Pubblicato su Politica Domani Num 45 - Marzo 2005

Israele e Palestina
Medioriente: senz'acqua non c'è pace
La distribuzione delle acque e il controllo delle riserve in Israele e nei territori occupati sono uno dei maggiori ostacoli al processo di pacificazione fra Israele e Palestina. Gran parte dell' acqua viene dai monti dei territori occupati, dove scorrono l'alto Giordano e i suoi affluenti più ricchi. Il lago Tiberiade, dove termina il Giordano a nord e ne riesce a sud, è la grande riserva di acqua da cui attinge il National Water Carrier, il grande acquedotto israeliano costruito per portare acqua nelle case e nei campi dei cittadini di Israele

di Maria Mezzina

Bombardare le nubi con ioduro d'argento per provocare la pioggia; importare acqua dalla Turchia attraverso canali sottomarini o mediante enormi serbatoi di plastica galleggianti. Sono solo alcune delle trovate attuate e pensate da Israele per risolvere il problema dell'acqua1.
La disponibilità di acqua è strategica per l'esistenza di Israele: uno Stato di 20.770 km², tecnologicamente avanzato, con un'economia solida e una difesa fortissima, al centro di una delle regioni più aride del pianeta. I 6,2 milioni di ebrei, molti dei quali trasferitisi in Israele da ogni parte del mondo, hanno bisogno di acqua: circa 2.000 milioni di metri cubi all'anno (mmc/a) di cui 1.600 di acqua potabile. Circa 90 m³ a persona per uso domestico, quanto qualsiasi altro paese industrializzato, ma ben 5 volte il consumo delle altre nazioni confinanti (Giordania, Siria e Libano).
È il National Water Carrier (NWC) l'acquedotto nazionale israeliano a portare una buona parte dell'acqua necessaria (730 mmc/a di cui 450 per uso domestico e industriale), quasi un quinto della portata del lago Tiberiade (il lago Kinneret, in ebraico, ha un volume di 4.300 m³) e più dell'intera portata dell'alto Giordano, che riversa nel lago Tiberiade circa 650 mmc/a.
L'alto Giordano è alimentato dagli affluenti Dan e Hasbani (con una portata di circa 550/560 mmc/a) e il Banias. I primi due nascono in territorio libanese, l'ultimo viene dalla Siria. Prima di riversare le sue acque nel lago Tiberiade, l'alto Giordano scorre per tutta la sua lunghezza nei territori occupati sulle alture del Golan. Uscito dal lago, continua a scorrere verso sud segnando il confine fra la Palestina e la Siria, fino a sfociare nel Mar Morto.
Le riserve idriche, che dal Giordano e dal lago Tiberiade, attraverso il NWC, raggiungono le case e le industrie israeliane, sono poco più di un terzo del fabbisogno totale di acqua dello Stato di Israele. Il resto viene dalle falde acquifere montana e costiera. (rispettivamente 370 e 320 mmc/a) e da altre risorse (410 mmc/a: piccole falde, depositi naturali, acque di scarico domestico trattate, acque recuperate, acque desalinizzate).
Nella falda acquifera costiera vengono convogliate le acque provenienti dall'intera pianura costiera israeliana (1.800 km²): 320 mmc/a di acqua che è però fortemente inquinata. Lo sfruttamento eccessivo della falda ne ha abbassato il livello provocando infiltrazioni di acqua di mare. Inoltre la falda assorbe le acque di irrigazioni dei campi, provenienti da acque di scarico, e quelle dei pozzi neri. Una situazione che diventa particolarmente grave nella striscia di Gaza dove l'acqua che arriva è poca e inquinata.
È la falda acquifera montana, che ha origine sulle alture del Golan nella West Bank, quella che più contribuisce al fabbisogno israeliano2. La falda è divisa in tre zone: quella Occidentale, la parte più ricca e più pura, e quella Nord Occidentale, la più povera, sono condivise fra Israeliani e Palestinesi. La terza, quella Orientale è interamente in terra palestinese.
L'acqua contesa ammonta a 371 mmc/a di acqua dolce e 110 di acqua salmastra: oltre 480 mmc/a di acqua proveniente dai territori occupati è usata dagli Israeliani l'85% dei quali vive e svolge la propria attività nella zona costiera. Qui deve essere convogliata un'acqua che per l'80% si trova a Nord del paese.
Alla popolazione costiera vanno aggiunti i coloni degli insediamenti ebraici a Nord, a Sud nel deserto del Negev, nella zona paludosa di Hula, e ad Est nella valle del Giordano. È anche grazie a questi insediamenti che l'espansione delle terre agricole - e il conseguente bisogno di acqua per l'irrigazione - è passata dai 35.000 ettari nel 1948 ai 285.000 ettari nel 1990. Terre rese fertili grazie alle irrigazioni fatte con le acque ottenute dalla escavazione dei pozzi, il cui sfruttamento va ad impoverire ulteriormente le falde acquifere sottostanti.
La situazione è destinata a diventare presto insostenibile. Nel 2020, infatti, secondo le previsioni, la popolazione ebraica raggiungerà i 6,4 milioni e il fabbisogno di acqua dolce salirà a 2.800/2.900 mmc/a; mentre l'offerta idrica non supererà, a quella data, i 2.060 mmc/a, solo per Israele, esclusi quindi i territori occupati3.
Una previsione a dir poco catastrofica per il giovane - e potente - Stato ebraico, che ha attivato da tempo una serie di contromisure (quali quelle di cui si parlava all'inizio) e, soprattutto, ha spinto il governo ad una efficace politica di razionalizzazione del consumo dell'acqua: è stato possibile accrescere la quota destinata al consumo domestico diminuendo quella destinata all'irrigazione, grazie anche ad un'attenzione particolare agli sprechi e ai tipi di coltura4.
La creazione di uno Stato Palestinese sovrano e indipendente non potrà cancellare una situazione di fatto. D'altra parte è impensabile che una risorsa tanto preziosa come l'acqua, che appartiene per la quasi totalità ad uno Stato, possa essere liberamente ed arbitrariamente usata da un altro Stato. Inoltre, occorre qui ricordare che la legge idrica 5719, che è stata approvata in Israele nel 1959, assegna esclusivamente allo Stato la proprietà delle acque, anche di quelle che si trovano sopra e sotto le proprietà private. Questo complica ulteriormente il problema acqua nel caso della creazione di uno Stato Palestinese.
Quel piccolo inciso augurale, "ripresa delle consultazioni multilaterali su temi riguardanti le risorse d'acqua della regione", che si legge nella Road Map, ha l'aria di essere un enorme macigno sulla via per la pace.

 

1) I dati sono stati presi da: Sara Berardinelli "La guerra dell'acqua. Sulle rive del giordano", edizioni ECP, San Domenico in Fiesole (FI), 1997 e rielaborati per un aggiornamento confrontandoli con i dati del Ministero Israeliano delle Infrastrutture Nazionali settore acque (www.mni.gov.il)
2) 370 mmc/a secondo il Ministero delle Infrastrutture e 632 mmc/a, di cui 452 di acqua dolce e 180 di acqua salmastra, secondo Berardinelli.
3) I dati sono riportati nel volume della Berardinelli citato.
4) Per il 2020 il Ministero delle Infrastrutture prevede una popolazione di 8,6 milioni di abitanti, un fabbisogno di 2.680 mmc/a coperto pienamente dalle riserve previste disponibili.

 

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