Pubblicato su Politica Domani Num 45 - Marzo 2005

Fatti (e misfatti) parlamentari
Responsabilità sociale
Bocciata una legge che favorisce la partecipazione dei privati al non-profit

di Fabio Antonilli

Si trattava semplicemente di approvare 3 brevi articoli che avrebbero portato un grande rinnovamento per le associazioni non profit in Italia, ma è mancata la volontà politica di farlo.
È successo lo scorso dicembre, quando i parlamentari nel votare di gran fretta la nuova legge finanziaria, tra un maxi-taglio alla spesa pubblica e una riforma fiscale squilibrata, hanno bocciato il progetto di legge n. 3459, "Disposizione per l'incentivazione del finanziamento degli organismi non lucrativi". Esso avrebbe consentito alle persone fisiche o a enti soggetti all'imposta sul reddito delle persone giuridiche di dedurre dalla propria dichiarazione dei redditi le donazioni erogate in favore di associazioni e altre organizzazioni non lucrative fino ad un importo di 70.000 euro.
Le associazioni che operano nel settore, il giorno successivo, tramite i loro rappresentanti, dichiaravano all'unisono "È una pagina molto nera per il nostro Paese: non si è infatti tenuto conto della pressione di migliaia di associazioni che non solo rappresentano milioni di volontari e operatori ma che garantiscono migliori condizioni di vita per i cittadini. Questa poteva essere l'occasione concreta per l'attuazione del principio di sussidiarietà."
La decisione del Governo - approvata in Parlamento dalla maggioranza - va letta inevitabilmente in collegamento con la riforma fiscale: anziché creare sgravi fiscali per le aziende che investono in attività benefiche, si è preferito tagliare le imposte tout court senza vincolare l'attività di impresa ad alcuna forma di responsabilizzazione sociale.
Segno inequivocabile che il Governo non crede nella responsabilità sociale d'impresa e nell'importante ruolo che rivestono gli operatori del Terzo Settore che da sempre, nonostante le difficoltà, chiamando a raccolta tutte le forze del volontariato, sono impegnati nel sociale e in tutte quelle attività dove lo Stato non è più in grado di arrivare per mancanza di fondi e di competenze specifiche. L'approvazione della legge avrebbe consentito da una parte allo Stato di ridimensionare il suo intervento in un settore in cui sempre più si trova in difficoltà; dall'altra avrebbe incentivato la partecipazione dei privati gettando, così, le basi per quella responsabilità sociale a cui i ceti medio-alti italiani si sono sempre sottratti.
In Italia la principale fonte di entrata per le organizzazioni non profit è lo Stato: i contributi pubblici coprono il 37% dei costi del non profit mentre le donazioni, proprio perché soggette a tassazione, contribuiscono al finanziamento per appena il 4%.
Molto diversa è la situazione in altri Stati, soprattutto quelli di cultura anglosassone, dove il ruolo dei privati nel crescita e nello sviluppo del non profit è essenziale: basti ricordare che in Gran Bretagna il 90% delle risorse proviene dai privati.

 

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