Pubblicato su Politica Domani Num 44 - Febbraio 2005

Cinema
"The Aviator" Un film tratto da una storia vera
Il film, interpretato dall'ottimo Leonardo Di Caprio, può essere considerato una summa dei temi e dei motivi ricorrenti del cinema di Scorsese

di Luca Di Giovanni

A Hollywood li chiamano Bio-Pic, che sta per Biographic Pictures.
Sono sempre andati di moda i film che si ispirano e raccontano la vita di personaggi realmente esistiti, che partono dalla realtà per spiegarla, interpretarla, manipolarla, spettacolarizzarla. Niente di originale, d'accordo, ma in realtà niente di più rischioso, perché raccontando una storia realmente esistita ci sono da aggirare trappole di cui la fantasia spesso non si preoccupa, come la retorica, la banalità, l'inverosimiglianza.
E come è facile intuire, più è grande l'uomo (e la storia) che si vogliono narrare più alto è il rischio di non rendergli giustizia: un esempio su tutti, la figura di Cristo, su cui sono stati fatti alcuni tra i film più brutti della storia del cinema, come il recente "The Passion" di Mel Gibson.
Sono appena uscito dal cinema dove ho visto "The Aviator", l'ultimo film di Martin Scorsese, che racconta la vita del magnate Howard Hughes.
Sono ancora troppo emozionato e impressionato dalla bellezza delle immagini e dalla sconvolgente potenza espressiva del film, che per tre ore mi ha riempito gli occhi, ed è presto per dare un giudizio distaccato, ma una cosa già ora mi sembra chiara: in confronto "Ray" e "Alexander", gli altri due film biografici che ho visto di recente, sono veramente poca cosa.
Esattamente come il film su Ray Charles e come quello su Alessandro Magno anche "The Aviator" si inscrive nella tradizione dei grandi kolossal hollywoodiani che da sempre spopolano al botteghino e fanno incetta di premi Oscar (ricordiamo "Patton generale d'acciaio", "Amadeus" su Mozart, "Gandhi", "Braveheart" su William Wallace, "Shakespeare in love", "A Beautiful Mind" su John Nash), ma ciò che lo rende un gran film è il coraggio anticonformista del suo autore. Scorsese, infatti, dopo una lunga prima parte di film, molto ben fatta ma piuttosto convenzionale, sceglie di concentrarsi, nella seconda metà, sull'aspetto della personalità di Howard Hughes che più lo affascina: il miliardario, eccentrico e geniale, era tormentato da manie e paranoie, ed era germofobico, ossessionato a tal punto dall'igiene da perdere il senno.
Non avendo la pretesa di essere esaustivo e di mostrare tutta la vita di Hughes, tanto che il film finisce di colpo, senza neanche un accenno agli ultimi anni di vita e alla morte del protagonista (un finale geniale, l'esatto contrario di ciò che ci si aspetta da un film di Hollywood…), Scorsese evita di cadere nell'errore che spesso segna in negativo film di questo genere, cioè il voler mettere troppa carne al fuoco, il voler raccontare tutto, con l'ovvia conseguenza di risultare approssimativi e superficiali.
Mentre i personaggi del pessimo "Alexander" sono delle macchiette senza spessore psicologico (davvero un brutto scivolone per Oliver Stone, che pure in passato aveva dimostrato, con "JFK" e "Nixon" di saper raccontare la Storia partendo dalla definizione psicologica di un carattere), e il Ray Charles magnificamente interpretato da Jamie Foxx paga il prezzo di una sceneggiatura mediocre, che non restituisce minimamente la grandezza e la complessità del personaggio, l'Howard Hughes impersonato dall'ottimo Leonardo Di Caprio è un personaggio a tutto tondo, un uomo che correva troppo veloce per i suoi tempi, un genio megalomane ed egocentrico, un visionario tormentato e paranoico, condannato all'infelicità e alla solitudine perché incosciente di essere il più grande nemico di sé stesso: insomma, un carattere Scorsesiano DOC!
"The Aviator" può essere considerato una summa dei temi e dei motivi ricorrenti del cinema di Scorsese, e giunge come la logica e coerente continuazione di un discorso che il regista italo-americano porta avanti da più di 30 anni.
Lungi dall'essere solo una spettacolare e retorica celebrazione di un grande individuo e delle sue imprese, è un dettagliato ed emozionante scavo psicologico nella mente di un (ennesimo) alter ego del regista : Scorsese è Howard Hughes!
Anche in un filone come quello del Bio-Pic, spesso associato a un'idea di cinema "civile", impegnato a far conoscere la storia con film belli anche perché utili (pensiamo al recente "Alla luce del sole" su Don Pino Puglisi, a "Il segreto di Vera Drake", a "I cento passi", a "Buongiorno, notte" , fino a tornare a "Il caso Mattei" e a "Salvatore Giuliano" di Francesco Rosi), artisti come Scorsese continueranno sempre a trovare il modo di inserirsi con dei film sorprendentemente intimi e personali. E del resto non mancano nella recente storia del cinema esempi di autori che, partendo da una biografia, hanno realizzato film intelligenti e originali come "Mare Dentro", "Alì", "Demoni e Dei", "Ed Wood", e a volte vere e proprie opere d'arte come "Bird" di Clint Eatwood e come "The Elephant Man" e "Una Storia Vera" del grande David Lynch.
E non dimentichiamo che è proprio dello stesso Martin Scorsese "Toro Scatenato", a mio avviso il più bel film mai realizzato partendo da una biografia: quel dolente, intenso, sconvolgente ritratto del pugile Jack La Motta, violento, paranoico, autodistruttivo, è stato in fondo la più bella e sincera confessione che il regista abbia mai fatto di sé.

 

Homepage

 

   
Num 44 Febbraio 2005 | politicadomani.it