Pubblicato su Politica Domani Num 43 - Gennaio 2005

Imprenditori italiani
La responsabilità sociale delle imprese
Il ruolo della classe dirigente borghese nel nostro Paese negli ultimi decenni e le prospettive per il futuro in un libro di Cacciari, De Rita e Bonomo

di Fabio Antonilli

Lo scorso ottobre è uscito un libro dal titolo "Che fine ha fatto la borghesia? Dialogo sulla nuova classe dirigente in Italia" composto da tre saggi scritti da Massimo Cacciari, Giuseppe De Rita e Aldo Bonomi. Si parte, nel libro, dall'analisi sul ruolo che la classe dirigente borghese ha avuto nel nostro Paese negli ultimi decenni, fino ad arrivare a chiedersi quali siano le prospettive per il futuro. Comune sentire dei tre autori è l'assenza, nella realtà italiana, di una classe dirigente, per così dire, "responsabile". De Rita, nella sua analisi, rompe ogni indugio e scrive: "diciamoci la verità, siamo tutti orfani dell'idea di una borghesia classe generale capace di dare senso all'evoluzione della società; capace di curare gli interessi collettivi del sistema, e non solo quelli categoriali e individuali; capace di portare avanti processi e meccanismi di innovazione economica e di mobilità sociale; capace di pensare il futuro senza rinserramenti nel presente".
Dunque siamo "orfani" di una classe dirigente che sappia realizzare quello che la nostra Costituzione - all'articolo 42 - definisce "funzione sociale della proprietà privata": principio sacrosanto la cui presenza, non solo formale ma anche nella realtà dei fatti, si avverte nelle borghesie capitaliste di tutto il mondo occidentale. Quello che si rimprovera alla nostra classe dirigente è di essere stata elitaria, chiusa in se stessa, sorda ad ogni possibilità riformistica, poco propensa sia alla mobilità sociale e che ad "una borghese responsabilità verso gli interessi collettivi". Da una classe dirigente matura e consapevole è, infatti, lecito attendersi una gestione in grado di generare profitti e al tempo stesso di contribuire alla realizzazione di obiettivi sociali e alla tutela dell'ambiente: premesse, queste, per la cosiddetta "pace sociale" che, oggettivamente, è da considerarsi uno degli elementi ideali per migliorare le prestazioni, e di conseguenza i profitti e la crescita.
Il tema della "responsabilità sociale delle imprese" è di grande attualità anche a livello europeo. Un "libro verde" è stato redatto dalla Commissione europea nel 2001, con lo scopo di lanciare un ampio dibattito sui modi nei quali l'UE potrebbe promuovere la responsabilità sociale delle imprese a livello sia europeo che internazionale. Alla Conferenza di Helsingoer di circa tre anni fa, il ministro del lavoro Roberto Maroni disse che il governo italiano si stava impegnando nel "promuovere la responsabilizzazione sociale dell'imprese a livello nazionale, in particolare rendendo consapevoli le imprese dei suoi benefici e sottolineando i potenziali risultati che si possono trarre da una costruttiva cooperazione tra istituzioni, business e altri settori della società. [...] Per ottenere questo risultato - aggiungeva il ministro leghista - possiamo utilizzare potenti strumenti tra i quali il dialogo con le parti sociali e la società civile". Il discorso del ministro, fatto durante il periodo della campagna sindacale contro la modifica dell'articolo 18 dello Statuto del Lavoratori, suonava più che mai propagandistico visto lo scarso impegno mostrato, poi, dal governo per riattivare il dialogo sociale.
Insomma se la classe dirigente deve essere "responsabile", perché ciò costituisce un investimento dal quale ci si può aspettare benefici sia per l'impresa che per tutta la società, anche la classe politica deve essere ugualmente "responsabile". Nel libro lo studioso Giuseppe De Rita conclude, infatti, dicendo che "problemi ed esigenze di carattere collettivo e pubblico (infrastrutturali, logistici, di reti e flussi immateriali, finanziari, ecc.)" potranno avere l'attenzione delle classi imprenditoriali ed essere realizzate "nel medio lungo periodo solo se saranno aiutate da scelte politiche coerenti".

Articolo 42 della Costituzione Italiana: "(..) La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti (..)"

Libri:
Aldo Bonomi, Massimo Cacciari, Giuseppe De Rita - Che fine ha fatto la borghesia? Dialogo sulla nuova classe dirigente in Italia, Einaudi, 2004 (13,00 euro)
Giorgio Soavi - Adriano Olivetti. Una sorpresa italiana, Rizzoli, 2001 (15,49 euro)
Luciano Gallino - L'impresa responsabile. Un'intervista su Adriano Olivetti, Edizioni di Comunità, 2001 (12,39 euro)
Adriano Olivetti - Città dell'uomo, Edizioni di Comunità, 2001 (19,63 euro)

 

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