Pubblicato su Politica Domani Num 44 - Febbraio 2005

Processo di pace
Timidi (e incerti) passi avanti
È nelle mani dei miliziani palestinesi la sicurezza lungo i confini della striscia di Gaza, e la ripresa del processo di pace. Intanto Condoleeza Rice si appresta ad incontrare i leader delle due parti per rilanciare la Road Map

di Roberto Palladino

No, non è ancora la ripresa del processo di pace. Non è ancora l'ora di festeggiare. In medioriente è ancora il momento dei razzi Qassam, sparati dai miliziani palestinesi dal confine della Striscia di Gaza contro gli insediamenti ebraici. È ancora l'ora delle armi, quelle dell'esercito israeliano che sparano e uccidono. Per ora l'unica parola che si può usare è "disgelo". ''Ritengo siano state create le condizioni per consentire a noi e ai palestinesi di realizzare uno storico progresso, che ci portera' verso la sicurezza e la pace''. Ha affermato recentemente Ariel Sharon, il Premier israeliano. Un inedito ottimismo il suo, dovuto perlopiù all'iniziativa del neo presidente palestinese Abu Mazen di schierare alcune migliaia di uomini al confine con Israele proprio per evitare il lancio di razzi contro gli insediamenti ebraici. Un equilibrio ad ogni modo ancora fragile. Uno stop al nuovo clima di maggiore distensione è stato infatti provocato recentemente dall'uccisione a Karni, in Israele, di sei civili per mano di un kamikaze palestinese. Una strage, rivendicata dai movimenti radicali palestinesi dei Martiri di Al Aqsa e Hamas, fin qui contrari ad ogni proposta di tregua con Israele. Ma proprio l'esplosione a Karni è diventata una sorta di prova generale per verificare se il nuovo clima tra israeliani e palestinesi fosse in grado di reggere anche a nuovi drammatici attentati. E così è stato. L'ANP ha proseguito nel suo piano di dispiegamento delle forze di polizia e di sicurezza nelle zone più calde dei territori, mentre Israele ha diminuito la pressione dalle zone palestinesi pattugliate. A suggellare il nuovo clima di distensione sarà l'atteso incontro tra Abu Mazen e Ariel Sharon che avverrà tra l'8 e il 13 febbraio e avrà l'obiettivo dichiarato di "compiere progressi tra le due parti, legato comunque al perdurare degli sforzi da parte dei palestinesi di prevenire attentati in Israele". È infatti la gestione della sicurezza nei territori palestinesi al confine con Israele, il primo nodo da sciogliere. Prima del vertice tra Sharon e Mazen, è previsto un incontro tra il Ministro della difesa israeliano Shaul Mofaz e l'ex capo del servizio di sicurezza preventiva palestinese Mohammed Dahalan. I due discuteranno un piano per il graduale trasferimento dall'esercito israeliano all'Autorità Palestinese della gestione della sicurezza nelle città della Cisgiordania. Inoltre, secondo indiscrezioni, Israele sarebbe pronto a scarcerare 900 detenuti palestinesi e a rinunciare alle esecuzione mirate di estremisti palestinesi. Impegni che fino a qualche mese fa, quando era ancora Yasser Arafat il punto di riferimento per la politica palestinese, nessun governo israeliano avrebbe mai voluto e potuto prendere. Ma dalla morte del Raìs lo scorso novembre ad oggi molto è cambiato. Israele ha un nuovo governo di solidarietà nazionale in cui sono confluiti per la seconda volta in pochi anni i laburisti di Shimon Peres. Il piano di ritiro unilaterale degli insediamenti ebraici a Gaza va avanti nonostante le pressioni e le proteste di migliaia di coloni. L'Autorità Nazionale Palestinese ha una nuova guida, Abu Mazen, dotata di una credibilità maggiore rispetto a Yasser Arafat sia agli occhi degli israeliani che a quelli del resto del mondo. Primi tra tutti gli Stati Uniti. Alle tante novità di questi ultimi mesi bisogna necessariamente aggiungere l'inizio del secondo mandato di George W. Bush e il cambio ai vertici del Dipartimento di Stato, ora guidato da Condoleeza Rice. La nuova lady di ferro della politica americana ha già annunciato un tour nei prossimi giorni in Medioriente, proprio per rilanciare la road map: il piano di pace per il Medioriente voluto da Onu, Unione Europea, Stati Uniti e Russia. Il segretario di stato dovrebbe visitare il 6 e il 7 febbraio i territori palestinesi ed Israele. "La sua visita, punta ad accelerare la ripresa del processo di pace" afferma il Ministro per i negoziati dell'ANP Saeb Erekat. L'ANP ha intanto incassato i complimenti dell'amministrazione statunitense sul piano di sicurezza nei territori palestinesi, mentre indiscrezioni giornalistiche confermano che la CIA, il servizio di intelligence americano, avrà un ruolo di coordinamento e supervisione nella sicurezza tra israeliani e palestinesi. Come tradizione nella storia della questione israelo-palestinese, sarà quindi, ancora una volta, l'azione americana ad essere determinante. Fu così con gli accordi di Camp David del 1978 sotto la presidenza di Jimmy Carter, e nella storica stretta di mano tra Arafat e Rabin nel '93 nei giardini della Casa Bianca. E adesso c'è già chi spera in una nuova serie di colloqui di pace su suolo americano. Nessuna illusione, comunque. Prima di poter scattare la foto di Sharon e Abu Mazen sorridenti davanti la Casa Bianca sarà necessario ancora molto tempo.

 

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Num 44 Febbraio 2005 | politicadomani.it