Pubblicato su Politica Domani Num 44 - Febbraio 2005

Che il Mediterraneo sia… un mare di musica

di Fabio Antonilli

"Che il Mediterraneo sia" è il titolo dell'ultimo album di Eugenio Bennato. Il tono perentorio, che richiama a sé la forza onirica di questo mare, lascia grande spazio all'immaginazione. Quella di Bennato, e della sua multietnica band, porta a sperare "Che il Mediterraneo sia un mare di pace": questo è il nome del tour che lo ha portato ad esibirsi nell'Auditorium Parco della Musica di Roma (27 gennaio).
Nel 1969 ha fondato la Nuova Compagnia di Canto Popolare e poi, nel 1976, il gruppo Musicanova (membri erano, tra gli altri, anche Carlo d'Angiò e Teresa De Sio), i più attivi negli ultimi decenni nel panorama della musica popolare e più in particolare della tarantella. Danza rituale millenaria del sud Italia ("Tarantella di Sannicandro" e "Pizzica tarantata").
Questa volta, però, Eugenio Bennato (fratello del più noto Edoardo) ha compiuto un salto di qualità: ha evocato musiche e voci del Mediterraneo, fondendole con i ritmi e la spettacolarità della musica tradizionale napoletana che, attenzione, non ha niente a che fare con i "lamenti" post-moderni di Nino D'Angelo e Gigi D'Alessio.
Omaggio alla sua terra e alla sua gente è la canzone "Popolo di tammuriata" (la tammorra è il tamburo) una contaminazione ritmico-culturale tra la musica napoletana e quella africana. In "Frontiere antimusicali" c'è tutto il suo amore per i canti delle minoranze etniche: "… e non mi importa di sapere se viene dal paradiso o dall'inferno, si è na musica regolare o se non ha il permesso di soggiorno…". , per questa forza unificatrice: "e chesta musica e tutto o mundo, nun ce sta nord nun ce sta sud e le frontiere sono tutte eguali, completamente antimusicali".
Il suo impegno civile viene fuori con "Global ghetto". Bennato denuncia la ghettizzazione degli immigrati intorno alle stazioni e invita la gente a porre l'attenzione sulla loro musica e la loro cultura, e sulle radici comuni. Un coro di voci bianche si chiede "c'è il primo, c'è il secondo e il terzo mondo, come è possibile se il mondo è tondo?". Il richiamo sembra un omaggio al "Girotondo" di Fabrizio De André (qui un coro di bambini "dialoga" con la voce fuori campo dello stesso De André, che spiega ai bambini cos'è la guerra). L'opera di Bennato si avvicina per molti aspetti al De André di "Creuza de mä". Un album in genovese del 1984 in cui De André rievocava i suoni e i canti della sua terra. E li mescolava con le leggende e le cronache che hanno come sfondo proprio il Mediterraneo.
"Le radici del nostro sud - dice Bennato - ci portano direttamente alla favola di un Mediterraneo della pace e degli scambi; da ciò traiamo le energie per un percorso musicale che si possa contrapporre alla potente industria della musica di matrice anglosassone che invade le nostre onde sonore e la nostra vita".

 

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