioni di spettatori (e i conti bancari degli esercenti); quella, insomma, di "Fabbrica dei sogni".
Torniamo ad un'idea più intima, personale di cinema. Più europea, come direbbero i critici che distinguono tra cinema alto e cinema basso.
Meno costosa, direi io da profano, convinto che si possano produrre opere d'arte anche lavorando a Hollywood con budget altissimi, come Martin Scorsese, Tim Burton e Michael Mann (per dirne tre…) continuano a dimostrarci negli anni. Dicevo: un'idea di cinema più intima.
Prendiamo un film come "Sideways - In viaggio con Jack", nelle sale in questi giorni. Due attori,un'automobile, le strade della California assolata, un tema: il viaggio. Niente di più semplice (e niente di nuovo, ovvio).
Niente di costoso. Un piccolo film indipendente, diretto da un irriducibile (e neanche più giovanissimo, a 44 anni) regista indipendente, Alexander Payne. Un piccolo caso questa stagione, visto che "Sideways" ha inaspettatamente macinato consensi di critica e pubblico, e guadagnato addirittura cinque nominations agli Oscar, tra cui l'ambitissimo "Miglior Film", accanto a colossi costati cifre incomparabili.
Sia ben chiaro, non è questo il caso di scomodare la parola "capolavoro", e "Sideways" è lungi dall'essere il miglior film della stagione (di "The Aviator" abbiamo già parlato, e "Million Dollar Baby" di Clint Eastwood è intenso e sconvolgente, una meraviglia difficile e necessaria, forse il punto più alto della sua lunga carriera).
Ma "Sideways" è un piccolo miracolo di freschezza, semplicità ed equilibrio, e merita di essere visto e amato.
Perché è un film sincero, scritto e diretto senza vezzi e compiacimenti da Payne. Perché è chiaro, semplice e immediato, lontano sia dai canoni commerciali di Hollywood che dal cerebralismo del cinema d'autore più autoreferenziale.
Vedendo "Sideways" si nota il gusto del regista di raccontare una storia, con l'affetto e la partecipazione che meritano i due protagonisti Miles e Jack, splendidi "losers" in piena crisi esistenziale di mezza età.
Il tocco è leggero, frizzante, dolceamaro come ci si aspetta da una commedia; i dialoghi sono brillanti (e non mancano i momenti di divertimento puro); i due attori sono misurati, credibili, semplicemente perfetti.
Il tema centrale, come detto in precedenza, è il viaggio, nella molteplicità di letture a cui si presta un tema così aperto. Il viaggio in automobile attraverso i vigneti della California dei due amici ad una settimana dal matrimonio di Jack, il più immaturo e donnaiolo dei due, rende solo in superficie "Sideways" un road-movie, seppur atipico.
In realtà è palese la metafora di un viaggio più importante, che porterà l'eterno depresso e insoddisfatto Miles (una magnifica versione quarantenne di Cirino) a fare i conti con sé stesso. Nell'ottimo finale, perfetto esempio di sobrietà e maturità registica, Miles riesce a trovare la forza di ricominciare a lottare per le cose che valgono (l'amore di una donna sopra ogni altra cosa).
Niente cambia, in effetti, nella vita dei due amici dopo una settimana di (dis)avventure etiliche e sentimentali; ma la speranza che fa capolino nella scena conclusiva dà compiutezza a tutta l'opera.
Anche la passione per il vino, descritta senza la goliardia e i luoghi comuni sul maledettismo che spesso rendono risapute le sbronze raccontate al cinema, diventa metafora per raccontare la voglia disperata di provare emozioni sincere e l'insopprimibile urgenza di comunicare dei personaggi.
La giovinezza è una categoria dello spirito, non un fatto anagrafico.
Un film generazionale, dunque, se si accetta l'idea che i quarantenni non sono altro che dei bambini con responsabilità da quarantenni.

 

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