Pubblicato su Politica Domani Num 44 - Febbraio 2005

Esame di midterm
Il Brasile di Lula
A metà mandato di Lula, il Presidente voluto dai poveri e sostenuto dalle comunità di base, un giudizio in chiaroscuro di Padre Alessio Moiola

di M.M.

Il ruolo delle comunità di base è stato determinante nel processo politico del Brasile in questi ultimi anni. Quali sono i rapporti fra Lula e le comunità di base?
La matrice di Lula è Paulo Freire, grandissimo pedagogo della "pedagogia degli oppressi", che ha marcato in maniera indelebile la storia stessa dei movimenti sociali, delle comunità di base, direi anche di alcuni partiti e della stessa "Teologia della liberazione". Lula è un frutto di questa pedagogia. Da ragazzo non era strettamente legato alle comunità di base. È diventato però un esponente delle comunità da quando è diventato un leader sindacale. Uomo dai profondi sentimenti religiosi, ha un legame a doppia mandata con molti Vescovi e sacerdoti. Il consigliere nazionale da lui più ascoltato è Frei Betto(1), che non ha mai avuto un ruolo nel governo, ma che gli è sempre stato accanto, il consigliere voluto.

La Chiesa e il Presidente. Quale è la posizione della Chiesa come istituzione nei confronti di Lula? Lo ha appoggiato? Continua ad appoggiarlo?
No, anzi. La Chiesa ha preso un po' le distanze da Lula. La Chiesa in Brasile ha oscillato fra un appoggio più o meno condizionato (mai incondizionato) e l'opposizione. In seguito alle delusioni avute con Josè Sarney e con Cardoso, la Chiesa cerca di mantenere una certa neutralità, senza coinvolgersi troppo direttamente, in modo da mantenere una certa libertà politica. C'è in questo, in parte, una neutralità di comodo. C'è anche però che la Chiesa brasiliana di oggi non è più la Chiesa di dieci anni fa. Molti Vescovi sono stati rimossi per età e al loro posto ne sono stati messi altri. Fa parte della prassi e della diplomazia della Chiesa cattolica, quando non ci sono le condizioni per vincere una battaglia o una posizione, dare tempo al tempo.
Nella questione della terra, però, la Chiesa ha sempre preso posizione. Anche i vescovi più timidi. Negli anni '80 fino ai primi anni '90, soprattutto nel Maranhão, ma anche nel Parà, nella Bahia, la situazione era così violenta, così grave, così indiscriminata, con l'eliminazione anche fisica dei contadini, che i Vescovi non potevano non intervenire. A metà degli anni '80 nel Maranhão, per esempio, l'episcopato riunito in assemblea ha formalmente scomunicato il Governatore di allora.

Le violenze contro i contadini hanno segnato la storia recente del Brasile. Quando e come è stato possibile fermare queste violenze?
Sotto il governo Cardoso sono successi alcuni fatti gravi come l'eccidio di 19 contadini senza terra (Sem Terra) a Eldorado de Carajas. Questo episodio ha avuto risonanza internazionale: ci sono state pressioni sul Governo Federale e degli Stati perché i responsabili fossero condannati. Le pressioni sono riuscite solo ad attenuare le violenze. In realtà le violenze continuano in altre forme e in altre situazioni. Sono diminuite, ma ancora continuano.

