Pubblicato su Politica Domani Num 44 - Febbraio 2005

Il degrado del patrimonio artistico-ambientale nel Lazio
La villa di Nerone ad Anzio
Fra i ruderi di uno dei più importanti complessi archeologici del litorale laziale centro meridionale ha trovato riparo per sé e i suoi cani un barbone

di Alberto Foresi

La villa di Nerone di Anzio costituisce uno dei più importanti complessi archeologici del litorale laziale centro meridionale. Edificata per volontà dell'imperatore nel I secolo d.C. su una preesistente struttura di età repubblicana, si sviluppa su un'ampia superficie al termine della riviera di ponente della città di Anzio. In essa sono state trovate preziose testimonianze dell'arte romana imperiale, ora custodite nei più importanti musei italiani e stranieri, fra i quali ricordiamo la famosa scultura nota come "fanciulla di Anzio", ora al Museo Nazionale Romano di Roma. La posizione di parte della villa, posta a livello del mare immediatamente a ridosso della spiaggia, ha fatto sì che essa sia stata particolarmente esposta in primo luogo all'azione erosiva del mare, secondariamente ai possibili danni arrecati da turisti e bagnanti, nell'interesse della cui incolumità, minacciata da frane e cadute di laterizi, era altresì doveroso mettere in atto un impianto di recinzione tale da impedire l'accesso al sito.
Poco tempo fa, durante le vacanze natalizie, ho avuto il piacere di constatare che l'ormai vetusta, e di fatto inutile, dati i continui varchi, recinzione era stata sostituita da una nuova ed efficiente struttura, realizzata con colate di cemento sulla sabbia della spiaggia. Il giudizio estetico sull'impatto ambientale di tale opera, su come essa si integri mirabilmente con il paesaggio circostante, uno dei pochi ancora parzialmente risparmiato dal degrado che caratterizza buona parte del litorale della nostra regione, lo lasciamo al giudizio dei nostri lettori. Ciò che in questa sede più mi preme è il desiderio di proporre a qualche premio l'audace progettista di tale opera ardita. In più occasioni ho avuto il piacere di osservare lavori di restauro coordinati dalle nostre Soprintendenze compiuti con generosa profusione di colate di cemento che, come ben sappiamo, si fonde mirabilmente con i ruderi romani o medievali. Mai, fino ad ora, mi era tuttavia capitato di assistere al tentativo di erigere dei muretti di cemento sulla spiaggia. Come si vede dalle foto, l'erosione del mare e delle intemperie ha tolto tutta la sabbia su cui poggiava il muretto che regge la rete di recinzione. Tale muretto viene così a trovarsi sospeso a mezz'aria, grazie ai paletti conficcati nel terreno che fungono da fondamenta. L'effetto visivo di tale opera è quanto meno ridicolo; l'utilità pratica inesistente in quanto, ammesso che, a differenza dei resti romani, regga alle prossime mareggiate, chiunque può passarvi sotto, senza nemmeno troppa fatica. Tanto è vero che fra i ruderi ha trovato riparo per sé e i suoi cani, un barbone, che apre senza problemi la serratura del cancelletto posto lungo la spiaggia, al quale và tutta la mia simpatia, un po' per il singolare destino del monumento, nato come residenza imperiale e divenuto, 20 secoli dopo, dimora di un senza fissa dimora; un po' perché conscio che i possibili danni da lui arrecati al monumento saranno infinitamente minori di quelli compiuti dai sempre più creativi addetti ai lavori. A completare l'amenità del luogo, abbondanti cumuli di rifiuti, in parte portati dal mare, in parte gettati da cittadini e turisti poco educati, che abbelliscono i ruderi della villa e soprattutto i resti del porto neroniano ad essa adiacente.

 

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Num 44 Febbraio 2005 | politicadomani.it