Pubblicato su Politica Domani Num 45 - Marzo 2005

Epidemia di peste nel Congo

 

Non è ancora un'epidemia, ma potrebbe esserlo presto. Nella miniera di diamanti in Zobia, nel distretto di Bas Uele, Repubblica Democratica del Congo, dove lavorano 7.000 minatori, sono morte di peste polmonare almeno 67 persone. La denuncia è del 15 febbraio scorso e la fonte è l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il numero esatto delle vittime non è certo. La miniera aveva riaperto il 16 dicembre e il primo caso di peste si è verificato dopo soli quattro giorni.
La peste è diffusa in molti Paesi dell'Africa, nell'ex Unione Sovietica, nelle Americhe e in Asia. Nel 2003 si sono verificati 2118 casi in 9 Paesi e sono morte di peste 182 persone, quasi tutte in Africa.
Delle tre forme di peste conosciuta quella polmonare è la meno diffusa e la più virulenta.
La peste bubbonica è la più comune e viene trasmessa attraverso la puntura di una mosca infetta. Il bacillo della peste, lo Yersinia pestis, penetra nella pelle e viaggia attraverso il sistema linfatico fino al più vicino linfonodo, che si infiamma. Il batterio si moltiplica nel linfonodo dando origine ad un doloroso rigonfiamento, detto bubbone, che può riempirsi di pus come una ferita in stato avanzato di infezione.
La peste setticemica si ha quando l'infezione si diffonde direttamente nel sangue, senza che si manifesti alcun bubbone.
La forma polmonare di peste è conseguenza della diffusione dell'infezione in stato avanzato di una forma di peste inizialmente bubbonica. La peste polmonare si contagia principalmente per inalazione di microscopiche goccioline infette, e può trasmettersi da uomo a uomo senza l'intervento di mosche o di altri animali.
La peste si cura con gli antibiotici e le terapie di supporto. Una rapida diagnosi è essenziale per ridurre complicazioni e decessi. Se la malattia è stata diagnosticata con tempestività, con adeguati trattamenti è possibile curare quasi tutti i malati di peste.
Un team di Medici Senza Frontiere, Medair, OMS e il Ministro della Salute sono stati nella zona per rendersi conto della situazione. A questi, dal 19 febbraio, si è aggiunto un altro team di medici di varie specializzazioni. Guerra permettendo, sarà possibile intervenire e bloccare l’epidemia.

[input: OMS]

 

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