A due anni dalla sua elezione,c'è aria di delusione attorno a Lula. Come mai, dopo tante speranze, è stato fatto così poco?
Innanzi tutto bisogna dire che Lula è al governo, ma non ha il potere reale. Il potere reale è nelle mani dei grossi gruppi economici. In un paese come il Brasile occorre distinguere il potere politico, che è espressione della democrazia formale, dal potere reale, quello economico, con il quale si governa realmente il paese. A volte può accadere che i due coincidano. Io sono convinto che Fernando Henrique Cardoso aveva il potere politico e, in parte, anche il potere reale. Cardoso era un sociologo, un intellettuale. Per la politica che aveva fatto, il potere economico era in parte sotto il suo controllo. Per lo meno lo aveva alleato. Lula no. Lula governa il paese senza avere il potere reale. Diciamo che fino ad ora il potere reale non gli è stato ostile. Lo ha tenuto sulla corda ma non gli è stato frontalmente ostile. Però è chiaro che Lula non può fare più di tanto. La politica sociale di Lula, finora, è stata molto tiepida. Ma bisogna considerare le cause di questa sua tiepidezza. Lula è stretto fra la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, che gli promettono soldi in cambio però di una determinata politica (politica che ha portato alle recenti dimissioni di Frei Betto, Marina Silva e Carlos Lessa(2) [n.d.r.]). Prima e dopo la sua elezione Lula è stato oggetto di numerosi e violenti attacchi da parte delle forze conservatrici e di resistenze da parte del governo americano. Oggi è contestato per le sue omissioni da parte dei movimenti sociali più agguerriti che lo contestano.

Certamente Lula deve destreggiarsi fra interessi contrastanti sapendo che il potere reale, quello economico e internazionale non gli sono amici. Come potrà superare queste difficoltà?
Lula ha tentato di giocare un jolly tutto suo. Nell'ultima assemblea del WTO (l'Organizzazione Mondiale per il Commercio) Lula ha cercato di creare un asse alternativo a quello delle superpotenze. Un asse privilegiato con paesi come il Sud Africa, la Cina, l'India, un paese che ha la bomba atomica e che, lo si voglia o no, è una potenza economica. Una specie di coalizione dei paesi poveri.

Questa mossa di Lula non ha spaventato i paesi tradizionalmente più ricchi, Stati Uniti ed Europa?
Altro che se li ha spaventati, anche se non se ne parla. Il Brasile è l'esempio di quanto sia ipocrita la pretesa di liberalismo e di apertura dei mercati, vantati sia dagli USA che dall'Europa. Basta guardare i ricatti a cui è sottoposto il Brasile a proposito dell'acciaio. Il Brasile è il più grande produttore di acciaio delle Americhe e probabilmente del mondo, visto che in Europa non se ne produce più. Oppure i ricatti a proposito della produzione delle arance. Il Brasile è il maggior produttore ed esportatore di arance negli USA. Le arance del Brasile, sono importanti almeno quanto il latte nelle altre nazioni: i succhi di arancia sono infatti la bevanda più consumata negli Stati Uniti. E poi c'è il ricatto del debito estero che deve essere costantemente rinegoziato.

Quale giudizio, allora, su Lula fino a questo punto?
Non lo so. Forse è ancora troppo presto per dare un giudizio. Sostanzialmente Lula dal nostro punto di vista è criticabile perché non ha fatto quelle politiche sociali che ci aspettavamo. D'altra parte, far partire un governo di politiche sociali che immediatamente scatenano le reazioni dell'economia reale nazionale e internazionale, e cercare, nello stesso tempo, di ottenere finanziamenti internazionali è una grande sfida. Per la verità fin qui Lula ha cercato di amicarsi i mercati internazionali e i poteri forti dell'economia nazionale. Il problema è sapere se è stato un errore strategico oppure no. Il fatto è che Lula non ha molti spazi di manovra né internamente né internazionalmente. Certo è che, se vuole vincere le elezioni per un secondo mandato, dovrà dare un maggiore impulso ai programmi sociali per i quali era stato eletto.

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(1) Su Frei Betto si può leggere una scheda di approfondimento su Politica Domani n.43, Gennaio 2005.
(2) Marina Silva, Ministro dell'Ambiente, e Carlos Lussa, capo della Banca Nazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale (BNDES), erano stati nominati da Lula per dare un segnale forte della volontà di cambiamento politico-economico che lo avevano portato al governo.

 

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Num 44 Febbraio 2005 | politicadomani.it