Pubblicato su Politica Domani Num 45 - Marzo 2005

Scempi
Il muro di Ponte Lucano
Come si perpetra la distruzione del paesaggio con la scusa della difesa idro-geologica

di Alberto Foresi

Caduto il muro di Berlino, nuove muraglie infestano il nostro orizzonte. Palese esempio troviamo nei pressi di Tivoli, lungo la Statale Tiburtina, in località Ponte Lucano. Era questo uno dei siti archeologici e paesaggistici più caratteristici della campagna romana, più volte ritratto, per la suggestione del luogo, dai vari pittori ed incisori italiani e stranieri operanti nella Campagna romana tra il XVII e il XIX secolo. Posto lungo le rive dell'Aniene, vi si trova infatti il maestoso mausoleo dei Plautii, edificio sepolcrale romano dall'alto corpo cilindrico rivestito di blocchi di travertino proveniente dalle vicine cave, simile nell'aspetto e paragonabile per importanza al celebre sepolcro di Cecilia Metella posto sull'Appia Antica. Tra Medioevo e Rinascimento il mausoleo dei Plautii fu trasformato in torre, cinta da una pittoresca merlatura, posta a presidio del contiguo ponte a tre arcate, anch'esso di origine romana. Questo ponte, a differenza di quello moderno posto lungo l'attuale Statale Tiburtina, fu risparmiato, anche in virtù della sua importanza storica ed artistica, dalla distruzione nel corso del secondo conflitto mondiale, e, nonostante la sua vetusta età, ben resse al passaggio dei carri armati alleati in marcia verso l'Urbe. Completa l'area un edificio settecentesco, forse originariamente una locanda, posto proprio all'estremità del ponte. La zona, a causa della sua contiguità con il letto dell'Aniene, è sempre stata soggetta alle esondazioni del fiume, che, tuttavia, erano solitamente di modesta entità e non hanno arrecato particolare danno né agli uomini né alle cose. È da rimarcare il fatto che l'entità delle esondazioni ha subito un drastico incremento dopo i lavori di restauro cui è stato oggetto il ponte non molti anni or sono: con tali lavori è stata infatti sostituita la balaustra metallica posta ai margini laterali del ponte con due muretti che provocano, durante le piene, un effetto diga, impedendo alle acque del fiume di passare al di sopra del ponte. Le piene del fiume, inoltre, sono dei naturali eventi climatici e non delle situazioni di emergenza straordinaria. È pertanto lecito chiedersi per quale motivo, negli anni passati, è stata consentita la costruzione di ampi capannoni industriali e commerciali immediatamente a ridosso dell'Aniene. O perché non si è attuata una politica di salvaguardia del letto del fiume, curandone la pulizia ed impedendo eventuali scarichi illeciti di detriti, provenienti magari dalle vicine cave. Invece che porre in atto una seria iniziativa volta al ripristino ed alla manutenzione dell'alveo del fiume, i nostri governanti di vario livello gerarchico ed amministrativo - ma di unico livello quanto a buon senso - hanno optato per una ben più appariscente, orribile e costosa (otto miliardi delle vecchie lire) soluzione: la costruzione di un muro di contenimento. E così, poco tempo fa, sotto la direzione dell'ARDIS (Agenzia regionale per la difesa del suolo) sono cominciati i lavori per la realizzazione di un manufatto in grado di contenere le piene dell'Aniene: progetto che ha impegnato le menti di un architetto, quattro ingegneri e due geometri. Si tratta di un lungo muro che isola il Sepolcro e il terreno circostante dalla Provinciale Maremmana e dagli edifici contigui, impedendo all'acqua del fiume di raggiungerli. L'altezza del muro, prevista in due metri - e tale progetto fu approvato sia dalla Sovrintendenza sia dal Comune di Tivoli - è stata successivamente portata dagli esperti dell'ARDIS a ben tre metri, al termine di un ampio studio sulle previsioni di piena dei prossimi trecento anni. È paradossale vedere che un'opera così irrispettosa di qualsiasi valutazione di impatto ambientale, sia stata promossa proprio dall'Assessorato all'Ambiente della Regione. Ma, oltre alla deturpazione del paesaggio, naturale punto di arrivo di un degrado iniziato a partire dal secondo dopoguerra, il neo-eretto muro ha causato anche delle conseguenze non particolarmente piacevoli per gli abitanti del luogo e per la viabilità dell'importante snodo stradale, costantemente oberato dal traffico in entrata ed in uscita dalla via Tiburtina. Il muro, se da un lato blocca le piene del fiume, dall'altro impedisce infatti alle acque piovane che scorrono nelle strade in discesa che gravitano sull'area di riversarsi, come era sempre accaduto, nel fiume. In tal modo, invece che avere le esondazioni solo in caso di piene eccezionali dell'Aniene, l'area veniva a trovarsi allagata ad ogni temporale. Preso atto di ciò, a completamento del progetto originario, si è provveduto all'installazione di un'artistica idrovora che provvede a pompare le acque piovane al di là del muro, verso il fiume.
Di fronte a tale ardita opera dell'ingegno umano, non sono mancate ovviamente le proteste della cittadinanza presentate alla locale amministrazione comunale, alla Provincia di Roma e al Sottosegretario ai Beni Culturali On. Bono. Ad essi sono stati anche sottoposti dei progetti alternativi miranti all'eliminazione del problema senza porre in atto una soluzione tanto lesiva della dignità del luogo. Ad esempio ampliando l'area di golena sulla sponda destra dell'Aniene in corrispondenza del Mausoleo o creando zone di espansione per le piene a monte del ponte romano. Ciononostante il muro è stato costruito e i lavori di riassetto complessivo dell'area sono tuttora in corso. A lavori ultimati, forse, si prenderà atto della mostruosità del progetto e si provvederà all'abbattimento del muro, progettato per resistere a tre secoli di piene, con nuovo sperpero di denaro pubblico.

 

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